CRAC PARMALAT

Bank of America, via alla confisca di 49 milioni di dollari per i tre ex manager condannati

Quasi diciannove anni dal naufragio di Parmalat. Tredici dalla richiesta di rinvio a giudizio. Dieci dalla prima udienza davanti al collegio giudicante. Che poi è cambiato, per problemi di incompatibilità di un magistrato, oltre ad altre vicissitudini. E i nuovi giudici - a dire il vero - hanno ingranato la marcia macinando udienze. Un'eternità da quando il colosso di Collecchio è esploso. Si è chiuso il processo Bank of America, l'ultimo dei filoni legati al più grande crac della storia europea. Un profondo rosso da 14 miliardi di euro a cui avrebbero contribuito anche le banche, compreso il colosso americano, perché sapevano che la multinazionale era ormai al collasso. Sette anni per Luca Sala, 6 e mezzo per Luis Alfonso Moncada e 6 per Antonio Luzi, ex dipendenti della sede milanese di Bofa: queste le condanne fioccate ieri mattina, ancora più pesanti rispetto alle richieste del pm Paola Dal Monte. Le varie accuse contestate sono state per tutti qualificate nell'unico reato di bancarotta fraudolenta impropria aggravata e messi in continuazione. Assolti, invece, Patrizia Medvedich (ex della sede di Milano), George Louis Sampanis (ex manager di BancAmerica Securities), David Chalk, Michael Lau e il legale inglese Nigel Anthony Wright (per questi ultimi tre anche la procura aveva chiesto l'assoluzione). A Sala, Luzi, Moncada, Medvedich e Wright era contestata anche l'usura, un reato però già dichiarato prescritto durante il dibattimento.

Anni di condanna, ma anche somme da capogiro per cui il tribunale ha disposto la confisca: oltre 45 milioni di dollari (o denaro di corrispondente valore) nei confronti di Sala, 3.132.240 dollari per Moncada e 936.800 per Luzi. In più, oltre al risarcimento danni che sarà stabilito in sede civile alle centinaia di parti costituite, i tre imputati, in solido con Bank of America (responsabile civile) dovranno versare una provvisionale immediatamente esecutiva pari al 3% dell'importo di ogni singola obbligazione o azione posseduta. «Ritengo infondate le ipotesi accusatorie - commenta Andrea Soliani, difensore di Sala, da tempo con casa in Brasile -. Aspetteremo le motivazioni, ma posso già dire che proporremo impugnazione perché sono convinto dell'insussistenza dei reati contestati». Nessun commento, per ora, da parte della difesa di Bank of America, che dovrà contribuire in solido ai risarcimenti.

Per l'accusa gli allora funzionari della sede milanese della grande banca a stille strisce conoscevano lo stato di salute (comatoso) di Parmalat, eppure - tra il 1996 e il 2003- la finanziarono per oltre 1 miliardo di dollari «procastinando l'emersione del dissesto e aumentandone l'indebitamento». Il tutto in accordo con i vertici di Parmalat e portando così al tracollo, oltre a Parmalat spa, anche Eurofood e Parmalat Finanziaria. Non così, invece, secondo i giudici, per quanto riguarda Parmalat Capital Finance Limited: Sala, Moncada, Luzi, Medvedich, Wright, Chalk e Lau sono stati assolti dai reati relativi a quella società «per difetto di condizione obiettiva».

Guadagni per la banca, ma soldi intascati anche dagli stessi funzionari: secondo la procura, infatti, Sala si sarebbe accaparrato 51,5 milioni di dollari che poi avrebbe redistribuito ad alcuni collaboratori, come Moncada e Luzi, oltre che agli ex manager delle banche svizzere Gkb e Mossak&Fonseca, Nino Giuralarocca e Andrea De Grandi, che patteggiarono nel 2012. I soldi del gigante di Collecchio. Finiti in mille rivoli.

Georgia Azzali