Lutto

Addio a Salvi, cavaliere dell'Oltretorrente

«De dla da l’acua» lo conoscevano tutti, poiché ci abitava da una vita. Ed era pure stimato e benvoluto per il suo carattere gentile e l’inconfondibile tratto da gentiluomo all’antica. Guglielmo Salvi, residente storico di via Imbriani, è venuto a mancare improvvisamente ieri a 93 anni. Non dimostrava certo la sua età, Guglielmo, con quel fisico atletico ed asciutto retaggio del tanto sport praticati da giovane. Bancario in pensione dell’ex Centro Comit, figlio di un bancario bolognese, anch’egli atleta per avere difeso i colori della Virtus Bologna, e di madre parmigiana del sasso, Guglielmo, entrò in banca giovanissimo e, dal 1954 al 1987, prestò servizio all’ufficio cassa della Comit di via Langhirano, facendosi apprezzare da superiori e colleghi, non solo per le capacità professionali, ma anche per la lealtà e la disponibilità sempre manifestata nei confronti di tutti.

Carattere aperto, solare, generoso, di una contagiosa simpatia, battuta in dialetto sempre pronta e sagace, eleganza curata del gentiluomo che si concede qualche sfizio casual, una mai sopita passionaccia per la bici, tifosissimo del Bologna, molto interessato alle nostre tradizioni e al nostro dialetto, fedelissimo lettore della Gazzetta (quando usciva di buon mattino, la prima cosa che faceva era recarsi in edicola ad acquistare la «Gazètta»), era pure un amante dei viaggi e della buona tavola. Al volante da oltre 60 anni, non causò o subì mai un incidente e, nella sua carriera di pioniere del volante, guidò tante auto: dalla mitica «Topolino», alle prime «Cinquecento», alle giovanili «Mini Minor».

Svelto come un pesce, spensieratezza di un adolescente, sempre sorridente, occhi vispi da monello, Guglielmo (molto stimato anche nell’ambiente del sindacato autonomo bancari Fabi di Parma, del quale era un iscritto storico), lo si incontrava spesso volteggiare nei borghi e nelle stradine del suo Oltretorrente a bordo dell’inseparabile bici sulla quale molte volte, alla faccia dell’età, saliva «alla bersagliera».

Innamorato dell'avita casa di Corcagnano, spesso amava recarsi fuori porta dove si immergeva nella natura coltivando l’orto e curando il giardino. Come un vero signore di campagna.

Lo.Sar.