Ancelotti secondo Roberto Perrone
Ora tutti stretti sul carro di Carlo
L’adozione di Carlo prosegue indefessa da sabato notte, ora di Parigi. Dopo lo scudetto del parmigiano Stefano Pioli, la Champions (numero 4, un record) del parmigiano acquisito Carlo Ancelotti. Evviva. Quanti ricordi. Si andava a seguire i suoi allenamenti dentro il carcere, si saliva a Felegara dove ci accolse, il giorno dopo il licenziamento dalla Juventus, con fette di crudo e scaglie di parmigiano. Lo sentiamo nostro, però senza le esagerazioni viste su media e social dopo la notte dorata del Real Madrid. Todos hermanos di Carlo. Noi italiani ci consoliamo così, adottando le persone più o meno a distanza e saltando sul carro del vincitore.
Strano posto questo, tutti fratelli di Ancelotti ma, un po’ per tifo ostinato e contrario un po’ perché amiamo sembrare i più fichi del bigoncio, disprezziamo la Conference League della Roma che, per il football nostrano, è più importante della Champions numero 14 delle meringhe. Sminuire il prossimo è lo sport nazionale. L’avesse vinta il Bordeaux, invece di precipitare nella Ligue 2, in Francia l'avrebbero festeggiata come la presa della Bastiglia. Una coppa europea è una coppa europea. Non è la Champions, vabbè, ma dà una sveglia. Brava Roma, chapeau. E poi, quelli col birignao, che hanno ottenuto dal 2010? Zero tituli, risponderebbe Mourinho l'unico in grado di vincere in Europa negli ultimi quindici anni.
Carlo Ancelotti, comunque, è meglio di noi, generazione di fenomeni: "Nessuno credeva che il Real Madrid potesse arrivare fino a qui. Nemmeno noi". Intorno, nel frattempo era un coro di "l'avevo capito", "l'avevo detto". La vittoria del Real si salda a quella del Milan di Pioli perché costruite dal basso, dalla squadra. Suggestivo dirlo di un club come questo, però è così: ha battuto Psg, Chelsea, Manchester City, Liverpool, tutte più forti. Lo ha fatto partita dopo partita, un passo alla volta. Carlo non spiega il calcio, lo gioca a modo suo. Mentre fiorisce lo "spiegazionismo", lui, sotto il sopracciglio ellittico, se la ride. Il calcio è una disciplina dannatamente semplice, un po' come la cucina. Negli ultimi anni abbiamo fatto diventare entrambi delle filosofie teoretiche, ma basta una confezione di spaghetti, una cipolla e un paio di pomodori per preparare il piatto più buono del mondo. Così nel calcio: basta un portiere che para, un gruppo dove lavorano tutti e uno che la mette dentro. Et voilà. Come si sta stretti sul carro.