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Chiara Candio: «Prima la salvezza e poi la laurea»
Da Marudo, nel lodigiano, a Cassino con una (meritata) salvezza in tasca. Tre partite nei tre giorni successivi con la selezione femminile di volley del Cus Parma impegnata ai Campionati nazionali universitari: la mattina in campo, il pomeriggio trascorso negli spazi esterni dell’hotel, quaderno degli appunti in mano, a ripassare la tesi di laurea, poi felicemente discussa a Parma. Rinunciando a una finale che è valsa un bronzo. Quindi la festa a casa, nella sua Ala, in Trentino, con la famiglia, gli amici e le compagne di squadra. Tutto in una settimana per Chiara Candio, capitana e schiacciatrice del Galaxy Inzani, dove nelle ultime due stagioni ha collezionato una promozione in B2 e la permanenza nella categoria.
Un totale di 1.500 chilometri percorsi in auto e in treno, col cuore che batte forte e l’adrenalina in circolo tipica di quando la posta in palio è alta.
Gli obiettivi sono stati raggiunti: calato il tris, Chiara può finalmente rifiatare. «E non mi sembra neanche vero» dice, mentre il sorriso che le illumina il volto mette in risalto ancor di più la dolcezza di questa ragazza. La laurea in Farmacia, il «trofeo» che la rende più orgogliosa. «Perché dietro ci sono anni di sacrifici, vissuti da studentessa fuori sede» spiega. «Sono stata fortunata: oltre al sostegno della mia famiglia, ho trovato sempre grande disponibilità fra i docenti. La mia relatrice di tesi, Lisa Elviri, mi ha permesso di andare a Cassino, nonostante mancassero cinque giorni alla laurea. Le prove generali della discussione le abbiamo fatte in video-chiamata. La ringrazio, insieme al dottorando Alessandro Zaccarelli che mi ha seguita fin dall’inizio».
Tre aggettivi per definire questa settimana.
«Stressante, è il primo che mi viene in mente. Poi esaltante, ovvio. Infine, indimenticabile».
Da dove partiamo? Scelga lei.
«Dall’inizio: la salvezza con il Galaxy Inzani conquistata a Marudo. Quel sabato mi sono svegliata presto: ho preparato la borsa per Cassino, dal momento che la partenza era prevista per l’indomani mattina».
Un flash di quel giorno?
«L’attesa, spasmodica. Giocavamo alla sera: le ore non passavano mai. A Marudo, l’impianto ribolliva: tensione, tifo incandescente, caldo soffocante. Loro dovevano recuperare lo 0-3 dell’andata: sapevamo che sarebbero scese in campo, sportivamente parlando, con il coltello tra i denti. Abbiamo vinto il primo set, perso il secondo e andate ancora sotto nel terzo. Da un mese a questa parte, era di fatto la prima volta che tornavamo a fare i conti con la paura».
Come l’avete superata?
«Il nostro coach, Morabito, ha chiamato il time out. Nessun concetto tattico: solo poche parole, ma dirette. Efficaci. Ci ha spronate a tirare fuori il carattere, instillando nelle nostre teste che eravamo le stesse giocatrici delle recenti quattro vittorie consecutive. È stata come una scossa: questa salvezza ce la siamo guadagnata con coraggio e temperamento, credendoci sempre. Peccato non aver potuto festeggiare: la gioia si è trasformata in vergogna per le scene cui abbiamo assistito, non ci sono giustificazioni. Una tristezza infinita».
Ritorno a casa tardi e sveglia presto, giusto?
«Proprio così. Sono andata a dormire che erano le 3 passate e la sveglia non l’ho neppure sentita. Ho realizzato solo quando Ludovica (Brandi, compagna di squadra al Galaxy e al Cus, ndr) ha telefonato per dirmi che era già sotto casa».
Che atmosfera ha respirato ai Cnu di Cassino?
«Per me era la prima volta: entusiasmo, grande partecipazione collettiva, una vera festa. In campo, poi, ci siamo divertite: tre vittorie ci hanno proiettate subito in zona medaglia. Solo che...».
Cosa?
«Solo che la semifinale era in programma al giovedì, quando invece io sarei dovuta tornare a Parma per la laurea prevista il giorno dopo. Insieme all’allenatore del Cus, Claudio Oddi, in piena notte, abbiamo acquistato un biglietto del treno che mi avrebbe riportata a Parma dopo la semifinale. Gli orari non erano proprio dei più comodi: diciamo che è stata una “pazza idea”, responsabilmente accantonata. Meglio così: pur partendo da Cassino con tutta calma, sono arrivata a Parma stravolta. Figuriamoci se avessi posticipato ulteriormente».
La discussione della tesi è andata bene, nonostante la fatica accumulata?
«Benissimo: ho avuto il punteggio massimo sia nella tesi che nell’esposizione. È stato emozionante e gratificante».
Il futuro cosa riserverà a Chiara Candio? So che lei allena nelle giovanili del Cus Parma...
«Non credo che il prossimo anno potrò mantenere l’impegno con le mie piccole. Restare a Parma mi piacerebbe: è la mia seconda casa, ormai. E qui ci sono anche rilevanti sbocchi occupazionali, nel mio settore. Una cosa è certa: da giocatrice, la pallavolo continuerà ancora ad essere una parte importante della mia vita».