Intervista a Giorgetti
«Parma merita più infrastrutture»
Da Roma a Parma passando, inevitabilmente, per Mosca e Kiev. Il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che è intervenuto lunedì all'assemblea dell'Unione parmense degli industriali, rispondendo alle domande della «Gazzetta» parla della situazione economica del Paese, dei riflessi della guerra, ma anche di questioni parmigiane: dalla necessità di potenziare le infrastrutture alle elezioni del 12 giugno e al candidato appoggiato dalla Lega Pietro Vignali.
Qual è lo stato di salute della nostra economia?
«È un momento molto delicato. Purtroppo la guerra in Ucraina, oltre a essere una tragedia sul piano umano, ha interrotto il processo di ripresa economica che avevamo avviato anche grazie al Pnrr dopo la pandemia. Invece ci troviamo ad affrontare gravi problemi provocati dalla doppia morsa dell’aumento dei costi energetici e dalla carenza delle materie prime a causa del rallentamento o dall’interruzione degli scambi commerciali con Russia e Ucraina. Stiamo scontando scelte compiute anni fa poco lungimiranti che hanno privilegiato una visione puramente finanziaria, ovvero i costi inferiori per approvvigionamenti di energia e materie prime, piuttosto che una strategia industriale. Questo ci ha portato a essere dipendenti in settori strategici come l’energia da altri paesi con le conseguenze che vediamo per famiglie e imprese. Il governo si sta muovendo, come si fa nelle situazioni d’emergenza, attraverso incentivi e fondi di ristoro. Ma sono misure eccezionali per tempi eccezionali per uscire dalla crisi con meno danni possibili. La ricostruzione ha bisogno di tempo e nuove strategie».
A che punto siamo con l’attuazione del Pnrr?
«Il Mise ha attivato investimenti pari a 17,5 miliardi corrispondenti al 98,2 % dei fondi assegnati dal Pnrr. Gli interventi del ministero si articolano in 4 direttrici strategiche: investimenti produttivi, investimenti di ricerca e di sviluppo e di innovazione, nuova imprenditorialità e venture capital, proprietà industriale. In generale rileviamo che c’è una grande attenzione nei confronti delle nostre misure perché le domande delle imprese sono pari o superiore ai fondi disponibili. Abbiamo però un’eccezione per gli investimenti nelle filiere dell’elettrico e delle rinnovabili. Qui abbiamo una debolezza nelle catene del valore nazionali ed europee che insieme alle incertezze degli ultimi mesi sta frenando gli investimenti privati. È chiaro che scelte affrettate sul piano della transizione ecologica possono creare ulteriori difficoltà, per questo è necessario riflettere sul posizionamento da tenere nei negoziati europei in primis sul regolamento automotive, parte del pacchetto Fit for 55».
Le città medie (come Parma) si lamentano della distribuzione dei fondi, perché le città metropolitane (come Bologna) li hanno praticamente razziati. Cosa ne pensa?
«Parma è una città “media” solo per le dimensioni, ma dal punto di vista imprenditoriale e culturale è una capitale. Nonostante questo, alcune decisioni prese evidentemente a livello di governo regionale l’hanno penalizzata, soprattutto a livello di infrastrutture. La Lega auspica un’inversione di tendenza perché investire sulle eccellenze, come Parma, aiuterebbe non solo questo territorio ma anche lo sviluppo dell’intero paese».
I costi dell’energia sono un problema enorme, per le imprese e per i cittadini. Lei ha recentemente parlato di «guerra dell’energia», paragonandola alla guerra “vera” e alla tragedia umanitaria che stiamo vivendo. Cosa può fare il governo?
«Oggi stiamo pagando scelte miopi fatte nel passato quando sono state privilegiate logiche puramente finanziarie nell’approvvigionamento energetico italiano. La scelta di trovare all’estero a prezzi più bassi possibili l’energia rinunciando completamente a strade alternative nazionali ha portato l’Italia a dipendere da paesi stranieri, per il gas soprattutto dalla Russia, senza preoccuparsi di avere una politica energetica strategica. Il governo italiano si sta muovendo su più fronti: misure economiche d’emergenza per calmierare i prezzi per famiglie e aziende, una strategia europea per un’azione comune sugli approvvigionamenti e un percorso di prospettiva alla ricerca di un’indipendenza energetica magari superando anche vecchi tabù come il nucleare».
Da domani sarà attivo il portale incentivi.gov.it, che si pone l’obiettivo di fornire informazioni utili agli imprenditori sugli interventi di sostegno. Come funzionerà?
«Il sito ha l’ambizione di rendere accessibili e comprensibili gli incentivi, compresi quelli previsti dal Pnrr, che il Mise mette a disposizione delle imprese e degli aspiranti imprenditori. Tutto in un clic e attraverso un percorso guidato molto semplice sarà possibile scoprire quali misure possono essere utilizzate in settori e luoghi diversi del Paese. Non credo che i bonus e gli incentivi possano far nascere imprenditori ma certamente possono sostenere delle buone idee. Manca, nel nostro paese, la cultura dell’imprenditorialità soprattutto tra i giovani. Invece dobbiamo trasmettere questo valore ai nostri figli. “Impresa è bello” non a caso è anche lo slogan che abbiamo scelto per pubblicizzare l’iniziativa».
Che futuro prevede per il governo Draghi? Durerà fino al termine naturale?
«Arriverà alla fine della legislatura per responsabilità. In certe situazioni il senso di scoramento pervade ma c'è anche senso di responsabilità in una situazione come questa e credo che Draghi si prenderà la croce e la porterà fino in fondo. L'ultimo anno di una legislatura è sempre complicato, questa volta sarà ancora più complicato. Ognuno si fa carico delle proprie responsabilità, poi ogni tanto qualcuno minaccia la crisi e poi? Io dico solo “meno male che Draghi c’è”».
Dagli imprenditori riuniti all’auditorium Paganini sono arrivate tante richieste, espresse con molta chiarezza: tra le più urgenti, taglio del cuneo fiscale e riforme incisive. Cosa risponde?
«Il taglio del cuneo fiscale, tra le altre, è una misura che sostengo, e non da oggi, con forza. Tutti gli anni, quando si fa la legge di bilancio, tutti vogliono fare il taglio del cuneo fiscale. Si parte così, poi alla fine non si fa. Il tema comunque rimane e rimarrà. In ogni caso cercare di dare più potere d’acquisto agli stipendi dei lavoratori limitando l’inflazione è la via da seguire».
La presidente uscente dell’Upi, Annalisa Sassi, ha sottolineato la straordinaria importanza delle infrastrutture per il nostro territorio. Cosa ne pensa?
«Parma ha un’altissima valenza strategica potenziale sia per le sue peculiarità di polo di eccellenze e di formazione, sia per la sua collocazione geografica, al centro della direttrice Tirreno Brennero. È un dato di fatto che da decenni sono mancati gli investimenti a livello nazionale e regionale per valorizzare questa valenza strategica che porterebbe benefici allo sviluppo economico di tutto il Paese. Ha quindi ragione il mondo produttivo a rivendicare questi potenziamenti infrastrutturali per ogni tipo di collegamento veloce con il resto d’Italia e l’Europa. Ha ragione anche chi nelle istituzioni pubbliche insiste per uno smarcamento da quelle decisioni prese in passato a livello centrale che hanno favorito altri territori».
A Parma il centrodestra si è diviso: un’occasione persa per battere l’alleanza Pd-Effetto Parma?
«La Lega ha fatto un passo indietro per il bene della città, rinunciando a proporre un proprio candidato. Non giudico le scelte degli altri ma temo che questa scelta rischi di penalizzare il cambiamento, almeno al primo turno. L’auspicio però è che al secondo turno tutto il centrodestra appoggi compatto Vignali e il progetto di chi vuole rilanciare e cambiare Parma».
Che impressione ha avuto dell’incontro con Vignali?
«È un uomo determinato, con la giusta voglia di rivincita e soprattutto un profondo conoscitore della città e dei suoi problemi».