Il nuovo allenatore crociato
Così Pecchia ha portato la Cremonese in serie A
Il giorno dopo l'ufficializzazione dell'arrivo al Parma di Fabio Pecchia con il contratto biennale firmato mercoledì a Collecchio, vale la pena riavvolgere il nastro del campionato dei grigiorossi per capire quali siano state le chiavi del successo. I lombardi infatti con il secondo posto hanno centrato la promozione diretta, un traguardo che il più blasonato e spendaccione Parma non ha neppure sfiorato.
Partiamo dall'età media in campo ogni partita: 26 anni, identica a quella del Parma, ma per strade diverse. In gialloblù diversi ''dinosauri'' ultratrentenni e, nel finale di stagione a giochi ormai disfatti, tanti Primavera. Nella Cremonese un bel gruppo di Under 21 azzurri e altri elementi di «mezza età», riservando al ruolo di centravanti i due matusa, Di Carmine (33 anni) e Ciofani (36) autori rispettivamente di 5 e 8 reti.
Numeri diversi
Pecchia ha utilizzato in stagione 28 giocatori, ben 10 meno del Parma: solo Pisa e Ternana con 27 ne hanno schierati meno. Di questi 28 solo cinque erano stranieri, mentre nel Parma si fa prima a contare gli italiani: nove.
E se il Parma ha centellinato al massimo i prestiti, preferendo la piena proprietà del cartellino, Braida e Giacchetta, consulente strategico e diesse della Cremonese, non si sono formalizzati e hanno avuto grandi benefici dai prestiti senza diritti di Zanimacchia, Fagioli e Rafia dalla Juve, Carnesecchi e Okoli dalla Cremonese, Gaetano dal Napoli, Meroni dal Sassuolo, Casasola a gennaio dal Frosinone.
A proposito, oltre al terzino italo argentino nel mercato invernale sono arrivato Politic dal Bolton e Gondo dalla Salernitana (a segno anche con il Parma).
Tatticamente
Veniamo agli aspetti tattici. Pecchia non ha mai derogato dalla linea a quattro in difesa. Non è un fanatico della costruzione dal basso, anche se di fronte ad avversari poco aggressivi non l'ha disdegnata. Resta il fatto che il portiere Carnesecchi ha un piede educato e potente da cui sono nate direttamente diverse azioni da gol.
I terzini, specie Valeri a sinistra, spingono molto e vanno in sovrapposizione. Per farci capire, fatte le debite proporzioni, diciamo che la Cremonese è la squadra che più ricorda il Milan di Pioli. Piedi buoni in mezzo al campo ma anche tante rotazioni e scambi di posizioni tra i tre trequartisti e i centrali di centrocampo. La palla che si muove rapida, l'aggressività a tratti anche molto alta.
Pecchia ha impiegato 32 volte lo stesso 4-2-3-1 di Pioli, 5 volte (anche al Tardini) il 4-3-3 e una, nella vittoriosa trasferta di Terni, il 4-4-2. Numeri che, alla luce dei tanti e diversi sviluppi nelle due fasi, vanno presi un po' alla leggera ma segnalano concetti precisi nella volontà di giocare possibilmente palla a terra, di sfruttare tagli dentro degli esterne e ricerca del fondo campo dei terzini.
Pecchia poi è stato magistrale nel gestire la rosa che come abbiamo visto non era così folta. Sia le sostituzioni che il turnover non hanno mai impoverito il rendimento in campo e i risultati sono arrivati.