Concerto evento

Ligabue come nessuno: a Reggio fa festa il rock

Pierangelo Pettenati

Finalmente. Finalmente, ieri sera Ligabue a Campovolo. Un evento atteso due anni, una grande festa per tutti. Per il pubblico, che finalmente (appunto) ha potuto riempire di nuovo gli spazi dei grandi concerti; per l'Rcf Arena, nuovo straordinario spazio per grandi eventi che mette Reggio Emilia e l'Emilia Romagna all'avanguardia mondiale nell'organizzazione dei concerti; e infine per Luciano Ligabue, che a casa sua, nel posto in cui ha celebrato i suoi record più prestigiosi, ha festeggiato 30 anni (ormai 32) di una carriera straordinaria.

Sono i numeri a testimoniare la grandezza dell'evento a partire dai 103.000 biglietti venduti, ai quali si sommano i circa 1000 metri del boulevard per accompagnare il pubblico fino alla meravigliosa arena divisa in 5 aree e con il 5% di pendenza per permettere una visione ottimale, i 77 metri di larghezza del palco, i 986 corpi illuminanti, le 10 torri delay per portare un suono perfetto in ogni angolo dell'arena (e probabilmente di mezza città).

Poi, però, a un certo punto non è più questione di numeri e di ricorrenze. E alle 21 in punto, quando il sole era appena tramontato dietro la collinetta, dopo che lo storico manager Claudio Maioli ha innalzato la bandiera della pace, con la prima delle tre band della serata (Fede Poggipollini alla chitarra e Niccolò Bossini alla chitarra, Max Cottafavi alla chitarra, Luciano Luisi alle tastiere, Ivano Zanotti alla batteria, Davide Pezzin al basso), per Luciano Ligabue è finalmente è definitivamente arrivato il momento di cantare «Non cambierei questa vita con nessun'altra». Un manifesto e un benvenuto per tutti. «Dopo due anni era ora - ha detto - e ora facciamo saltare il tappo». E poi, per celebrare questa lunga storia che ricomincia, un tuffo nel passato con «Balliamo sul mondo». Dopo le tante prove per recuperare il feeling giusto, la band è carica e suona compatta con tutta la voglia di sfogare i due anni di lontananza dal palco.

Erano attesi tanti ospiti, la prima è stata Loredana Bertè con la quale ha cantato «Ho smesso di tacere», scritta per lei per parlare della violenza sulle donne. Dopo «Marlon Brando è sempre lui», cambio di set e spazio ai ClanDestino, la sua prima band (con Max Cottafavi alla chitarra, Giò Marani alle tastiere e Gianfranco Fornaciari alle tastiere, Gigi Cavalli Cocchi alla batteria, Mirco Consolini al basso). È la band di «Bar Mario» e «Non è tempo per noi». E insieme a loro, Ligabue ha duettato con Eugenio Finardi per «Musica ribelle». È la band della nostalgia, del ricordo di Luciano Ghezzi (bassista, scomparso poco tempo fa) e delle emozioni di «Ho messo via», «Piccola stella senza cielo» e «A che ora è la fine del mondo».

Sul palco si alternano musicisti e ospiti e c'è spazio per i giovani come Gazzelle (per «L'amore conta») e per la storia, vale a dire Francesco De Gregori in duetto con «Buonanotte all'Italia»), prima di passare alla Banda, composta da Fede Poggipollini alla chitarra, Mel Previte alla chitarra, Luciano Luisi alle tastiere, Robby Pellati alla batteria e Antonio Righetti al basso. Con Mauro Pagani Liga canta in acustico «Il mio nome è mai più»: doveva esserci anche Piero Pelù, assente giustificato a causa di una caduta sul palco a Milano. A prendere il suo posto, oltre a Capitan Fede anche Max Cottafavi.

L'anno scorso ha pubblicato la raccolta dei suoi 77 singoli; sarebbero stati troppi per una singola sera, ma le canzoni di successo scritte in questi 30 (+2) anni sono davvero tante e il concerto scorre come un greatest hits, nel quale ha trova spazio anche Elisa con «A modo tuo», suonato a tutto volume e con tante chitarre elettriche. Come una volta, insomma, ma questo è un passato che ha un futuro perché i sogni non finiscono mai, soprattutto se sono «Sogni di rock'n'roll».