GRANDE FOTOGRAFO

Giovanni Amoretti, Parma dice addio al suo cantore

Katia Golini

La macchina fotografica se l'è tenuta accanto fino all'ultimo momento: era un pezzo di sé. Gli piaceva definirsi «fotografo condotto», come i medici di una volta che andavano di casa in casa, che conoscevano e curavano tutti con egual impegno. Lo storico dell'arte Arturo Carlo Quintavalle, con cui ha lavorato a lungo, invece lo definiva «il fotografo intelligente», per la sua capacità di calare i particolari nel contesto e di cogliere l'attimo con sensibilità, maestria e gusto. Se n'è andato ieri mattina Giovanni Amoretti, classe 1934, ultimo esponente della famiglia di fotografi che hanno raccontato la storia del Novecento parmigiano.

Figlio di Armando, autore del famoso reportage sulla Barricate del '22, fratello minore di Mario, scomparso giovane nel 1967, Giovanni inizia a lavorare non ancora ventenne nello studio di famiglia, fondato nel 1930 dal padre.

Nella sua lunga carriera, lunga quasi cinquant'anni, ha ritratto tutto e tutti: le persone comuni, nei giorni da commemorare come matrimoni o comunioni e cresime, e le autorità; ha ripreso le manifestazioni e gli eventi storici; ha raccontato i monumenti e gli angoli nascosti di Parma, la città che ha sempre portato nel cuore, e del mondo.

Ha collaborato con case editrici, tra le più importanti Electa, Utet, Mup e Franco Maria Ricci, riviste professionali, archivi, studi pubblicitari, e con istituzioni, pubbliche e private. Restano nella memoria i volumi di pregio realizzati per gli istituti bancari (dalla Cassa di Risparmio alla Banca del Monte) e i cataloghi di mostre d'arte in occasione delle mostre promosse dall'Istituto di Storia dell'arte dell'Università e dallo Csac (il professor Quintavalle lo voleva al suo fianco). Ancora oggi resta emblematico il lavoro realizzato tra fine anni Sessanta e primi Settanta sulla Cattedrale e i suoi gruppi scultorei.

Interessato ad ogni espressione vitale, salta con disinvoltura dalla cultura allo sport: diventa anche fotografo ufficiale del Parma calcio e del Rugby Parma.

Onnivoro, instancabile e soprattutto curioso di ogni mondo si dedica anche alla fotografia industriale (lavora per Barilla, Chiesi farmaceutici, Manzini, solo per citare alcune delle tante aziende che lo hanno coinvolto) e instaura rapporti spesso anche di amicizia con architetti, tra cui grandi nomi come Ponti, Nervi Lusignoli e Canali, e con artisti. Il rapporto con Cascella, per esempio, va ben oltre lo scambio professionale. Oltre alle opere del famoso scultore, Amoretti racconta con le immagini le numerose gite fuori porta insieme: piene di interesse storico e sociologico le fotografie scattate durante le uscite in Lunigiana.

Da uomo perennemente smanioso di conoscere, diventa anche fotografo di lidi lontani. E' proprio all'amore per i viaggi che è stata dedicata la mostra - con catalogo - «Appunti di viaggio di un fotografo condotto», a cura, tra gli altri, di Andrea Tinterri - pronipote e responsabile dell'Archivio Amoretti -, a Palazzo Giordani nel 2012. Un «viaggio nei viaggi» della vita, dalla Cina al Nepal, dalla Grecia agli Stati Uniti tra gli anni Settanta e Novanta. Nella copertina del catalogo uno scatto significativo: un autoritratto, con macchina fotografica appiccicata all'occhio, riflesso in una vetrina di New York.

Il suo sguardo penetrante, le sopracciglia folte e quel baffo inconfondibile resteranno sempre nella storia di Parma che, alla stregua di scrittori, registi e artisti, Giovanni Amoretti ha contribuito a raccontare e rendere famosa ben oltre i confini locali.