VIABILITÀ IN TILT

Massari: «Troppo traffico, servono la via Emilia Bis e la quarta corsia in A1»

Andrea Massari

Come si dice dalle nostre parti, «il troppo stroppia». Significa che la misura è colma, la pazienza se n'è andata da quel dì e bisognerà pure iniziare a ragionare seriamente.

Di cosa parlo e, soprattutto, perché parlo?

Sto scrivendo questi appunti mentre siamo bloccati in coda a Ponte Taro. Ore per percorrere una manciata di km.

Parlo da cittadino che, come tanti altri, per lavoro è costretto ad usare l’automobile e parlo sapendo che da 48 ore la principale autostrada italiana che collega Milano a Bologna è collassata per una continua serie di incidenti, gestiti scaricando il traffico sulle strade ordinarie e sulle tangenziali. Con il risultato di una completa paralisi da Fidenza a Parma o da Fidenza a Piacenza e di tutto quello che sta in mezzo. Nulla cambia, ad ogni incidente, il film si ripete, come se fossimo nel remake de «Il giorno della marmotta».

Significa il caos per imprese, famiglie, studenti e comunque per tutti coloro che hanno bisogno di spostarsi. Ore di coda, consegne, lezioni e appuntamenti saltati e due certezze: l’auto per moltissimi è una necessità, non un optional. Mettersi in auto ogni giorno sperando di arrivare in orario equivale ad un terno al lotto.

Sì, lo so. Gli incidenti sono imprevedibili, sempre diversi. Gli incidenti ci sono e ci saranno ma proprio per questo credo che debba cambiare il modo di lavorare di Autostrade per l’Italia che, a dispetto del nome, vorrei più applicata per l'Italia e per gli italiani che garantiscono il pagamento del pedaggio e introiti sicuri.

Proviamo a fare un ragionamento globale:

Punto numero 1. Un conto è il grande problema (ad esempio se si ribalta o si incendia un mezzo pesante), ma davvero pensiamo che sia possibile inchiodare il Nord Italia per un tamponamento tra auto? La materia è complessa, di mezzo c’è la tutela del lavoro della Polizia stradale che ha tempi e procedure, ma, se ci sedessimo al tavolo dal Ministero in giù, forse scopriremmo che possono essere scritte regole di intervento più efficaci senza penalizzare il lavoro delle Autorità e spaccare il Paese in due.

Punto numero 2. I controlli. Dove sono? Chi usa spesso l’autostrada sa che sembra di entrare nel far west. Accade di tutto. Gente col telefono all’orecchio per chilometri a tutta velocità, gente che si insegue, fari spenti anche la notte, camion che fanno il super G tra una corsia e l’altra, limiti di velocità spernacchiati fino al prossimo tutor. Gente che rallenta per guardare i resti di un incidente e fa accumulare code enormi. Anche qui il discorso sarebbe lungo, di sicuro c’è il problema degli organici di Polizia al lumicino ma il dossier andrebbe aperto.

Punto numero 3. Autostrade per l’Italia quando chiude, o quando programma lavori di manutenzione nei periodi degli esodi, lascia i Comuni a sbrigarsela. Si può definire moderno un Paese in cui c’è chi guadagna gestendo un servizio ma scarica sui contribuenti il conto delle spese da pagare? I Sindaci non ricevono una telefonata quando tutto si ferma, guardano Google Maps e scoprono che devono inviare pattuglie di Polizia locale a gestire il traffico sulla viabilità ordinaria, lo Stato deve schierare Carabinieri e Polizia in mezzo alle code con centinaia di ore e un sacco di personale sottratto ad altre attività. Credo sia giusto ristorare ciò che viene speso per questi servizi. Altrimenti, non resta che osservare come nel 2022, sulla punta di diamante della rete autostradale italiana, abbiamo un approccio occasionale che forse, dico forse, andava bene per l’Italia che partiva per le vacanze sulla Bianchina.

Punto numero 4, il più rilevante. Diciamola in francese provenzale: servono le grandi opere. La rete autostradale così non funziona. So bene che qualcuno mi bollerà come cementificatore che ha una visione miope del futuro ma non credo che ci sia futuro nell’affidare il destino del traffico alla millenaria via Emilia.

Se, anche per incanto, avessimo domattina tutti i veicoli elettrici o ad idrogeno, se anche rivoluzionassimo il mercato dell’auto spingendo al massimo su car sharing, noleggi temporanei e telelavoro. Se anche avessimo tutto questo, lo stesso milioni di persone avrebbero la necessità di usare l’auto e tantissime imprese quella di movimentare le loro merci su gomma e nessuno vuole rinunciare alla qualità e al benessere dei movimenti moderni di merci e persone. È una questione di numeri e i numeri non mentono.

Allora, dopo oltre 20 anni di attesa, infinite promesse e convegni sul nulla, il momento è ora o mai più: via Emilia Bis e quarta corsia autostradale da Modena a Milano. Credo sia un passo avanti enorme il fatto che la Regione abbia posto la via Emilia Bis in priorità uno e che ora resti davvero l’ultimo miglio, quello della firma dell’accordo di programma con Anas.

C’è un tema ambientale, lo capisco. Ma possiamo affrontarlo uscendo dallo schema cavernicoli vs custodi del pianeta? Possiamo parlare serenamente di mitigazioni, compensazioni, interconnessioni funzionanti con la rete ferroviaria?

La Provincia di Parma c’è per accogliere tutti gli argomenti ed è pronta a funzionare come luogo di confronto e di sintesi, nel quale spiegare con efficacia e serenità che opere da cantierare o completare come Pedemontana, Cispadana, via Emilia Bis e Ti.Bre sono essenziali e non deliri di onnipotenza. Apriamola davvero e fino in fondo questa discussione, senza tifoserie.

Infine, un appello: se invece di studiare come abbattere il Governo ci si dedicasse (tutti) a impiegare questa stagione irripetibile di finanziamenti europei per dare un futuro al Paese credo che sarebbe il modo migliore di far crescere l’Italia. Quando questo Paese imparerà a pensare un’opera decisiva e a realizzarla in tempi certi, quel giorno potremo dire di avere svoltato e di aver compiuto la rivoluzione della serietà.

Andrea Massari
Sindaco di Fidenza e presidente della Provincia