A Gaione

I vicini di casa: «Vitalie ucciso dalla sua generosità»

Michele Ceparano

«È stato ucciso dalla sua generosità. Non ci ha pensato un attimo a difendere quella donna». Non c'è molta voglia di parlare nel condominio di via Montanara a Gaione, dove Vitalie Sofroni, il corriere moldavo di quasi quarant'anni, ha abitato per tanti anni e dove ha lasciato un bellissimo ricordo che ora rende ancora più pesante la sua mancanza. Qualcuno, però, come uno che abita lì e che lo conosceva bene, alla fine accetta di dire qualcosa, a patto di restare anonimo. In effetti, sono le parole che contano più dell'identità di chi le pronuncia. Anche lui - come immediatamente dopo il delitto e il giorno successivo, i famigliari e gli amici dell'uomo a cui una coltellata nel vicino parcheggio ha cancellato tutti i sogni - racconta di una persona «altruista e sensibile, pronto ad aiutare tutti». Anche quello che ora è in carcere accusato di essere il suo assassino. «Sì, lo aveva aiutato - conferma il condomino - e adesso stava aiutando la sua compagna e la sua bambina. Vitalie, infatti, era così. Non diceva di no a nessuno, anche qui nel condominio si faceva in quattro per tutti». Esperto di motori e con il «pollice verde» non c'era, infatti, nessun lavoro che lo potesse prendere «in contropiede». Anche perché a lui, camionista poi divenuto corriere e dipendente nella ditta del fratello maggiore, lavorare piaceva tantissimo. Anche il collega di lavoro accusato di averlo ucciso era conosciuto nel condominio, dove sarebbe stato visto in diverse occasioni. «Probabilmente per questo quella sera forse è riuscito a entrare - continua -. Chissà, forse qualcuno, senza volere, gli ha aperto».

Il livello di attenzione al benché minimo movimento sospetto, nella zona di Gaione, dove non a caso c'è un consiglio dei cittadini volontari (il Ccv) molto attivo, è sempre alto. E anche il condominio in cui viveva Vitalie non fa eccezione. Una vicina, infatti, essendosi accorta che stava succedendo qualcosa di brutto, ha avvertito il quarantenne, che in quel momento non era in casa. «E qualcuno mi ha riferito - aggiunge il condomino - di aver visto l'uomo che ora è accusato dell'omicidio che trascinava via la compagna e la figlia». Fino a quel maledetto parcheggio dov'è scattato l'accoltellamento fatale.

Girando per Gaione, il giorno dopo il delitto, e chiedendo di Vitalie, l'aggettivo ricorrente è sempre lo stesso: generoso.

Lo ricorda così la gentilissima signora che gestisce il bar lungo la trafficatissima strada Montanara. «È stato un colpo tremendo - spiega mentre rigira tra le mani la Gazzetta di Parma -. Qui si fermava e lo conoscevamo. Sempre gentile e corretto con tutti. Ci mancherà».

Nella frazione alle porte di Parma tutti hanno un ricordo nitido della sera precedente. «Stavo passando in moto lungo strada Fontanini - racconta un uomo che, al tavolo del bar, sta sorseggiando un aperitivo con un amico -. Ho visto tante luci lampeggianti. Ho pensato che fosse accaduto qualcosa di brutto. Arrivato a casa mia moglie mi ha detto: “Ma lo sai che hanno accoltellato un uomo?”. È stato terribile». Un altro cliente legge la Gazzetta e non si capacita: «Ma si può morire così - chiede e si chiede -?. E poi, perché quell'uomo che è stato arrestato era in giro con un coltello?». Se la prima domanda esula dall'umana comprensione, alla seconda stanno cercando di dare una risposta gli inquirenti.