omicidio di gaione

Il fratello del 40enne ucciso: «Assunsi io Constantin: mi sembrò tranquillo, timido». Ieri i 18 anni della figlia di Vitalie

Michele Ceparano

Un lavoro a Constantin Gorgan, l'uomo arrestato con l'accusa di aver ucciso, martedì sera in un parcheggio di Gaione, suo fratello Vitalie, l'aveva dato proprio Mihail Sofroni. Imprenditore nel settore dei trasporti, il fratello maggiore del moldavo assassinato lo aveva assunto qualche tempo fa nella sua ditta. «Mi serviva un camionista - racconta facendosi forza per provare a dominare l'immenso dolore che lui e la sua famiglia stanno provando - e l'ho assunto». Necessità di un altro dipendente, ma anche solidarietà tra connazionali. Gorgan, infatti, è moldavo, anche se di passaporto romeno, e i moldavi non chiudono mai la porta in faccia a chi ha bisogno di lavorare per vivere. «La prima impressione che ho avuto è stata quella di una persona tranquilla, quasi timida» continua.

Questi giorni di luglio avrebbero dovuto essere di festa. Ieri, infatti, ha compiuto diciott'anni Mihaila, la figlia dell'uomo ucciso. Che, a sua volta, avrebbe tagliato il significativo traguardo dei quarant'anni il 29. La grande famiglia Sofroni si è, comunque, stretta a Mihaila abbracciandola.

Mihail, seduto nella sua casa, si ferma un attimo, getta uno sguardo alle donne della sua famiglia che sono accanto a lui e prova a riavvolgere il nastro del passato. Chi avrebbe mai potuto pensare che quel 25enne «tranquillo e timido», poco tempo dopo avrebbe potuto seminare il terrore in un paese e arrivare a compiere il gesto di cui oggi è accusato?

Comunque, all'inizio le cose al lavoro vanno bene. I Sofroni diventano un po', per quel giovane che dalla sua compagna ha avuto una figlia, la sua famiglia. Lo aiutano e non danno peso a qualche errore che fa. In particolare, chi per lui c'è sempre è Vitalie, il quarantenne ucciso. «Lo chiamava spesso: per riparare la caldaia - spiega -, oppure l'auto. O, ancora, per accompagnare la sua bambina all'ospedale». Vitalie aveva un cuore grande e non sapeva dire di no. Come quella volta che gli regalò un calciobalilla.

«Erano andati insieme - prosegue il racconto - a fare un trasloco e in quella casa c'era un calciobalilla. Il proprietario l'aveva dato a Vitalie ma lui, visto che quel gioco piaceva moltissimo anche a Constantin, gliel'aveva regalato. Lui e Vitalie non avevano, infatti, mai litigato».

Il 25enne ora in via Burla si era fatto raggiungere dalla compagna dalla Moldavia e ultimamente qualcosa era cambiato. Quel ragazzo quasi timido, com'è stato ricostruito dalla procura, negli ultimi tempi si era trasformato sottoponendo la donna a dei maltrattamenti che l'avevano convinta a chiedere aiuto a dei suoi connazionali.

Così, la ragazza aveva trovato rifugio, due giorni prima della tragedia, in quel condominio di via Montanara a Gaione dove, sullo stesso pianerottolo ci sono l'abitazione di una famiglia di connazionali e quella di Vitalie. Tutti amici che l'hanno aiutata e ospitata. Martedì sera, però, al cancello del condominio si è presentato Constantin, armato di coltello. Una volta nel cortile, il 25enne si sarebbe arrampicato fino al balcone al secondo piano dove, in casa di Vitalie, c'erano la donna con la sua bambina. Constantin le ha trascinate via entrambe fino al parcheggio dove, avvertito dai vicini, è arrivato anche Vitalie. Quello che è successo poi, purtroppo si sa. Vitalie li rintraccia e si mette in mezzo per difendere la donna, ma viene colpito da una coltellata. Una sola, al cuore. Vitalie cade a terra nel parcheggio e spira, mentre Costantin si dà alla fuga trascinando ancora con sé moglie e figlioletta. Poi, chiama lui stesso il 112 e viene arrestato.

In casa di Mihail Sofroni scende il silenzio. Raccontare fa male. Però qualcosa può lenire per un attimo quell'immenso dolore. «I morti - è la conclusione - potevano anche essere due. Solo l'eroismo di Vitalie lo ha impedito».