Il personaggio
Marco Pinti, consulente politico e «camminatore»: il suo nuovo romanzo è ambientato a Fornovo
«A Fornovo ci sono arrivato a piedi, nel 2015, facendo il cammino della via Francigena e appena arrivato ho avvertito subito una sensazione quasi irrazionale. Carl Jung diceva che alcuni incontri assomigliano subito a dei ricordi, anche se lui si riferiva alle persone. Io credo che valga anche per i luoghi e anche se è un fatto raro, a me questo è accaduto esattamente lì».
L'ascendente
Marco Pinti ha 36 anni e nella vita fa il consulente politico tra Milano, Roma e Varese. È un camminatore e ogni anno, quando il lavoro glielo consente, si ritaglia degli spazi per attraversare il Paese (e un po’ se stesso), attraverso vari percorsi. E siccome Fornovo ha avuto su di lui un ascendente quasi «magico», Pinti non solo ieri mattina è partito da lì per compiere la via Matildica del Volto Santo (che porta da Mantova a Lucca, passando per Reggio Emilia), ma ci ha ambientato anche buona parte del suo romanzo d’esordio, «Il periodo ipotetico», pubblicato nel 2022 da Edizioni Effetto.
Il ponte
«Fornovo mi ha dato subito l’impressione di essere un posto in cui si torna a casa, forse perché per arrivarci devi attraversare un ponte, cosa che, simbolicamente, ti mette subito in quella predisposizione d’animo e di incontro della bellezza - racconta l’autore, ricordando quella prima sensazione nel 2015 -. Nel mio caso, c’è poi una rispondenza con i paesaggi a cui sono abituato e in cui sono cresciuto, pur con delle differenze, perché nella zona dove vivo io, cioè nel Varesotto, è normale che le città siano un avamposto del bosco e viceversa. Poi, si dice che le Alpi si scalano e che l’Appennino ti attraversa: ecco, Fornovo ha anche la capacità di essere una porta discreta ma storicamente importante, visto che è stato uno snodo importante della storia d’Italia alla fine del 1400 quando ci fu una battaglia che cambiò il destino successivo della Penisola o anche durante la Seconda guerra mondiale, quando l’episodio della battaglia della Sacca ebbe una risonanza tale da fare in modo che il conflitto finisse il 25 aprile e non il 25 maggio o il 25 giugno. Ora è sta un po’ in sordina, ma è un luogo molto prezioso».
Le immagini legate a Fornovo, per l’autore sono rimaste nitide, soprattutto durante la stesura del romanzo.
La pianta urbana
«Sembra che la sua pianta urbana, magari anche un po’ disordinata, sia stata tratteggiata quasi dall’ingenuità benedetta di un bambino – sottolinea -. La piazza con la chiesa meravigliosa ma austera, che incrocia questo rettangolo di edifici, finestre e piccole vie mi restituisce l’idea di un’infanzia felice. Poi la mia Fornovo non è certamente quella vissuta, ma è anche l’unico luogo che nel libro è raccontato proprio fisicamente. C’è, infatti, una scena dove Giacomo e Francesca, due fratelli che si vogliono molto bene (e che sono due dei sette personaggi della storia), in cui arrivano fino alla pieve e poi risalgono».
La relazione
«Certamente è una cittadina di uno che non è di quel posto, ma è un luogo più simbolico che reale». E alla domanda sul peso avuto dal suo ruolo di consulente nella stesura del suo romanzo d’esordio, che racconta i crolli valoriali della società contemporanea, lo scrittore ha risposto: «C’è una relazione molto chiara fra il mio lavoro e il romanzo: l’analisi politica (e la politica, in generale) prevede che, a un certo punto, una decisione e lo scioglimento di un nodo; vale per il parcheggio nel piccolo comune come per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma a un certo punto il taglio va dato per determinare una visione».
Lo spazio
«I tagli sono tutti elementi che ti lasci indietro, mentre nel romanzo l’approccio è ribaltato, perché non è importante dove decidi di portare il lettore, ma anzi è fondamentale lasciargli lo spazio, che tu puoi arredare, generando un mondo intorno che, ovviamente, parla di te, ma finalmente ti esime dalla necessità di dire ciò che è giusto e sbagliato».
La conclusione
«Puoi ammiccare - chiosa Pinti - ma i libri che mi piace leggere sono anche quelli che ti lasciano lo spazio per orientarti. Io ho cercato di scrivere un romanzo che vorrei leggere».