FEDE

Cappuccine, l'addio a Parma dopo 400 anni. Chiude il convento delle suore di clausura di barriera Farini

Luca Molinari

Chiude, dopo quattrocento anni di storia, il convento delle monache Clarisse Cappuccine di barriera Farini. Le ultime suore di clausura rimaste, conosciute da sempre come le «suore del Bambino» per la stretta vicinanza a Santa Maria degli Angeli (la Céza dal Bambén), ieri mattina sono state trasferite altrove. Tre di loro, la centenaria suor Chiara, suor Veronica e suor Bertilla, sono state destinate al monastero di Ravenna. La monaca di origini etiopi suor Alganesh andrà invece nel monastero di Lagrimone, mentre l'eritrea suor Almaz, a Città di Castello.

La scelta, dolorosa, è dettata dal calo di vocazioni con cui deve fare i conti anche questa congregazione, al pari di tante altre. Al momento il futuro del convento non è chiaro, ma la speranza dei fedeli è che la chiesa possa rimanere aperta al culto.

«Tanti devoti»

«La chiesa di Santa Maria degli Angeli e il monastero sono una delle realtà più care ai parmigiani - dichiarano i fedeli che frequentano abitualmente la chiesa - la nostra speranza è che le celebrazioni possano essere mantenute, così come la devozione al Gesù Bambino conservato all'interno».

In queste settimane le monache hanno sempre mantenuto la massima riservatezza sul loro addio e sul futuro del convento. In uno scritto pubblicato qualche tempo fa, avevano ripercorso la storia del monastero e riflettuto sul significato della loro vocazione.

La statua del Bambinello

«A Parma - raccontano le suore - noi non siamo conosciute come monache clarisse Cappuccine, ma come suore del Bambino. Nella chiesa, annessa al monastero, sopra l’altare della navata destra, è esposta, in una nicchia, la statua che rappresenta Gesù Bambino, molto venerata. Di generazione in generazione le mamme e le nonne affidano alla protezione di Gesù Bambino i loro bambini e i loro nipotini». Profonda la riflessione sul significato della loro particolare vocazione. «Abbiamo sperimentato che la gioia, la beatitudine e la pace del cuore non vengono dalla ricchezza, dal benessere o da qualsiasi condizione esterna - osservano le monache - ma dall’intimo della persona: Dio può colmare ogni vuoto. Egli ci ha scelto per essere «pietre vive per la costruzione del suo tempio». Possiamo essere pietre vive mediante la preghiera e l’offerta quotidiana di noi stesse».

Preghiera e lavoro

Preghiera e lavoro in monastero si alternano ogni giorno. «La preghiera, in noi claustrali contemplative, occupa il primo posto: è la missione affidataci dalla Chiesa - spiegano le religiose -. La nostra comunità è una piccola porzione della Chiesa di Dio che è in Parma. Cerchiamo di fare nostre le necessità della diocesi e di ogni persona. Siamo a conoscenza del cammino spesso travagliato e fecondo della Chiesa e del mondo di oggi: apriamo gli orizzonti della preghiera verso uomini e popoli che vivono in situazioni di grande sofferenza».

La storia

La storia delle Clarisse Cappuccine a Parma inizia nella primavera del 1606 quando tre giovani parmigiane - due sorelle: Ersilia e Lavinia, e la cugina Margherita - decidono di donare totalmente la loro vita al Signore vivendo in un monastero dove venga osservata la regola di santa Chiara.

Le due sorelle espongono al padre il loro grande desiderio; egli accoglie con piacere la loro richiesta e bussa alla porta di alcuni monasteri, ma invano. Allora presenta la richiesta al vescovo Picedi e al duca Ranuccio I Farnese, che promettono sostegno spirituale e aiuto finanziario. Il 6 dicembre 1606 inizia la costruzione e intanto ventitré giovani chiedono di entrare nel nuovo monastero che si affacciava su strada Repubblica. Il monastero di Santa Maria degli Angeli accoglie invece le monache dal 1686 e, tra mille vicissitudini, ha proseguito ininterrottamente il suo servizio per ben quattro secoli.