CASO DE LORENZIS
Condanna, ma anche oltre 300mila euro di provvisionale alle parti civili e sospensione dalla professione
La «scienza» contro la «fantascienza delle accuse». Così parlò Gianfranco De Lorenzis in aula il 6 maggio scorso. Eppure, per i giudici, le sue mani che correvano sul corpo delle pazienti, i palpeggiamenti e i baci non avevano nulla a che vedere con visite accurate: sono state violenze sessuali aggravate e continuate. Il tribunale non ha fatto alcuno sconto al chirurgo specializzato in chirurgia dell'obesità: 14 anni di condanna, due in più rispetto alla richiesta del pm Emanuela Podda. Tutti i 28 capi d'imputazione, per altrettante donne che si erano costituite parte civile, hanno retto, anche se tre sono stati dichiarati prescritti, considerando che i reati contestati vanno dal 2007 al 2016. De Lorenzis è stato inoltre sospeso dall'esercizio della professione sanitaria per la durata della pena. Il collegio, presieduto da Gennaro Mastroberardino, ha anche stabilito che il risarcimento sia demandato al giudice civile, ma intanto De Lorenzis dovrà pagare una provvisionale immediatamente esecutiva di oltre 300mila euro considerando le varie parti civili a cui è stata concessa.
Nemmeno l'appassionata maratona difensiva durata oltre dieci ore è riuscita a scalfire l'impianto accusatorio. Ma è pur vero che questo è solo il primo atto, e gli avvocati restano fermi nelle loro convinzioni. «Riteniamo che l'improcedibilità da noi sollevata sui numerosi reati contestati mantenga la sua importanza ai fini dell'impugnazione - sottolineano Gianluca Paglia e Paola Rubini -, ribadendo comunque l'innocenza del dottor De Lorenzis».
E lui? E' rimasto lontano dall'aula, sofferente per diversi problemi di salute. Non ha incrociato lo sguardo delle pazienti a cui diceva «ti farò diventare bellissima». Molte sono ancora in lotta con il peso e con i fantasmi che si portano dentro fin dal primo incontro con il medico, ma la sentenza di ieri è stata un'iniezione di forza. «Sono passati anni, però non posso che essere soddisfatta. La sentenza è la prova che il quadro probatorio era forte - dice Katia (la chiameremo così) -. Io feci tre visite nel 2011, poi capii che me ne dovevo andare e così feci». «Ricordo che quando andavo da lui, sempre con mia madre, dietro il paravento e sussurrando faceva quello che voleva», aggiunge Marina (la chiameremo così).
Gentile, perfino simpatico, al primo incontro, De Lorenzis: tante donne l'hanno descritto così. Un medico che infondeva sicurezza e timore al tempo stesso. Visitava nel suo studio privato, ma operava in una casa di cura della città, oltre che in altre strutture della penisola. Migliaia di pazienti seguite nei decenni di carriera, finché i sussurri e gli sfoghi online delle prime donne diventano denunce. Cadono i timori, il senso di vergogna - e di colpa -, così i casi si moltiplicano: si fanno avanti donne dai 17 ai 50 anni. E nel 2016 De Lorenzis, oggi 69enne, finisce ai domiciliari per quattro mesi. Anche la trasmissione «Le Iene», presente ieri con una troupe, accende i riflettori sul caso.
Eppure, perché tante donne non hanno denunciato subito? E perché «solo» 28 si sono poi costituite parte civile? Se l'era chiesto anche il pm durante la requisitoria. E poi aveva spiegato: «De Lorenzis le sottoponeva subito a un test psicologico, facendosi raccontare tutto, chiedendo anche informazioni sulla loro vita sessuale, e capiva quali erano le persone più fragili: su quelle perpetuava le molestie. Non c'è astio nelle loro denunce, si percepisce solo una grande sofferenza. E mai hanno cambiato la loro versione. Tutte raccontano comportamenti simili di De Lorenzis ma non sovrapponibili, e questo significa che le loro affermazioni sono genuine».
La difesa aveva messo in guardia dai «rischi di contaminazione dei ricordi» e dall'«interesse delle vittime al risarcimento». Ma per i giudici non c'erano ombre in quei racconti. Solo sopraffazione.