OMICIDIO DI GAIONE

La difesa di Gorgan: «Sospettava che la compagna avesse una relazione con Vitalie: Chiederemo la perizia psichiatrica»

Georgia Azzali

Timido, quasi schivo. Constantin Gorgan era sembrato così al fratello di Vitalie, che gli aveva trovato un posto nella sua ditta di trasporti. Lui, lo stesso uomo che la sera del 5 luglio ha affondato un coltello nel petto di Vitalie, 39 anni, moldavo, arrivato in quel parcheggio di Gaione dopo che Gorgan aveva fatto irruzione in casa sua portandosi via la compagna e la figlia di 9 mesi. Brutalità e premeditazione, per la procura. Ma ci sono ombre nella personalità di Gorgan? E' ciò che vuole scoprire la difesa tentando di imboccare la strada della perizia psichiatrica. «E' un percorso che faremo - spiega il difensore di Gorgan, Ubaldo Arduini -. Valuteremo anche le relazioni mediche del carcere, ma siamo orientati a fare richiesta».

Una prospettiva. E nulla di scontato. Perché è chiaro che il gip dovrà valutare se esistono i presupposti per dare il via libera all'accertamento. Tradotto: ci sono problemi nel passato di Gorgan che facciano ipotizzare eventuali patologie? Oppure, durante queste settimane di carcere si sono manifestati sintomi che possano portare verso una perizia psichiatrica?

Per ora resta la cronaca della crudeltà di quella sera. Certo è che Gorgan, 27 anni, moldavo con passaporto romeno, si era precipitato a casa di Sofroni con un coltello: c'è una vicina che lo vede subito dopo filare via con la compagna e la figlia, che avevano trovato rifugio lì due giorni prima per sfuggire alla violenza di Gorgan. E c'era stata anche una segnalazione della donna ai carabinieri, benché poi non avesse formalizzato una denuncia per maltrattamenti.

Le analisi scientifiche devono ancora essere completate, anche se era stato lo stesso Gorgan, dopo aver accoltellato Sofroni, a chiamare il 112 per dire: «Venite, ho ucciso un uomo». E se è pur vero che, dopo essere stato arrestato, durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip si era avvalso della facoltà di non rispondere, diventa difficile pensare che ora possa puntare il dito contro qualcun altro. Ma nei colloqui in carcere con il difensore ha cominciato a distillare la sua verità. «Nega di aver maltrattato la compagna - spiega il difensore -. Ammette che ci sono stati dei litigi, soprattutto legati a motivi economici, ma sostiene di non aver mai usato violenza. Dice anche che la compagna aveva già tentato di allontanarsi in precedenza, ma sempre per le difficoltà economiche che stavano vivendo».

E poi c'è quel dubbio che nella testa di Gorgan diventa una convinzione. «Lui sospettava che tra la compagna e Sofroni ci fosse una relazione - prosegue il difensore -. E quella sera, quando l'ha visto arrivare, ha perso la testa. Sofroni era insieme a un altro e prima ci sarebbe stata anche una colluttazione».

I primi riscontri investigativi, però, hanno escluso una relazione tra Sofroni e la donna. Ma per la difesa diventa fondamentale cercare elementi che possano scardinare la premeditazione, l'aggravante che porta dritto all'ergastolo. Oltre che seminare dubbi sull'accusa di maltrattamenti.