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Il «baule» di Verdi sequestrato: nuova vittoria degli eredi

Nuova vittoria dei pronipoti di Giuseppe Verdi sulla vicenda dell'esproprio dell'archivio del Maestro conservato a Villa Verdi, a Sant'Agata di Villanova sull'Ardo, in provincia di Piacenza. Un baule con materiale prezioso: carteggi, manoscritti, abbozzi di opere e altri documenti.

Il Ministero della cultura nel 2018 aveva disposto il sequestro del materiale e il deposito coattivo all'Archivio di Stato di Parma, motivando l'atto con «gravissime criticità dello stato di conservazione».

Contestualmente, il ministero aveva ingiunto agli eredi di sostenere il costo del «restauro, ordinamento e inventariazione» dei documenti, quantificandolo in 674.500 euro. Cifra che si sarebbe dovuta decurtare dai circa quattro milioni di euro proposti per indennizzare gli eredi per l'esproprio.

Gli eredi - che non hanno mai contestato l'esproprio davanti alla legge - hanno invece impugnato il provvedimento davanti alla sede di Parma del Tar, il Tribunale amministrativo regionale, per quanto riguarda la cifra a loro addebitata da sostenere per il restauro e l'archiviazione dei documenti.

Con una sentenza del 2021 il Tar aveva già dato ragione agli eredi (Ludovica Carrara Verdi, Angiolo Carrara Verdi e Maria Mercedes Carrara Verdi), non solo accogliendo le loro obiezioni sull'illegittimità dell'addebito delle spese di restauro, ma giudicando anche incompetente il ministero della Cultura per l'esproprio del bene, e contestando l'urgenza dell'alienazione. Titolare del procedimento, ha sostenuto il Tar nel 2021, sarebbe dovuto essere il soprintendente regionale, a Bologna, e non il Ministero della cultura.

Il Ministero ha quindi fatto appello contro la sentenza al Consiglio di Stato.

La decisione di quest'ultimo è arrivata con una sentenza del 25 luglio scorso: le otto pagine del documento ribadiscono la decisione del Tar. «L'appello è infondato, sotto l'assorbente motivo dell'incompetenza dell'organo centrale del Ministero» scrivono i giudici. Inoltre, «il collegio non ritiene considerazioni sufficienti», quelle del ministero, «a superare gli argomenti del primo giudice».

Tanto che il ministero della Cultura è stato condannato a pagare complessivamente cinquemila euro agli eredi per le spese di giudizio davanti al Consiglio di Stato.

«Una sentenza che segue l'increscioso sequestro da Villa Verdi di documenti di famiglia, con il pretesto che fossero tenuti male e danneggiati. Non ci siamo mai appellati contro l'esproprio, ma contestiamo il modo con cui è stato eseguito e troviamo ingiusto l'addebito per le spese di restauro» commenta Ludovica Carrara Verdi, che è stata assistita dall'avvocato Fabio Mezzadri.

La questione non è però chiusa. Pende ancora un ricorso davanti alla Corte d'Appello di due eredi, Angiolo Carrara Verdi e Maria Mercedes Carrara Verdi, che contestano anche la cifra di quattro milioni proposta come indennizzo per l'esproprio. I due pronipoti del Maestro sostengono infatti che varie perizie attribuiscono ai documenti del Maestro un valore molto maggiore.

r.c.