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Boom di impianti fotovoltaici ma troppi freni dalla burocrazia
Le super bollette dovute al caro energia stanno mettendo in ginocchio imprenditori e famiglie e così molti guardano in direzione «green». Il boom del fotovoltaico in Italia e, in misura minore, a Parma e provincia è sicuramente una delle conseguenze della battaglia del gas che ha portato ad un aumento esponenziale del costo dell'energia. La produzione tramite il sole, grazie anche agli incentivi fiscali e ai fondi del Pnrr stanziati per questo settore, può rivelarsi davvero un affare e, soprattutto, può mettere al sicuro da un futuro che rischia di essere ancora più difficile di oggi, oltre che carissimo.
Boom di nuove richieste
Così nei primi sei mesi del 2022 c'è stato un netto aumento degli impianti installati, come della potenza prodotta. A Parma e provincia sono stati in tutto 612 le nuove infrastrutture montate su tetti, tettoie o anche in spazi verdi per un totale di 9,76 megawatt prodotti. Una buona parte riguardano singole abitazioni o condomini (556 impianti sono con capacità inferiore a 12 Kw) a dimostrazione di come non solo le aziende, ma ormai anche i singoli cittadini hanno deciso di investire sempre di più su energie alternative al classico metano. Nel comune capoluogo sono 166 i nuovi impianti entrati a regime per complessivi 2,91 megawatt. Boom anche a Collecchio con 30 impianti (0,27 mw), Fidenza con 27 (1,80 mw) e Salsomaggiore con 25 (0,19 mw). Il record provinciale va però a Sorbolo Mezzani dove nei primi sei mesi del 2022 sono spuntati 36 nuovi impianti (0,55 mw), oltre ai 304 già esistenti.
Ma Parma non brilla
L'impennata della richiesta degli ultimi mesi ha permesso alla provincia di Parma di recuperare in parte il gap presente rispetto a tante altre realtà italiane. Attualmente nel parmense producono energia elettrica 9.055 impianti solari per complessivi 225,11 megawatt e il dato resta purtroppo ancora basso se si guarda alla classifica nazionale. La graduatoria, stilata dall'associazione Italia Solare sui dati ufficiali forniti da Gaudì (gruppo Terna), colloca la provincia di Parma solo in 41esima posizione a livello nazionale come numero di impianti presenti sul territorio e in 43esima come potenza prodotta. In vetta alla graduatoria c'è Roma con 43.302 impianti (531,97 mw) seguita da Brescia, Treviso, Padova e Vicenza, ma fanno meglio di Parma in regione tante province, a partire da Bologna seguita da Modena, Reggio Emilia, Ravenna e Forlì.
Paese per paese
Numeri quindi che devono crescere anche se alcuni comuni hanno già buone performance. Parma, ad esempio, può contare su 2.548 impianti, quasi gli stessi di Brescia (centro molto più ampio e fra i più attivi per lo sfruttamento dell'energia solare) ed una discreta produzione di megawatt (67,03). Gran parte della produzione comunque è concentrata nella Bassa dove sono presenti comuni come Sorbolo Mezzani, che può contare su 340 impianti, e Polesine Zibello dove c'è la produzione di megawatt media più alta rispetto al numero di pannelli installati.
Gli ostacoli
L'interesse per il fotovoltaico insomma è sempre più forte ma la volontà di imprese e famiglie spesso deve fare i conti con la burocrazia ed anche con la carenza di materiali. Una situazione così pesante che lo stesso ministro Roberto Cingolani l'ha ammesso parlando di «massiccia accelerazione nelle energie rinnovabili» ma con «il fattore limitante della carenza di pannelli solari e di materie prime». Sul fronte delle procedure dallo scorso 7 settembre (grazie ad un decreto del ministro della transizione ecologica datato 2 agosto) si può usare finalmente un modello unico per l'installazione di impianti solari fotovoltaici fino a 200KW, ma resta lo scoglio di Arera (l'autorità di regolazione per l'energia, le reti e l'ambiente) per poter dare completa attuazione agli impianti e permetterne la connessione alla rete. Un imbuto procedurale che denuncia anche Italia Solare, l'associazione «dedicata esclusivamente al fotovoltaico e alle integrazioni tecnologiche dell'energia», che sottolinea come pesino anche «le mancate autorizzazioni delle Commissioni per la valutazioni dell'impatto ambientale, ostacolate da chi si oppone alle installazioni a terra e l'inaffidabilità del quadro normativo», in parole povere la solita burocrazia italiana.
Giuseppe Milano
«Troppa burocrazia per l'allaccio alla rete»
Complice il caro energia, ora sono le aziende produttrici, soprattutto quelle alimentari e metalmeccaniche, a insistere per installare impianti fotovoltaici sui tetti degli stabilimenti.
«Il mercato è tornato a livelli floridi dopo la stagnazione vissuta nel 2019. Il settore residenziale, con particolare riferimento alle abitazioni unifamiliari, si mantiene a livelli interessanti anche dopo il bonus 110%. Ma è con le aziende che registriamo gli incrementi più importanti, perché chi produce, a causa dei prezzi alle stelle, cerca un riparo dal caro bollette». Da Andrea Cremaschi, titolare della Sunsolution, azienda che installa e importa materiale per impianti fotovoltaici, arriva la conferma: sia le famiglie che le industrie cercano nel sole il rimedio per tagliare la bolletta senza dover ricorrere a una decrescita che non potrebbe che essere infelice. Nessuno infatti ha voglia di trascorrere un inverno al gelo o di fermare le linee produttive. «I prosciuttifici, che hanno grandi consumi di energia a causa delle celle frigorifere, ma anche le aziende metalmeccaniche, quelle che lavorano le materie plastiche e le imprese agricole si stanno interessando al discorso del fotovoltaico».
Le famiglie hanno iniziato a credere nell'energia solare già da tempo. «Abbiamo iniziato con le villette unifamiliari, mentre inizia ora a manifestarsi la curiosità da parte dei condomini. Prevedo che nel 2023, grazie alle comunità energetiche, ci sarà un incremento nelle installazioni». Se il gas vola alle stelle, e di conseguenza anche la bolletta della luce, ci si rivolge al sole. Problema risolto? Assolutamente no, perché al netto dei rincari del materiale per costruire gli impianti e dei ritardi nelle forniture, la solita burocrazia all'italiana ci mette lo zampino. E così, quello che potrebbe essere semplice, rapido, diventa complicato e interminabile.
«La nostra è una realtà rodata attiva in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, ma ci troviamo a dover fare i conti con una giungla burocratica». A frenare il mondo del fotovoltaico è l'allaccio alla rete dell'energia elettrica. Qui si crea una sorta di imbuto che incaglia tutta la procedura e la rallenta. «Rispetto a qualche anno fa si è allungato di molto l'iter per l'allaccio alla rete. Se prima bastavano 60 giorni circa, ora rischiamo di avere tempi d'attesa anche di sei mesi. Questo è un handicap, perché chi installa potrebbe beneficiare fin da subito dei risparmi garantiti dall'impianto fotovoltaico». Giusto per dare qualche riferimento, un impianto con una potenza di 6 kW, quello più richiesto dalle famiglie, viene montato in uno o due giorni al massimo.
Chi intende ricoprire il tetto di pannelli, deve poi fare i conti con i ritardi nella consegna del materiale. «Un pannello fotovoltaico ora arriva dopo un paio di mesi dall'ordine, per gli inverter industriali possono servire tre mesi, mentre prima bastavano tre o quattro settimane. Le batterie, richieste dai privati per sfruttare di notte l'energia prodotta durante il giorno e non immessa nella rete, hanno tempi d'attesa che vanno dai 4 ai 5 mesi».
Altra grana: il rincaro del materiale. «Il costo dei pannelli è aumentato del 50%, mentre le batterie hanno fatto registrare un rincaro del 30%». Ma per non perdere i clienti, gli installatori devono stare attenti al prezzo. «Negli ultimi due anni abbiamo ritoccato di poco il listino, con un aumento che si aggira sotto il 4%». Ovvio, così però si riducono i margini. Ma se non vogliono perdere quote di mercato, gli installatori devono accettare di guadagnare meno. «L'importante è restare competitivi». In attesa che anche la tempesta dei rincari passi presto.
Pierluigi Dallapina