INCHIESTA
Parco Nord, «regno» degli spacciatori in preda al degrado
Il Parco Nord, o parco del Naviglio, è l'emblema di come si può trasformare un'occasione di socialità in un luogo di degrado e trascuratezza. Nato come area verde di vaste dimensioni per dare uno spazio di ritrovo all'aria aperta a un quartiere popoloso come il San Leonardo che mancava di un grande parco, si è trasformato negli anni in un'area «militarizzata» dagli spacciatori che, con arroganza, hanno addirittura minacciato il fotografo della «Gazzetta» che ha realizzato il servizio per queste pagine e chiesto conto al cronista del motivo per cui girava per il parco: questo in pieno giorno, figuriamoci dunque cosa accade nelle ore serali.
Abbandonato dal Comune
Alla mancanza totale di sicurezza si è aggiunta negli ultimi anni la totale assenza di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, da parte del Comune. In pratica, a parte lo sfalcio dell'erba, non c'è nulla che funzioni come dovrebbe in quella che è un'area verde impossibile da frequentare per famiglie, anziani e bambini. E così, nel tempo, il Parco Nord è diventato una sorta di «zona franca» nel cuore della città_ e suonano come beffardi i cartelli agli accessi, peraltro ricoperti da graffiti, in cui si dice «zona sottoposta a decoro urbano». Un decoro di cui non si trova traccia nella realtà.
Ponti chiusi da due anni
Il problema più pesante, sia per la sicurezza che per la frequentazione, è rappresentato dalla chiusura di entrambi i ponticelli in legno che superavano il canale Naviglio, che divide il parco a metà. Alla chiusura, motivata da ragioni di sicurezza legate alle precarie condizioni delle strutture, non è seguito però nessun cantiere per il ripristino delle passerelle. E così di fatto il parco è diviso in due, con la zona dell'ingresso da via Naviglio Alto che è diventata il «regno dello spaccio» e quella da via Paradigna quella delle «baby gang». La chiusura dei ponti ha poi allontanato dal parco tutti i podisti e i ciclisti che lo attraversavano.
Sos divelto
L'immagine più emblematico dell'abbandono totale e del «disastro manutentivo» in cui si trova il Parco Nord sono le colonnine Sos installate anni fa per chiamare, in caso di emergenza, le forze dell'ordine. Quella verso via Paradigna è a terra, divelta, ormai da mesi, mentre quella di via Naviglio Alto è in precarie condizioni. Andrebbero ripristinate, oppure tolte definitivamente per non creare false illusioni di sicurezza.
Bagni pericolanti
I bagni pubblici sono chiusi ormai da almeno un decennio. Ma è incredibile che si lascino in piedi strutture ormai pericolanti, con un tetto cadente e circondate da transenne che risentono dell'usura del tempo e sono quasi completamente avvolte da piante rampicanti, a testimonianza di un abbandono di lunga data.
Giochi bimbi desolanti
Non va meglio nell'area gioco bimbi: molti sono stati tolti, senza rimpiazzarli, qualche anno fa. E sono rimasti solo un piccolo scivolo, due altalene e un asse-dondolo, con un altro gioco avvolto in una recinzione da tempo immemorabile e una sensazione di desolazione totale.
Piante secche
Anche la situazione del verde non è migliore: sono molte le piante seccate da tempo e non tagliate e quelle presenti non si presentano in buone condizioni di manutenzione. Le piante da frutto messe originariamente non sono mai state sostituite. Inoltre, il labirinto verde pensato come divertimento all'ingresso da via Naviglio Alto è stato potato in modo da avere un'altezza che di fatto impedisce di nascondere la visuale. L'unico risultato concreto è così quello di fornire un ottimo nascondiglio per le dosi di stupefacenti.
Panchine e steccati rotti
A completare uno scenario incredibile ci sono poi pozzetti dell'elettricità rotti e con fili aperti, lo steccato in legno a lato del canale Naviglio quasi completamente abbattuto e ancora presente a terra e tavoli e panchine rotti, con pezzi mancanti o con legno corroso dalla mancanza di verniciatura.
Più che un parco, il Nord è una «terra di nessuno»: e piuttosto di tenerlo in queste condizioni sarebbe allora meglio chiuderlo fino a quando non si potrà farlo tornare a essere frequentabile.
Gian Luca Zurlini