IL CANAANEO
Quel vino che ha 2000 anni di storia «riscoperto» alla biblioteca Bizzozero e amato da Al Bano
Un nettare dolce, denso e speziato che racchiude anni di storia, radici. «Canaaneo», oltre ad essere un vino, è un evento antropologico, quasi magico. Una ricostruzione di usi, sapori, abitudini alimentari capaci di rimetterci, nel tempo di un sorso, in contatto con un passato lontanissimo: la Galilea di ben due millenni fa.
Il suo ideatore Francesco Carluccio ha ricostruito, con la cura e l’attenzione del ricercatore, il gusto di un’epoca. Armato di pazienza, «tanta caparbietà e un pizzico di fortuna» (fra cui l’incontro con il cantante Al Bano Carrisi, ora «padrino» del Canaaneo), ha iniziato la sua indagine proprio a Parma, dove ha abitato per più di 20 anni. Nel periodo degli studi di medicina nella nostra università, «uscito dalla mensa di vicolo Grossardi, mi addentravo nel meraviglioso tesoro della biblioteca Bizzozero – racconta il medico specializzato in malattie renali, che ora lavora all’ospedale dell’Asl di Lecce –. Se si volesse individuare un inizio e un luogo, almeno per l’aspetto scientifico, del lungo percorso che ha portato al Canaaneo, senza dubbio sarebbe lì, in quella biblioteca straordinaria, compagna di interi miei pomeriggi».
Tra quegli scaffali, a partire dalla metà degli anni ‘80 «mi è stato possibile consultare oltre a centinaia di libri dedicati alla viticoltura ed all’enologia anche riviste, mensili specializzati di archeologia e storia – prosegue –. Ed è stato lì che ho potuto dare la base scientifica a quanto da bambino avevo imparato in modo empirico sulla coltivazione della vite e sulle pratiche di cantina vivendo a contatto con il nonno materno».
Il nonno passava a prendere il «piccolo Francesco» con un calesse, lo portava nelle vigne sotto il sole e lui, per ripararsi dalla calura e ristorarsi, sedeva sotto alberelli poco più alti di un metro. In quelle giornate di ombre sottili e profumo di uva è nata la passione per la terra, la vite, il buon vino. I «libri parmigiani» sono stati, dunque, la spinta per fare approdare queste esperienze a qualcosa di concreto, ad un prodotto. Il percorso per arrivare al Canaaneo non è stato, però, semplice: «Sono stati necessari 30 anni di studi approfonditi, ricerche di manoscritti e documenti, scavi archeologici e strumentazioni ultra sofisticate di chimica analitica oltre ad una forte esperienza nel campo della coltivazione della vite e della vinificazione, per produrre un vino oggi unico al mondo – sottolinea Carluccio –. È il risultato della collocazione al loro posto nel corso di almeno tre decadi di tutti i tasselli emersi col tempo ed il luoghi distanti tra loro talvolta migliaia di chilometri. Dalla biblioteca Bizzozzero, alla biblioteca nazionale di Madrid, fino agli scavi archeologici nell’antica Galilea, dove per la prima volta è stato possibile analizzare con tecniche ultra moderne il contenuto delle anfore nella cantina del palazzo reale situato in una regione dell’attuale Israele, al vigneto più a est d’Italia nel basso Salento a Capo d’Otranto».
Un’altra tappa fondamentale di questo viaggio tra terre e tempi è, infatti, proprio la Puglia, nella più piccola cantina del mondo, la «Cantina Terredonne» nel paese di Uggiano la chiesa, a sud di Otranto. È proprio in questa cantina, che grazie alle tecniche esclusivamente manuali ed arcaiche già in uso per la trasformazione dell’uva, è stato possibile seguire tutti i processi della vinificazione necessari per la produzione di questo vino aromatizzato che si beveva due millenni fa, nella Galilea ai tempi di Cristo e anche prima. E sempre dalla Puglia, arriva l’interesse dell’artista Al Bano Carrisi: con Canaaneo è stato amore a primo sorso. Così il cantante – e produttore di vini – è diventato «padrino» di questo prodotto. «Al Bano si è da subito interessato alla mia storia di ricerca, e assaggiato il Canaaneo è rimasto stupefatto – racconta Carluccio –. Adesso mi accompagna in questo percorso tra il gusto e la storia».
Ma i chilometri da percorrere non sono ancora finiti. Si ritorna dove tutto è incominciato, a Parma. Presso lo Studio Ing. Dallaglio - Marchi e Brevetti dove è stato registrato il marchio «Canaaneo» ed il copyright degli ingredienti e delle tecniche di realizzazione. Nella nostra città risiedono, quindi, l’anima e i segreti di questo vino e di una storia, che arriva ai nostri palati contemporanei «di sorpresa – conclude Carluccio –. Basta un sorso di Caananeo per risvegliare in noi radici sconosciute, richiami ancestrali che, seppur lontani, sentiamo fare parte di noi da sempre».
Anna Pinazzi