Il presidente del Pisa Corrado
«Parma forte, i risultati verranno»
Giuseppe Corrado è presidente del Pisa ormai da cinque anni. In Toscana, il manager parmigiano ha portato la squadra, scesa nelle serie minori dopo grandi trascorsi sportivi, a sfiorare la promozione in serie A. Quella di domani all'«Arena Garibaldi» sarà una partita molto particolare.
«Per me non è un derby ma un match che non vorrei giocare mai. Primo perchè il Parma è una delle squadre più forti della categoria e secondo perchè un bel pezzo della mia vita è legato alla città e gran parte dei miei amici vivono lì».
I destini di Parma e Pisa sembrano ribaltati rispetto alla scorsa stagione con voi che lottavate per la serie A e i crociati quasi sempre a metà classifica. Come si spiega la vostra falsa partenza?
«L'anno scorso le cose sono andate bene subito mentre all'inizio di questa stagione siamo partiti senza quella mentalità che ci aveva caratterizzato. Già contro il Perugia ho visto uno spirito diverso. Intendiamoci, è un brodino che però ci ha ridato un po' di morale. Speriamo di proseguire così».
Il percorso sembra ricalcare quello del Parma dell'anno scorso...
«Il Parma era già forte e quest'anno si è ulteriormente irrobustito con pochi innesti ma molto validi. Uomini di esperienza e di categoria come Estevez e Romagnoli hanno elevato un tasso tecnico comunque già molto alto. Ha acquisito solidità e quindi i risultati arriveranno».
A distanza di mesi ha smaltito il rammarico e la delusione per quella finale play off persa contro il Monza?
«E' un elemento molto importante anche per valutare l'inizio stentato del Pisa. Perdere una finale in quel modo dopo che per lunghi tratti pensavamo di averla già vinta, lascia inevitabilmente delle scorie anche nei giocatori. Consideriamo che l'asse portante del gruppo dello scorso anno è rimasto inalterato al netto di qualche partenza importante come quelle di Lucca, Birindelli e Puscas. Per smaltire la delusione serve un po' di tempo».
Un'altra analogia fra il Pisa e il Parma è la proprietà americana. Come giudica l'ingresso nel calcio italiano di questa componente straniera?
«In modo estremamente positivo. Il calcio in Italia ha attraversato un lungo periodo durante il quale i club erano gestiti da grandi imprenditori. Poi è arrivato il periodo degli improvvisatori che hanno arrecato un grosso danno al calcio italiano. Errori che continuiamo a pagare. Quello che è successo nell'ultimo decennio, con società sparite o finite nei campionati minori è stato veramente brutto. Quindi, se oggi arrivano investitori stranieri che identificano il calcio come strumento attraverso il quale creare valore, non può che essere un bene. Ma bisogna aiutare queste nuove proprietà sveltendo i processi decisionali, ad esempio per quanto riguarda l'ammodernamento degli stadi. Noi abbiamo presentato il progetto nel 2017 e stiamo concludendo ora l'iter. Spero vivamente che al Parma non accada lo stesso».
Ripensa ancora al momento in cui era a un passo dal prendere il Parma?
«Certo, ci penso spesso. In quel caso credo di aver presentato un progetto serio ma evidentemente non c'era la volontà, anche da parte delle istituzioni, di portarlo a compimento. Credo che la situazione del Parma di allora non fosse drammatica perchè negli anni abbiamo visto vicende ben più gravi che hanno investito altri club. Ma io sono anche un po' fatalista. E' andata così e me ne sono fatto una ragione. Nessun rimpianto, anche perchè qui a Pisa stiamo lavorando molto bene».