FIDENZA

Principiante si blocca alla rotonda: il papà scende e viene preso a calci

Roberto Longoni

L'auto si bloccò alla rotonda. La «P» di principiante sul retro della Punto avrebbe dovuto fare almeno un po' da scudo, sollecitare un'umana empatia per la giovanissima al volante. E invece scattò una altrettanto (ma forse ancora di più) umana rabbia: la ragazzina subì il dileggio a colpi di clacson di due fratelli dell'età dei suoi genitori, ognuno a bordo di un'auto diversa, che seguivano la sua utilitaria. Accostò poche decine di metri oltre. E a questo punto fu il padre, sceso per darle il cambio al volante, a fare le spese dell'aggressività dei due. Dai colpi di clacson si passò alle spinte, agli strattoni, ai cazzotti, fino agli sputi.

Questa la ricostruzione dell'episodio emersa durante il processo celebrato davanti al giudice Guerino Francesco Gatto che ha portato alla condanna in primo grado di due fratelli cinquantenni a due anni e a un anno e due mesi. Pene ancora più pesanti di quelle richieste dal pm Elena Riccardi, che nella sua requisitoria aveva sottolineato lo sproposito tra la violenza esercitata e le «ragioni» di tanta furia, proponendo per il primo un anno e 8 mesi e un anno e 3 per l'altro. Uno dei fratelli era anche accusato di minacce, ma da questo capo di imputazione è stato assolto.

Era il 25 maggio del 2018, e forse in questa storia possono avere avuto il loro peso i classici «primi caldi». Nel dopopranzo, un padre decise di portare la figlia a esercitarsi alla guida, in vista dell'esame di pratica. La ragazza da via Togliatti era diretta verso il Palasport, quando a una rotonda le si spense il motore. Capita, quando si innesta la terza invece della prima. Che fosse inesperta era ben evidenziato, ma tant'è. Una volta ripartita, la ragazza percorse le decine di metri di via Donatori del sangue senza più manovrare il cambio, «braccata» dalle due auto. Chi la seguiva, anziché superarla, preferì restare dietro, per poi fermarsi: uno davanti e uno attaccato al retro della Punto, quando la diciottenne, ormai presa dal panico, accostò davanti all'Eurospin. Per quel giorno ne aveva avuto abbastanza.

Il padre cercava di sdrammatizzare, ma il peggio doveva ancora venire. Sceso dall'auto per mettersi a sua volta al volante, fu raggiunto dai due (forse avevano interpretato la sua manovra come un invito a regolare i conti fuori dal guscio delle carrozzerie?). Fu un attimo, perché l'uomo subisse l'aggressione. Venne anche tirato per il collo e ricevette un pugno in bocca e uno sputo in faccia. Alla scena assistettero diversi testimoni, compresi due dipendenti dell'Eurospin. Gli energumeni pensarono bene di risalire a bordo delle proprie auto e di allontanarsi. Intanto, all'ospedale di Vaio, dove si presentò poco dopo, al padre aggredito fu stilata una una prognosi di 10 giorni: per una cervicalgia e per il rischio biologico subito. Uscito dal Pronto soccorso, si rivolse alla Polizia stradale che presto individuò i due «partiti in quarta» e andati a sbattere contro il Codice penale.