serie B
Quattro dopo otto giornate: Parma, quanti pareggi
Otto giornate, quattro pareggi, oltre, per fortuna a tre vittorie e all'unico ko con la Ternana. Il Parma è, assieme all'Ascoli, la squadra che più spesso ha incasellato la X nel suo cammino. Magari per una formazione che ha nel mirino la serie A la «pareggite» non è proprio un toccasana, ma bisogna considerare che da un lato siamo ancora nel primo quinto della stagione, e dall'altro che questo Parma aveva bisogno di consolidare una mentalità e un atteggiamento adeguati alla cadetteria.
Rispetto al primo aspetto, un anno fa dopo otto giornate il Monza poi promosso ai play-off aveva 10 punti, tre meno del Parma di oggi, mentre Cremonese e Lecce ne avevano 16 e 15, non un'enormità in più. Rispetto al secondo è indubbio, e lo si nota anche senza lenti di ingrandimento, che la squadra dopo l'avvento in panchina di Pecchia abbia un diverso modo di affrontare partite e avversari. Una base di carattere e mentalità sui cui poter costruire qualcosa di efficace in serie B.
Ovviamente poi se i pareggi non diventano vittorie nell'arco dei 90' qualcosa ancora manca. Alcune lacune sono croniche: ci riferiamo alle assenze per infortunio ma anche a un mercato squilibrato. Nessuno, vista la storia recente del Parma, poteva sperare che l'infermeria restasse vuota per tutta la stagione. Nonostante Pecchia abbia avuto sin dai primi giorni di ritiro grande riguardo per i muscoli dei suoi giocatori, ecco che sono fioccati «accidenti» a catena. D'altra parte siamo in serie B in tutto, anche nel fisico, e se si facevano male i crociati in serie A, figurarsi adesso.
Poi, al netto del fatto che gli avversari di recente si divertono (poco) a centrare i nostri legni, ci sono altre ragioni dietro i tanti pareggi. La prima è che troppo spesso manca l'occhio della tigre sotto porta. Per fare un esempio, ci si può far incantare dall'eleganza della girata mancina di Man sullo 0-0 ma è difficile anche solo immaginare come avrebbe potuto segnare in quel modo. Contro il Frosinone addirittura era stata sprecata un'occasione tre contro uno per chiudere la partita. Solo due esempi di come, per avanzare sul percorso intrapreso quest'anno, si debba avere più concretezza negli ultimi trenta metri. Quando la si trova, come a Ascoli con Tutino, Inglese e Man, la partite si vincono da sole.
Poi anche l'allenatore a volte manca di concretezza: Sohm non ha niente che possa indurre a schierarlo esterno alto. E' positivo il fatto che Pecchia abbia inserito un centrocampista in più. Ma giocatori di un certo livello non dovrebbero avere difficoltà a giocare con un 4-3-2-1 o un 4-3-3 o qualsiasi altra formuletta che preveda tre centrocampisti. L'elasticità anzi è richiesta da manuale ai corsi di Coverciano. Non c'è futuro per un Sohm che giochi un quella posizione e purtroppo calano anche le chance del Parma di vincere la partite.
Con piacere invece annotiamo il «clean sheet» ottenuto a Pisa con una coppia centrale, quella composta da Osorio e Valenti, la cui dote principale non è certo la lettura tattica delle situazioni. Su un campo assai difficile se la sono cavata più che bene, segno che vengono istruiti a dovere e in campo vedono verificarsi quello per cui ci si prepara in settimana.
La B com'è detto è lunga e l'attuale settimo posto è più che accettabile alla luce delle tante traversie di questa e nelle passate stagioni. L'importante è che sull'attuale atteggiamento si innestino le migliorie tecniche, fisiche e tattiche capaci di far fare il salto di qualità.