LE CARTE DELL'INCHIESTA
Caso Aqualena, piedi spezzati al prestanome «pentito»
Restare nell'ombra pur tirando le fila della galassia societaria dell'Aqualena. Regola numero uno per i fratelli Vetere e per gli altri membri dell'associazione creata per fare profitti dribblando il fisco e i creditori, secondo gli inquirenti. E allora via alla caccia ai prestanome a cui affidare (sulla carta) l'amministrazione delle varie realtà che si succedevano una dopo l'altra. Teste di legno a volte ingaggiate nei pressi dei Sert o delle comunità di recupero, come sottolinea il gip nell'ordinanza di custodia cautelare, perché soggetti fragili che si accontentavano di piccoli compensi e soprattutto avrebbero fatto poche domande. Ma per chi ha aperto il sacco davanti agli investigatori, facendo i nomi dei Vetere e di Alessandro Vitale come effettivi amministratori di alcune società, le conseguenze sono state maledettamente serie. Almeno secondo quanto ha dichiarato il prestanome, che gli inquirenti e anche il gip ritengono attendibile. Una sera di novembre 2020 era stato avvicinato da tre uomini vicino al parco Bizzozero, fatto salire in auto e poi era partita la domanda: «Conosci Alessandro Vitale?». E al suo sì, sarebbe stato fatto inginocchiare e colpito alle gambe con una mazza da baseball fino a fratturargli i calcagni. Al Pronto soccorso aveva detto di essersi fatto male cadendo dopo aver tentato un furto, per rivelare poi che la verità era un'altra e che la prima versione era solo dettata dalla paura.
Un'aggressione brutale. Mentre nel caso di un altro prestanome, che aveva osato fare denuncia quando si era reso conto delle intestazioni fittizie a suo nome, ci si sarebbe «limitati» alle minacce: «Togli tutte le denunce o finisce male», si sarebbe sentito dire da uno degli amici di Vitale che lo aveva raggiunto a casa.
Ma oggi i tre arrestati - Antonio e Marcello Vetere e l'avvocato Antonio Dimichele - saranno davanti al giudice per le indagini preliminari. I due fratelli dovrebbero avvalersi della facoltà di non rispondere: questa l'intenzione degli avvocati Helmut Bartolini e Michelangelo Strammiello. Ma il primo a sedersi davanti al gip sarà Dimichele, assistito da Mario L'Insalata.
E sull'indagine si leva anche la voce della politica. «Il nostro auspicio - sottolineano in una nota Sandro Campanini e Michele Vanolli, capogruppo e segretario cittadino del Pd - è che, grazie alle indagini e alla reazione della società civile, Parma sia un territorio all'avanguardia sul fronte della legalità».
Georgia Azzali