Edo vero crociato
Corvi, portiere «made in Parma» ha debuttato in B: un sogno che si avvera
Sabato 15 ottobre, ore 16, minuto più minuto meno. Il Parma al completo è sotto la curva Nord a prendersi gli applausi del suo pubblico dopo la vittoria sulla (non più) capolista Reggina. Edoardo Corvi, parmigiano Doc, anzi Docg, ha gli occhi lucidi. Il suo sogno si è avverato. Ha debuttato in prima squadra, con il suo Parma. La sua porta è rimasta inviolata, quelli bravi scrivono «clean sheet». Meglio pensare a un debutto senza prendere gol. Roba da stropicciarsi gli occhi. Che si illuminano ancora di più quando, tra migliaia di persone, tra le bandiere che sventolano al cielo del Tardini, vede la madre Simona e la sorella, le sue prime tifose. Un abbraccio a distanza, un cenno d'intesa. Un momento che vale più di dieci anni di «carriera» da crociato. In quello sguardo a distanza c'è tutto: la voglia di un bambino di undici anni di diventare calciatore, il cammino lento, difficile e irto di insidie. C'è la delusione, il tradimento per il fallimento della società (il Parma FC) in cui credevi, una certezza caduta senza spiegazioni. C'è il sorriso per una scelta incondizionata d'amore quando, dopo il fallimento, ha firmato per il nuovo Parma Calcio 1913. Su quel tavolo, a Collecchio, con Fausto Pizzi a controfirmare per il club. Non ci ha pensato neppure un momento a lasciare il club crociato, a togliersi quella maglia così bella, unica.
Lucarelli: Edo figlio di Parma
Lui e Alessandro Lucarelli. Che sabato, via social, era contento tanto quanto Edo per questo esordio. «Questa è la gratificazione del proprio lavoro, seguire un ragazzo, accompagnarlo nel suo percorso di crescita, consigliarlo dei modi per la realizzazione del suo sogno. Il resto è tutto merito tuo... Che sia solo l'inizio di una bellissima storia, bravo Edo... figlio di Parma». Quasi un passaggio di testimone tra fedelissimi crociati, un'investitura in piena regola. Una sorta di passaggio di consegne, una responsabilità importante.
Da raccattapalle a titolare
Il nastro si riavvolge, si sposta su quella curva dove Edoardo Corvi, come molti tesserati delle giovanili, prima della pandemia e del lockdown, venivano convocati per fare i raccattapalle. Gli occhi forse erano lucidi anche allora, il Parma era in serie A, il Tardini una passerella di campioni. Capite il valore di un sogno? Quell'idea «matta» di poterci essere, di stare lì, in mezzo all'area, a guidare la tua squadra. E sabato ecco che il sogno è diventato realtà.
L'abbraccio di Buffon
E si sa, in questi casi, le emozioni non finiscono mai. Lasciato l'abbraccio a distanza con la mamma e la sorella, ecco l'abbraccio con Gigi Buffon, con Leandro Chichizola. Con i suoi colleghi, qualcuno potrebbe suggerire. Con gli amici, perché il Parma è un gruppo e questa è la sua forza. E quella commozione, forse pianto, sulle spalle di Buffon sono la testimonianza di una gioia infinita. E ci immaginiamo quanto sia stato difficile, per Edo, lasciare il Tardini, sabato sul far della sera. Qualche foto con i tifosi che lo aspettavano, tanti sorrisi. Beh, ci mancherebbe altro. A noi resta l'emozione di rivedere un giovane parmigiano vestire la maglia crociata. Non accadeva da anni, almeno tre lustri. Un ragazzo parmigiano, la sua squadra, una storia da raccontare. Una storia appena iniziata.
Sandro Piovani