Il divorzio dal M5S
Il botta e risposta tra Pizzarotti e Casaleggio svelato nel libro di Emanuele Buzzi
La fine si consuma nel breve spazio di una telefonata. Le crepe, gli attriti e le incomprensioni fra il Movimento 5 Stelle (leggi Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio) e Federico Pizzarotti erano visibili già da mesi.
Ma come rivela per la prima volta Emanuele Buzzi, giornalista del Corriere della Sera nel suo libro «Polvere di stelle. Storia segreta del Movimento da Beppe Grillo alla scissione», edito da Solferino, è quella telefonata tra Casaleggio e Pizzarotti, avvenuta nella tarda primavera del 2014, a spezzare il filo sempre più sfilacciato che legava il sindaco ai 5 Stelle.
Il motivo dello scontro? Non poteva essere che uno solo: la chiusura dell'inceneritore. Durante la manifestazione Dies Iren Grillo venne a Parma e fece una promessa solenne: chi vorrà accendere l'inceneritore dovrà passare sul cadavere di Pizzarotti. Ma il sindaco non aveva la vocazione del martire. Tutti sappiamo com'è andata a finire: l'inceneritore è stato acceso e funziona.
Buzzi, che proprio a Parma ha iniziato a seguire quotidianamente le vicende dei 5 Stelle, con lo scoop della telefonata aggiunge un tassello in più per comprendere l'addio di Pizzarotti.
«Quella telefonata è la pietra tombale del rapporto fra il sindaco e il Movimento», racconta Buzzi, 45enne che vive a Milano ma che ha radici parmigiane. «Il cognome dei miei bisnonni era Tragni e Magnani. Ho iniziato a seguire il Movimento proprio a Parma, quindi verso la vostra città ho una sorta di debito di riconoscenza e in questo libro ho voluto raccogliere dieci anni di storia dei 5 Stelle, ma anche dieci anni di vita trascorsi a seguire il Movimento».
Le pagine di «Polvere di stelle» aiutano a capire la genesi e l'evoluzione di questo partito-non partito, anche grazie a tanti episodi mai raccontati prima, come la litigata fra Grillo e Casaleggio o la decisione di Grillo, poi rientrata, di togliere il logo.
Tra gli scoop c'è appunto quello che riguarda Parma. «Federico, dobbiamo bloccare l'inceneritore di Ugozzolo», dice Casaleggio, che pretendeva di esercitare un controllo anche sull'operato del neo sindaco. Lapidaria la replica di un Pizzarotti poco incline alla mediazione. «Gianroberto, io sono il sindaco di Parma, non del Movimento». Fine del rapporto.
«La vicenda di Parma - spiega l'autore - è lo specchio della mancata sensibilità del Movimento di raccogliere le istanze di tutti nei momenti difficili. I 5 Stelle, forse perché non strutturati, hanno mancato di inclusività».
Lo stesso Pizzarotti invocò più volte un congresso, ma in 13 anni di vita - il Movimento nacque il 4 ottobre 2009 - quel congresso non c'è mai stato.
«C'erano due visioni inconciliabili. Casaleggio pretendeva che Pizzarotti facesse riferimento alla creatura politica, mentre il sindaco voleva essere più smarcato». Anche le mosse alle ultime elezioni lo confermano: Pizzarotti preferisce fare il battitore libero.