Montechiarugolo
Rifiuti, materassi, divani: via Resga torna ad essere una discarica
Spettacolo «sconcertante» quello che si è presentato lungo via Resga, fra i comuni di Montechiarugolo e Parma, agli occhi del volontario Mauro Rossi del gruppo «Ripuliamoci». A distanza di soli quattro mesi dall’ultimo intervento della squadra di volontari, che aveva ripulito buona parte della strada con grande impegno, togliendo rifiuti di ogni sorta dal verde, degli incivili hanno vanificato il loro lavoro, tornando a utilizzare la via come una discarica a cielo aperto.
Come mostra un video realizzato proprio dal volontario Mauro Rossi, sempre attento a quello che accade lungo le rive dell’Enza, ci troviamo nella zona dell’ex cantiere dell’Aipo. La zona, che porta all’alveo dell’Enza sul lato della provincia di Parma, è piena di rifiuti abbandonati e ingombranti: ci sono mobili, un divano, un materasso e tanti sacchi lasciati a formare voluminosi mucchi.
Raggiunto dalla «Gazzetta», Stefano Ferrari, il fondatore dei vari gruppi di «Ripuliamoci» attivi a Parma e in tante altre province emiliane, non riesce a darsi una spiegazione per lo spettacolo indecoroso.
«Sono passati appena quattro mesi dalla nostra ultima uscita in via Resga e la situazione è nuovamente drammatica - spiega Ferrari -. L’accesso alla zona dell’ex cantiere era chiuso da alcune reti, ma non è assolutamente bastato. Infatti queste reti sono state abbattute e gettate di lato, così chi vuole scaricare i propri rifiuti riesce a passare anche con un camion. La situazione è pericolosa perché, dato che gli eventi meteorologici sono sempre più estremi, questa montagna di rifiuti rischia di essere trascinata in caso di piena. E al primo ponte finirebbe per occluderne le arcate».Da qui la necessità di intervenire.«Faccio un appello agli enti competenti: il Comune, l’Aipo o chi di dovere facciano qualcosa per chiudere l’accesso all’area con dei jersey di cemento - aggiunge Ferrari -. Sarebbe l’unico modo per impedire nuovamente che qualcuno acceda all’ex cantiere per farne la propria discarica».