LA CITTÀ DEL FUTURO

Urbanistica e nuovo Pug: affollatissimo l'incontro coi residenti dei quartieri Cittadella, Lubiana e San Lazzaro

Uno «strumento completamente nuovo», imposto dalla legge regionale, che pone «le linee strategiche» per progettare la Parma del 2050. Così Chiara Vernizzi, assessore all'Urbanistica, presenta il Piano urbanistico generale all'affollatissima sala dell'ex Federale in via XXIV Maggio, seconda tappa della presentazione del Pug. Ad essere chiamati a raccolta sono i residenti dei quartieri Cittadella, Lubiana e San Lazzaro.

A pochissimi minuti dall'inizio arriva anche il sindaco Michele Guerra. «Non dobbiamo farci prendere dall'idea che il 2050 sia così lontano. Il Comune ha bisogno di amministrare la quotidianità, però deve avere la capacità di guardare lontano. Gettiamo le basi per ciò che accadrà nei prossimi decenni». L'idea dell'amministrazione è di ascoltare le proposte della città, perché come ricorda l'assessore, «il Pug è aperto».

Andreas Faoro di Unlab, lo studio di progettazione di Rotterdam incaricato di redigere il Pug, traccia la fisionomia della città del futuro, che dovrà guardare alla «mobilità sostenibile e condivisa», allo «sviluppo e alle opportunità», ma anche «all'alimentazione sostenibile», giusto per citare alcuni degli ambiziosi e generali principi alla base del Piano.

Più nel concreto, mentre continuano a scorrere le diapositive, il progettista propone un «semi ring che colleghi via Mantova a via Cremonese, come primo atto di cucitura dei quartieri. Potenzialmente un'infrastruttura nuova, lenta, all'interno della città». Per ora è un'idea, non un progetto.

Poi si passa alla sfida della competitività: «Dare a Parma l'opportunità di attrarre individui ed essere competitiva». Ma «come crescere senza consumare risorse?». Ecco che anche quando si parla del Pug spunta il mantra di questi tempi: la sostenibilità. «Le dotazioni verdi diventano il punto di partenza per pensare al futuro della città».

La teoria però deve fare i conti con le preoccupazioni degli abitanti. «Come possono queste affermazioni coesistere con la profonda trasformazione del quartiere data dal progetto dello stadio Tardini?». Una residente getta sul tavolo uno dei temi più discussi dalla serata. «Quando c'è la partita non si può uscire di casa con l'auto», rincara la dose un'altra abitante. «Non è possibile tenere a bada i tifosi quando escono dallo stadio» è la lamentela di un abitante preoccupato della sicurezza legata alle partite. In tanti tornano a chiedere la delocalizzazione. Ma il sindaco ripete che di spostare lo stadio non se ne parla.

«L'amministrazione ha avviato un processo partecipativo sullo stadio. Questa sera parliamo di altre tematiche», suggerisce l'assessore. La sala mugugna.

Qualcuno, tra i residenti di San Prospero, prova a cambiare argomento. «In questa zona siamo ostaggio dell'inquinamento. Da quando hanno aperto il casello a Campegine non si respira più. Noi chiediamo la realizzazione della via Emilia bis e che venga collegata con quella esistente a Sant'Ilario».

Dal traffico alla salute, qualcuno è spaventato dall'elettrodotto che attraversa il quartiere San Lazzaro. «L'elettrodotto ad alta tensione attraversa una zona densamente popolata. Si conosce il valore delle emissioni? Spero che la linea possa essere interrata o spostata».

Maggiore attenzione verso i parchi, soprattutto il parco Ferrari, che non essendo recintato sconta problemi di insicurezza: «Alcuni sono tenuti malissimo, pensiamo quindi alle piccole cose e poi ai grandi progetti».

P.Dall.