DRAMMA IN TANGENZIALE

Le ultime ore di Sabino e il giallo delle scarpe: erano diverse da quelle indossate la mattina

Georgia Azzali

Un'ombra fugace. Come quel 15 ottobre, quando un'auto l'ha travolta in tangenziale Sud. Sabino Da Silva Marciliano. 35 anni, origini brasiliane e ancora un pezzo di famiglia dall'altra parte dell'oceano, aveva scelto cosa desiderava essere, nonostante la carta d'identità dicesse altro. Aveva deciso di essere donna nell'abbigliamento e nelle sue scelte di vita. Quando hanno trovato il suo corpo straziato sulla striscia d'asfalto, tra lo svincolo per strada Traversetolo e l'uscita su via Argini, indossava abiti femminili, ma le calzature non erano quelle che portava quando era stata trasportata in Pronto soccorso: aveva un paio di ciabatte.

Al Maggiore era arrivata in mattinata, dopo che dall'associazione di cui era ospite era partita una chiamata al 118. Si sentiva agitata, confusa, aveva tremori: lei stessa ne aveva parlato agli operatori e poi al personale del Pronto soccorso. Ma dall'ospedale, dopo essere stata visitata, è scomparsa: verso mezzogiorno non c'era più traccia di Sabino. Fino all'incidente sulla tangenziale, verso le 22. E anche ora, a distanza di undici giorni, resta difficile per gli inquirenti mettere insieme i tasselli di quella giornata. Tuttavia, il particolare delle calzature diverse potrebbe essere molto più di un banale dettaglio: difficile, seppure non impossibile, pensare che Sabino abbia fatto acquisti durante quelle dieci ore, più probabile che abbia cambiato le scarpe a casa di qualcuno. Qualcuno che forse l'ha ospitata per almeno una parte della giornata e poi magari l'ha scaricata in tangenziale.

La polizia stradale sta portando avanti l'indagine, coordinata dal pm Paola Dal Monte. Persone già sentite e altre che dovranno essere ascoltate, tra diverse difficoltà, considerando anche che molta parte della vita di Sabino è trascorsa a centinaia di chilometri di distanza, in Abruzzo. Fuggita da una quotidianità difficile, forse vittima di maltrattamenti, eppure non risulterebbero denunce nei confronti del compagno con cui aveva convissuto. Nessun aiuto, poi, potrà arrivare dal telefonino su eventuali spostamenti o contatti in quelle dieci ore di sabato perché Sabino l'aveva lasciato nella sua stanza all'associazione.

Per qualche risposta certa bisognerà ancora attendere. L'autopsia, affidata al medico legale bolognese Matteo Tudini, è stata effettuata giovedì scorso. Saranno necessari almeno un paio di mesi prima del deposito della relazione, ma potranno intanto arrivare elementi importanti dai risultati degli esami tossicologici. Se Sabino fosse o meno sotto l'effetto di alcol o droga potrebbe dare indicazioni rilevanti non solo sulle cause dell'incidente, ma anche su ciò che potrebbe essere accaduto prima. Ancora più significativi potrebbero essere eventuali segni di violenza sul corpo precedenti al momento dell'incidente.

Un impatto che comunque andrà analizzato: la procura procederà infatti con una consulenza cinematica per la ricostruzione dell'incidente. L'uomo alla guida del Range Rover, indagato per omicidio stradale, si è subito fermato e non è risultato sotto l'effetto di alcol o droga. Praticamente impossibile evitare una sagoma che sbuca dal buio in tangenziale, ma è chiaro che sarà importante verificare la velocità dell'auto, perché c'è comunque il limite dei 90. Quasi una sfida, invece, accendere una luce sulle ultime ore di Sabino.