La splendida copia lignea
Il Club dei 27 visita il monumento a Verdi che... non c'è più
Non c’è più da oltre settant’anni ma fa parte della storia di Parma.
Il monumento a Giuseppe Verdi realizzato da Ettore Ximenes, su progetto dell’architetto Lamberto Cusani, davanti alla stazione ferroviaria è sicuramente rimpianto dai parmigiani di una certa età.
Le nuove generazioni, invece, probabilmente non hanno idea di quanto fosse imponente il monumento che Parma nel 1920 dedicò al grande compositore, figlio della sua terra.
A ricordare la maestosità del monumento c’è una riproduzione in legno, di circa tre metri per tre.
L’ha realizzata negli anni Ottanta Nello Albertelli (1919-2007), «artista» della falegnameria e autore anche di copie del Battistero, del teatro Farnese e del Santuario di Fontanellato.
La realizzazione ha richiesto sedici mesi di lavoro. Nei giorni scorsi una delegazione del «Club dei 27», formato da appassionati verdiani, ha avuto modo di ammirare da vicino la copia del monumento.
«È sorprendente - dice il vice presidente Stefano Bianchi - la cura con cui è stato realizzato e conservato il modello. Viste le dimensioni, non si tratta certo di un modellino da tavolo ma costituisce una preziosa testimonianza di come era il monumento originario. Meriterebbe di essere esposto in una sede adeguata, per poter essere visto dai parmigiani e dai turisti».
La copia del monumento è di proprietà di Pier Luigi Zammarchi, titolare della Nuova Lamp di via Cremonese. «Negli anni scorsi - spiega - un antiquario di Piacenza si è offerto più volte di acquistarlo, ma non ho voluto che il monumento andasse fuori Parma. Anche il regista americano August Ventura, venuto a Parma per girare un documentario su Verdi, era interessato a portarlo via».
«La fedeltà all’originale - spiegano Laura e Maria Letizia Ximenes, di Roma, pronipoti dello scultore che realizzò il monumento - è impressionante. La copia ha sicuramente un valore storico per la città di Parma e per i suoi abitanti e dal punto di vista architettonico rispetta fedelmente le geometrie della grande opera ormai distrutta. Secondo noi andrebbe valorizzata esponendola in un luogo appropriato in ambito cittadino».
La storia del monumento a Giuseppe Verdi è nota: danneggiato dai bombardamenti del 13 maggio 1944, nell’immediato dopoguerra fu demolito per far nascere, al suo posto, palazzi e nuove strade.
L’ara centrale è stata risparmiata ed è stata spostata in piazza della Pace dove si trova tuttora. Considerati i tanti anni trascorsi dalla demolizione, sono ben pochi i parmigiani che possono ricordarsi del monumento originario e, soprattutto, di averlo «frequentato».
Uno di questi è Giacomo Sartori, barista in borgo Angelo Mazza e appassionato di lirica e di Verdi: «Da ragazzo - racconta - ricordo che d’estate andavamo a passare le serate al fresco sul monumento ed era molto suggestivo salire nella parte superiore».
David Vezzali