LIBRO E MOSTRA
Gli attimi fuggenti di Parma negli scatti di Ferraguti
Ad ogni pagina sfogliata l'effetto è assicurato: si sgranano gli occhi.
Stupore, ricordo, sorriso. Il dolceamaro, a volte. I bambini che nelle linee del sagrato del Duomo hanno visto un diamante e giocano a baseball, i Mat Sicuri e i Torén, la locomotiva che un giorno del 1969 fuggì dai binari e fece di piazzale Lubiana una stazione per la fantasia, l'elefante che visitò gli anziani al Romanini, la vivacità del mercato più popolare di tutti: quella Ghiaia di banchi, fuochi, venditrici di pollami e quasi attori. E - inevitabile - lo scatto che valse un premio: li bambini dell'asilo che attraversano la strada in cordata. E' la Parma in bianco e nero narrata per immagini da Giovanni Ferraguti, storico fotografo della Gazzetta e ancora oggi - in pensione e con la modernità di un telefonino sempre in stato d'allerta - inesauribile cacciatore di «fermi» di cronaca e ancor più spesso di attimi fuggenti di straordinaria quotidianità.
Dalla sua immensa pila di scatti arrivano oggi un libro e una mostra: «C'era una volta... Parma» (qui a fianco le informazioni per visitarla) a cura di Guido Conti e con le didascalie -miniature di racconto del giornalista Gabriele Balestrazzi.
E' lo stesso Balestrazzi a trovare una definizione al Ferraguti fotografo: un Monello chapliniano. E non solo per essere riuscito a scovare il grande attore americano a un tavolo de «La Filoma», prima sorprendendolo con uno scatto e poi conquistandolo, fino a immortalarlo a fianco dei leoni dell'Antelami con scoop e giro del mondo.
E' soprattutto per aver custodito quello sguardo curioso con cui guardiamo i luoghi e le vite degli altri durante l'infanzia, per quel retaggio di fiaba che si fa inquadratura. E pure per la purezza di una bugia a fin di bene: l'unica notizia non data, la macchina fotografica messa a tacere. E' tutto lì, da scoprire.
C.C.