REDDITO DI CITTADINANZA

Parma, dimezzate le domande dal 2019 ad oggi. Le testimonianze: «Mi ha permesso di rialzare la testa»

Luca Molinari

Dal 2019 ad oggi le richieste di Reddito o pensione di cittadinanza a Parma e provincia si sono dimezzate. Si è infatti passati dai 7.639 nuclei che 2019 hanno ricevuto almeno una mensilità ai 3.868 di quest'anno.

Il trend è molto simile a quello regionale, anche se il calo in questo caso è stato meno marcato. Le ragioni sono molteplici e si legano, da un lato al raggiungimento del tetto dei 18 mesi (il periodo massimo per il quale si ha diritto al Reddito di cittadinanza, anche se al termine si può rifare domanda) e, dall'altro, al fatto che è stata trovata una nuova occupazione o sono cambiate le condizioni reddituali della famiglia.

Nel nostro territorio, in media, trovano poi lavoro il quaranta per cento delle persone che percepiscono il Reddito di cittadinanza. Un dato in media con quello italiano.

Facendo un paragone con i dati nazionali, emerge che nel 2019 chi aveva ricevuto almeno una mensilità di reddito o pensione nel parmense rappresentava lo 0,5 per cento del totale dei beneficiari. Quest'anno la percentuale è scesa allo 0,3, dopo essersi attestata allo 0,4 per cento nel 2020 e 2021.

Il tasso di inclusione calcolato dall'Inps (quante persone ricevono il sussidio ogni cento abitanti), nel parmense mostra il valore di 2,9, a fronte dello 0,3 di Bolzano (il dato provinciale più basso) e del 20,2 di Napoli, il dato più alto di tutto il Paese.

Altro calo a settembre

Nel mese di settembre i nuclei familiari del parmense che hanno incassato il reddito sono stati 2.765 a cui si aggiungono i 516 per la pensione di cittadinanza, per un totale di 3.241 famiglie e 5.794 persone coinvolte.

Cos'è

Il Reddito di cittadinanza, introdotto nel gennaio 2019 come misura di contrasto alla povertà, è un sostegno economico finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale. Il beneficio viene chiamato pensione di cittadinanza se il nucleo familiare è composto esclusivamente da uno o più componenti con almeno 67 anni.

A chi spetta

Il Reddito di cittadinanza viene erogato ai nuclei familiari che sono in possesso di determinati requisiti economici. Tra questi, l'Isee della famiglia deve essere inferiore a 9.360 euro e il patrimonio a trentamila euro (esclusa la casa in cui si abita).

Prospettive

Che cosa accadrà ora? A livello politico il nuovo governo ha annunciato una revisione del Reddito di cittadinanza.

L'ultimo rapporto Anpal (Agenzia nazionale delle politiche attive per il lavoro) offre una serie di indicazioni utili per capire chi potrebbe perdere o vedersi ridotto l'assegno. A livello nazionale, tolte le persone che per vari motivi non sono in grado di lavorare, gli occupabili restano 660mila, si tratta cioè di chi deve sottoscrivere il Patto con il lavoro e accettare una delle due proposte di impiego.

Dei 660mila occupabili, solo il 12 per cento ha avuto un rapporto di lavoro negli ultimi dodici mesi, il 73 per cento non ha esperienza o non lavora da almeno tre anni. «Si tratta di individui - si legge all'interno del rapporto Anpal - che esprimono fragilità rispetto al bagaglio con cui si affacciano ai percorsi di accompagnamento al lavoro».

Molto basso anche il tasso di istruzione: nel 70,8 per cento dei casi non si va oltre la terza media.

Luca Molinari

«Mi ha permesso di rialzare la testa»

Perdere il lavoro a sessant'anni, senza poter godere dell'indennità di disoccupazione o di una pensione anticipata. E' quanto accaduto a un parmigiano che si è rivolto al Caaf Cisl per ottenere il reddito di cittadinanza. «Ho lavorato come rappresentante per sedici anni - racconta - poi mi sono messo in proprio e ho aperto un'attività di vendita al dettaglio di prodotti alimentari. La società, aperta con altri due soci, dopo alcuni anni ha attraversato delle difficoltà ed è fallita. Mi sono così ritrovato a sessant'anni solo e senza un lavoro».

L'uomo ha quindi bussato alla porta del sindacato per capire se avesse diritto alla pensione anticipata. «Non si poteva fare nulla perché nel corso del tempo avevo versato i contributi su due casse previdenziali diverse, non cumulabili in quel momento - spiega -. In quel momento mi è caduto il mondo addosso. Mi sono messo a cercare un lavoro ma nessuno mi voleva. Ho fatto il fattorino per qualche mese, ma poi sono rimasto nuovamente a piedi».

L'uomo ha quindi deciso di presentare la domanda per percepire il reddito di cittadinanza. «Al momento ricevo 780 euro al mese - precisa - poi a giugno riuscirò finalmente ad andare in pensione. Per me il reddito di cittadinanza è stata una misura utilissima, che mi ha permesso di non rimanere sul lastrico e mi ha traghettato fino alla pensione».

La pensa diversamente una mamma 43 enne, sola con quattro figli, che per 18 mesi ha percepito il reddito di cittadinanza. «Ti aiuta a mangiare - osserva - ma non ti spinge a cercare un lavoro. In quei mesi sono stata contattata soltanto due volte per un eventuale lavoro. Poi nient'altro».

L.M.