Il caso

«Shoefiti», scarpe appese per dire «qui si spaccia»

Michele Ceparano

Quelle scarpe appese segnalano «qui si spaccia»?. In gergo si chiama «shoefiti» ed è un fenomeno inquietante sbarcato in questi giorni anche a Parma. A diversi residenti di San Leonardo non sono, infatti, sfuggite quelle scarpe penzolanti dai cavi elettrici. Qualcosa che qui non si era, forse, mai visto e che è apparso, per il momento, in strade come via Bologna, via Pasubio e dintorni e via Ildebrando Cocconi. Tutte non troppo distanti l'una dall'altra. Meglio dare, però, qualche ragguaglio sull'etimologia e sul messaggio che, anche se a pensar male si fa peccato, non lascia presagire niente di buono.

Il fenomeno dello «shoefiti», neologismo composto da shoe, in inglese scarpa, e graffiti, detto anche delle «scarpe volanti», riguarda un paio di calzature, solitamente da ginnastica, appese ai cavi elettrici o della linea telefonica. E fin qui sembrerebbe una bizzarria giovanile che, si legge in Rete, dovrebbe provenire dagli Stati Uniti da cui si sarebbe presto diffusa in Sudamerica e in Oceania (in Nuova Zelanda il «lancio delle scarpe» sarebbe diventato addirittura uno sport). Oppure si parla di goliardate tra studenti.

Ma sul significato esistono, invece, interpretazioni, per continuare con la lingua di Shakespeare, più «dark». Oscure e illegali. Utilizzando lo «shoefiti», infatti, si segnalerebbe che in quella zona c'è spaccio o consumo di droga oppure che lì si possono compiere furti. Quest'ultima «opzione» in passato pare venisse segnalata con strani e incomprensibili, solo ai «profani», graffiti sui muri. Segni che, appunto, indicavano o ricordavano che in quella casa i proprietari non c'erano o che rubare non era poi così difficile.

«Non me n'ero accorto - spiega un residente di via Cocconi a cui vengono fatte notare le scarpe penzolanti - ma non mi sembra una spiegazione così assurda. Qui si vedono spesso brutte facce e, si sa, le provano tutte. Anche perché non deve essere facile riuscire a far penzolare le scarpe da un cavo. Comunque, c'è da preoccuparsi». In effetti, i luoghi in cui le «scarpe volanti» sono apparse da tempo sono monitorati da polizia e carabinieri con blitz nei parchi, sequestri di droga, denunce e arresti. «Shoefiti», oltre a via Cocconi, ieri sono stati, infatti, segnalati all'inizio di via Bologna, all'incrocio tra via Pasubio e via Chiesi e ancora in quest'ultima strada. Nelle vicinanze c'è, infatti, il parco dei Vecchi Mulini, teatro anche recentemente di blitz con i cani antidroga.

«Non mi stupisce - commenta una residente di via Bologna -. Questo parco è davvero mal frequentato. Di sera portare a fare un giro il cane diventa un rischio. Lì stazionano a ogni ora gruppi di stranieri e noi che viviamo qui speriamo sempre che lo ripuliscano, che cambi qualcosa». E che «shoefiti», come accade in Nuova Zelanda, per bizzarro che sia, torni a significare uno sport.

Michele Ceparano