CARITAS CHILDREN
Da Parma al Madagascar, la «missione» di don Corrado Vitali
«È bello vedere nei sorrisi dei bambini come il nostro aiuto, attraverso il sostegno a distanza, si traduca per loro nella possibilità di andare a scuola». Don Corrado Vitali, presidente di Caritas Children è appena tornato dal Madagascar. Il suo viaggio nella zona al centro dell’isola rossa è durato una decina di giorni, nella missione dell’organizzazione di volontariato TsiryParma, coordinata dal volontario laico fidei donum Nicola Gandolfi.
Nella valle di Vohidahy si vive di agricoltura, in un contesto rurale in cui i tempi delle semine e dei raccolti sono scanditi dal lavoro degli uomini e degli animali, l’energia elettrica non arriva e non ci sono strumentazioni o macchinari. Ma la deforestazione, con gli incendi che devastano e minano il patrimonio vegetale per fare spazio a colture di canna da zucchero o mais, è un problema anche sociale che si ripercuote sulle popolazioni.
Gandolfi, con TsiryParna, protegge la foresta, favorisce il rimboschimento e, attraverso il dialogo con i contadini, sostiene le coltivazioni di caffè, vaniglia e pepe selvatico, che rispettano la foresta e il terreno, e garantiscono una prospettiva di futuro per chi lavora la terra. «Collaboriamo con TsiryParma per due progetti - spiega don Corrado Vitali -, da tempo finanziamo la gestione di due asili, che accolgono bimbi dai 3 ai 5 anni; mentre pochi mesi fa è nato il progetto dei sostegni a distanza, con già 19 adesioni».
Don Vitali ha incontrato tutti i bambini e ragazzi aiutati da Caritas Children. «Con Gilbert Joely, il più grande dei ragazzi sostenuti dall’Italia, l’incontro è stato casuale - continua - lungo il sentiero che percorre, scalzo, per andare alla scuola superiore; la sua casa dista otto ore a piedi all’istituto. Aveva appena trascorso una settimana di vacanza coi suoi familiari. È stato toccante vedere il suo impegno».
In aree di estrema povertà, come i contesti rurali lontanissimi dal lusso e dai forti afflussi turistici delle coste dell’isola dell’Oceano indiano, l’istruzione è tanto fondamentale quanto non scontata: spesso, infatti, i genitori sono costretti a impiegare i figli nella lavorazione della canna da zucchero per la produzione di rhum, impossibilitati a pagare loro le rette scolastiche.
In comunità come quella di Vohidahy, poi, mancano le scuole superiori; così ragazzi e ragazze per frequentare le lezioni devono spostarsi in altre cittadine, come Imady o Ambositra, con ulteriori costi per gli spostamenti e l’affitto dell’alloggio a pesare sui bilanci delle famiglie.
Anche gli scorsi mesi estivi sono stati l’occasione per don Corrado Vitali e per lo staff di Caritas Children per visitare alcune delle missioni legate alla Onlus.
Dai problemi sociali delle periferie brasiliane, agli scontri e la guerra civile a pochi passi dai villaggi nel cuore della Thailandia, fino alle scuole e ai centri che accolgono i malati di lebbra e i loro figli in Togo e Benin: luoghi lontani sulle cartine e realtà profondamente diverse per cultura e necessità, ma incastonati in una rete di solidarietà che intreccia le sue maglie partendo da Parma.
Le due settimane a fare visita a sei missioni, in Mato Grosso e in Goiás (Stati del Brasile), hanno rappresentato per don Corrado un ritorno alla terra in cui è stato missionario per nove anni. Tutti i progetti si rivolgono a bambini e ragazzi, figli di famiglie povere o poverissime.
Nella periferia di Goiania, che conta due milioni di abitanti e una realtà sociale durissima, il presidente di Caritas Children ha ritrovato volti e abbracci, ragazzi che aveva conosciuto da bambini, e adulti che aveva salutato da adolescenti. Insieme a don Corrado è partita Barbara Spotti, referente di Caritas Children dei progetti di sostegno a distanza in Sud America.
Michele Manfredi, direttore esecutivo della onlus, insieme a Gabriele Bassi, referente dei progetti in Asia, si sono recati in Thailandia in un viaggio che si è articolato in sei tappe: quattro progetti gestiti dal Pime, un progetto dai padri fidei donum di Padova e uno dai padri Saveriani.
Le missioni si rivolgono all’integrazione di bambini e ragazzi delle etnie tribali, esclusi dalla società e non riconosciuti dal governo. In questo contesto il ruolo delle scuole e degli ostelli, maschili e femminili, in cui sono accolti i minori delle famiglie maggiormente in difficoltà, è fondamentale perché i giovani possano imparare e rivendicare i propri diritti.
In Benin, Simona Gabrielli, referente per l’associazione dei progetti in Africa, ha infine visitato il nuovo progetto supportato dalla Onlus: le suore della congregazione Institut des Servantes de la Lumière du Christ gestiscono il centro per bambini non vedenti, il lebbrosario, il panificio e coltivano gli orti comuni per l’autosostentamento.
Ogni viaggio è stata l'occasione per rinsaldare quel legame già stretto tra il nostro territorio e i poveri del mondo.
L.M.