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«Gino del Gatto», il cacciatore con 99 primavere

Novantanove anni portati sportivamente. Luigi Conti, per gli amici «Gino del Gatto», li ha compiuti il 26 novembre e va ancora a caccia. Di licenze ne ha ammucchiate settantacinque, e ne è tuttora munito, così come possiede ancora la patente di guida. Guida ancora il trattore e usa la motosega.

Gino vive con la figlia Maria Eva a Cereseto di Compiano, ma due volte alla settimana, accompagnato da lei, raggiunge in val Lecca i compagni della squadra venatoria di Pione. Aveva iniziato a cacciare quando la montagna era percorsa solo da lepri, fagiani e pernici; poi sono arrivati i cinghiali e lui si è inserito in una squadra, prima a Ponte Strambo, poi a Pione.

Il primo soprannome di Conti deriva dallo stemma dell’osteria che il bisnonno di Luigi gestiva nella frazione Cremaioli di Compiano. Il secondo è «Gino l’armaiolo», per la passione di aggiustare i fucili, una pratica artigianale accompagnata al restauro di mobili antichi. Una volta Gino ricavò un fucile da un semiasse di camion. Mentre denunciava l’arma in caserma il comandante gli chiese perché non aveva inciso il suo nome sul calcio. Gino si schermì: «Il nome dei coglioni è su tutti i cantoni».

Figlio di un valligiano emigrato a Parigi, Luigi Conti è nato a Cereseto, lì ha sposato nel 1953 Marina Bassi, una presenza fondamentale nella sua vita, con la quale ha messo al mondo Germana e Maria Eva. Ha fatto il contadino, il muratore, il falegname, e come tassista salvò diversi concittadini portandoli all’ospedale. Non ha voluto mai staccarsi dal suo paese.

Attribuisce la sua sana longevità alla sobrietà nell’alimentazione e alla genuinità dei prodotti dell’orto. Un altro ingrediente vincente è l’affetto che offre e riceve da sua figlia e nella squadra di Pione della quale è amata mascotte.

Laura Caffagnini