INCHIESTA: PAGAMENTI ELETTRONICI
A Parma negli ultimi sei anni 14mila Pos in più. I commercianti «Abbassare le commissioni»
Pagare col bancomat o la carta di credito è diventata ormai una consuetudine anche tra i parmigiani. Per comprenderlo, al di là delle polemiche politiche degli ultimi giorni sull'innalzamento a 60 euro del tetto per i pagamenti elettronici, bastano i dati di Bankitalia.
Ad emergere è una crescita evidente sia per quanto riguarda la diffusione dei Pos che per il numero delle operazioni effettuate con carte di credito e bancomat: attualmente in Italia sono circa 3,7 milioni i Pos attivi (quasi due milioni in più rispetto al 2016); raddoppiato anche il numero di transazioni che in sei anni (dal 2014 al 2020) sono passate da 563.042 a 1.061.003.
I dati locali
In provincia di Parma il trend rispecchia a grandi linee l'andamento nazionale. Se nel 2016 i Pos erano poco più di 18mila, lo scorso anno avevano sfiorato quota 32mila (+14mila in 6 anni). Soltanto tra il 2020 e il 2021 si è registrata una crescita di 3.400 Pos ed è facile immaginare (anche se i dati relativi al 2022 non sono ancora a disposizione) che negli ultimi mesi ci sia stata una crescita ulteriore.
L'aumento dei Pos è accompagnato da una progressiva riduzione degli sportelli bancomat. Si è passati dai 730 presenti a Parma e provincia a fine 2015 ai 504 del 2021. Aumentano invece i servizi di home banking per famiglie e imprese. Sono oltre 333mila i servizi di home banking attivati da privati e 43mila quelli per le imprese del nostro territorio.
Ormai tutto, dalla spesa al caffè, può essere acquistato attraverso un pagamento digitale, anche se sono in molti a non digerire l'addio progressivo al contante. Una tendenza che ha subito un'accelerata notevole soprattutto con l'arrivo della pandemia, che ha cambiato le abitudini e i consumi di molti.
Il «nodo» commissioni
Il punto della discordia è quello relativo alle commissioni legate alle transazioni elettroniche. Le associazioni di categoria e dei consumatori sottolineano la necessità di azzerare questo aggravio che pesa sulle spalle dei commercianti, a cui si aggiungono i costi relativi all'acquisto del dispositivo.
Difficile stabilire con precisione in che percentuale le commissioni intacchino il guadagno di un commerciante, perché ogni servizio o circuito bancario impone una commissione differente e variabile. In linea generale, l'importo non supera il 2 per cento. Secondo uno studio realizzato da Euromonitor Consumer, la commissione media in Italia è dell1,1 per cento sul prezzo della transazione totale.
L'obbligo del Pos
L'obbligo di avere il Pos per i commercianti è stato istituito ormai dieci anni fa dal governo Monti. E' stato però soltanto con l'esecutivo Draghi che sono state istituite le sanzioni per chi non consente di pagare con carte di credito o bancomat. La «multa» è di 30 euro più il 4 per cento della transazione negata. Un provvedimento che non ha mancato di suscitare malcontento. Anche per questo, è stata prevista dal nuovo governo una misura ad hoc.
Nell'ultima bozza spariscono le sanzioni, ma non si fa menzione in nessun passaggio dell'addio all'obbligo di Pos, che quindi resta valido. Una situazione diversa rispetto alle scorse settimane. Quando si parlava di 30 euro e non di 60, come limite sotto al quale un commerciante avrebbe potuto rifiutare pagamenti con la carta, non si parlava soltanto della scomparsa delle sanzioni, ma anche dell'obbligo di Pos. Ora, se il documento dovesse essere approvato così com'è, scomparirebbe soltanto la sanzione prevista da giugno di quest'anno, per chi rifiuta un pagamento elettronico.
Al di là della confusione, sono almeno due i grossi problemi che questa situazione potrebbe causare a bar e ristoranti. Il primo riguarda il rapporto di fiducia tra cliente ed esercente. Nel momento in cui un barista o un ristoratore non dovessero accettare un pagamento elettronico, il cliente potrebbe scegliere di non tornare più nel locale. Questo anche perché i pagamenti elettronici in Italia sono in costante crescita, come confermano i numeri. Se è vero infatti che il nostro Paese è il terz'ultimo in Europa per transazioni elettroniche, davanti soltanto a Bulgaria e Romania, è altrettanto vero che nel 2022 le transazioni sono aumentate del 22 per cento, dopo il +24 per cento dello scorso anno.
In controtendenza rispetto alle decisioni prese dal Governo sul tetto ai contanti, sono poi sempre di più gli italiani, soprattutto giovani, che preferiscono pagare con la carta anche importi ridotti.
Il secondo problema, sicuramente più complesso, riguarda ciò che potrebbe accadere all'atto pratico. Bar e ristoranti quasi sempre vendono beni che vengono immediatamente consumati. Non si tratta di prodotti che, all'occorrenza, possono essere restituiti integri. Se un cliente ordina e consuma pizza e birra e poi, una volta arrivato alla cassa, chiede di poter pagare con la carta, come può l'esercente rifiutarsi? Se fosse stato rimosso l'obbligo di accettare pagamenti elettronici sarebbe facile, ma l'obbligo rimane, pur senza sanzioni.