LA TESTIMONIANZA

Acquario esploso a Berlino, il racconto del parmigiano: «Botto enorme, come un terremoto»

Monica Tiezzi

Nemmeno il regista del più spettacolare film di James Bond avrebbe saputo immaginarlo: l'acquario cilindrico più grande al mondo, 16 metri di altezza, ascensori panoramici, un milione di litri d'acqua in cui sguazzavano 1500 pesci tropicali di 100 diverse specie, che esplode all'improvviso sparando schegge di vetro e pesci agonizzanti, e inondando edifici e strade.

Invece è successo, e a svegliarsi di soprassalto ieri verso le 5,45 del mattino, fra i clienti del Radisson Blu Hotel (pieno centro di Berlino, a due passi dal duomo e da Alexanderplatz), che offre una vista proprio sull'acquario, c'era anche il parmigiano Francesco Pasquali.

«Uno scoppio enorme, tutto ha tremato. Ho pensato al terremoto, poi mi sono affacciato alla finestra della mia camera, al quarto piano. L'acquario era sparito, e la hall, con il ristorante e il bar, erano allagati», racconta dall'aeroporto di Berlino, pronto per imbarcarsi per Linate e da lì a Parma, nella sua casa in zona Cittadella, dove è rientrato ieri pomeriggio. Sano e salvo.

Pasquali per lavoro a Berlino ci capita una volta al mese. È responsabile per l'Europa del sud di un'azienda, la Wayfair, che commercia mobili online e che ha una delle sedi principali a Berlino, a pochi passi dal Radisson Hotel. «È per quello che lo scelgo sempre per i soggiorni. E anche per quel fantastico acquario, una vista spettacolare», spiega.

Il «Sea Life», gioiello dell’hotel DomAquarèe, proprio accanto al Radisson: diventato un'attrazione turistica e rimodernato nel 2020.

Pasquali era partito per la capitale tedesca mercoledì e sarebbe dovuto rientrare proprio ieri, «quindi alla fine tutto è andato secondo i piani. Ma chi poteva immaginare una cosa del genere...» dice incredulo. Incredulo per la bizzarria del disastro, ma anche che non ci siano vittime ma solo due feriti, e a quanto sembra neppure molto gravi.

«Mercoledì sera ero andato nella palestra dell'hotel, al piano sottoterra, finito allagato come il parcheggio. E la sera prima, quando ero rientrato, avevo notato che al bar c'erano più di 20 persone. Se fosse successo allora? O durante uno dei pasti, con o il ristorante pieno? O mentre c'erano turisti sugli ascensori dell'acquario?», si domanda ancora.

Il fato, stavolta, è stato benigno. Anche se non sono mancate scene di panico.

«Subito dopo lo scoppio ci siamo precipitati in massa fuori dalle camere, per fortuna non tutte danneggiate, verso gli ascensori: che però erano esplosi, assieme a molte vetrate. Molti urlavano e piangevano, temendo di essere intrappolati - racconta il parmigiano - Ho cercato di mantenere la calma, ho raccolto in fretta le mie cose dalla stanza e sono sceso con altri da una delle tante scale di emergenza, ed è stata una decisione saggia».

«Al pian terreno, una scena da guerra - dice - Abbiamo dovuto camminare per qualche metro sui vetri rotti e l'acqua. In strada c'erano non meno di 50 auto della polizia e dei vigili del fuoco, vetri e detriti sparsi su diverse corsie. E ovunque poveri pesci che battevano la coda, in fin di vita».

Il timore, più o meno inconfessato, era quello di incappare in qualche cadavere. «Ho chiesto a un vigile del fuoco se c'erano vittime, mi ha spiegato che non ne avevano trovate, solo qualche ferito. Ho tirato un sospiro di sollievo e ho pensato che era meglio andarsene subito, per non creare intralcio ai soccorsi», dice.

Esclusa l'ipotesi di un attentato, resta da capire come un disastro simile possa essere avvenuto in una struttura di recente restauro. «In questo momento non mi domando questo. Penso solo a quanto siamo fragili, alla fatalità. E mi sento fortunato» conclude Pasquali.