SCOMPARSO A 95 ANNI
Addio ad Antonio Braibanti, il professore emerito che «duellava» con l'accademia
Fino a una settimana fa era al lavoro. Seduto alla scrivania di casa - solo perché gli anni gli rendevano difficile muoversi, altrimenti sarebbe stato volentieri nei laboratori dell'università - continuava a perfezionare gli articoli delle sue ricerche, a mandare mail e a telefonare ai colleghi. L'età non aveva spento un'intelligenza vivacissima e una passione che a volte lo portava a polemizzare, anche aspramente, con quell'accademia che ogni tanto non riconosceva la portata delle sue ricerche. Antonio Braibanti, scomparso giovedì a 95 anni (il funerale si è svolto sabato), aveva trovato nella sua materia la ragione di vita. Professore ordinario di chimica fisica e direttore del dipartimento di Farmacia, per l'importanza dei suoi studi l'università gli conferì il titolo di professore emerito.
«Mio zio era innamorato del suo lavoro. È stato estremamente rivoluzionario, perché in un'epoca in cui tutti lavoravano sulla chimica statistica, lui è tornato ai principi della termodinamica per sviluppare nuove ricerche». Mario Alessandro Spotti ha in parte seguito le orme dello zio per poi laurearsi in chimica farmaceutica. «Fino a poco tempo fa mi ha coinvolto nei suoi studi e nei suoi successi - racconta il nipote farmacista -. Era contentissimo quando gli pubblicavano un articolo. Ma si arrabbiava quando professori molto più giovani di lui non comprendevano le sue teorie».
Emilia Fisicaro è la collega che per una vita ha lavorato al fianco di Braibanti. Professoressa di chimica fisica, nell'83 ha iniziato un sodalizio professionale portato avanti fino a pochi giorni prima della scomparsa improvvisa del prof emerito.
«Era una persona con un'intelligenza acuta. Era un pensatore estremamente fine, dotato di grande capacità critica. Metteva in discussione anche quei concetti dati per assodati in ambito accademico». Insomma, uno scienziato innamorato della libertà di pensiero, convinto che la ricerca non debba avere dogmi o procedere per inerzia. Il pensiero critico era la sua stella polare. Ma chi si immagina un professore universitario distaccato, ascetico, sbaglia: Antonio Braibanti era un accademico pugnace, che difendeva con determinazione le sue teorie. Teorie e formule che risultano incomprensibili ai più.
«Nelle sue ricerche si è concentrato sull'interpretazione dell'effetto idrofobico nei sistemi biologici». Per i profani: per decenni ha indagato il perché dell'importanza dell'acqua per la vita. Un interrogativo quasi filosofico, che rimanda a Talete, uno dei primi filosofi.
«Al professore piaceva anche la musica classica - prosegue Fisicaro -. A volte, quando alla radio ascoltava un brano che gli piaceva, prima di scendere dall'auto aspettava la fine dell'esecuzione». La casa in Sardegna, dalle parti di Alghero, era il suo rifugio, un nido condiviso con Mimma, 92 anni. «Io e Antonio siamo stati sposati per 70 anni», racconta la moglie, a cui era legatissimo. Nato a Parma - suo padre Alessandro, notaio, aveva lo studio in via Farini - Antonio Braibanti riposa nel cimitero di Soragna, luogo d'origine di una famiglia che, fra gli antenati, ha un altro Alessandro, un giovane studente di medicina, ucciso dai Borbone nell'800 durante una repressione.
P.Dall.