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Gigliotti: scatta la sorveglianza speciale, ma via libera al dissequestro di gran parte dei beni
Dovrà sopportare la sorveglianza speciale per 5 anni, salvo revisioni in appello. Ma allo stesso tempo buona parte di beni e quote intestati a Franco Gigliotti o a lui riconducibili, secondo gli inquirenti, tra cui la G.F. Nuove Tecnologie e la società titolare del Campus Industry, è stata dissequestrata dal Tribunale di Bologna (sezione misure di prevenzione). L'imprenditore, condannato in appello a Catanzaro a 8 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, dovrà quindi rispettare regole e divieti imposti dal regime di sorveglianza, come richiesto dalla Dda di Bologna e dalla questura di Parma: obbligo di soggiorno a Parma, oltre che divieto di uscire di casa dalle 21 alle 7 e niente armi.
Ma come si spiegano la sorveglianza speciale e allo stesso tempo i dissequestri? Da una parte c'è la pericolosità sociale di Gigliotti, accertata secondo i giudici bolognesi, ma a partire dal 2012, per cui tutto ciò che era stato acquisito in precedenza è stato dissequestrato ed è stata rigettata la richiesta di confisca. «La circostanza che il legame tra il proposto (Gigliotti, ndr) e il Locale di Cirò non sia da far coincidere con la genesi stessa dell'associazione e comunque non a partire “da metà degli anni '90” - scrivono i giudici nel decreto - lo si può ragionevolmente evincere dal fatto che uno dei capi del clan - Farao Giuseppe - intercettato nel 2014 durante un colloquio in carcere con il figlio Vittorio dimostra inequivocabilmente di non conoscere Gigliotti».
Anche le altre accuse all'imprenditore, nate dall'operazione «Work in progress» della Finanza di Parma su una maxi frode fiscale e sfociate nella condanna in primo grado a 6 anni e 4 mesi, sono relative a fatti del 2012, annotano i giudici nel decreto. Da qui, la decisione di procedere con la confisca solo per i beni acquisiti a partire da quel momento, e precisamente dal settembre 2012. Restituiti anche gli immobili intestati alla figlia di Gigliotti.
«Io e il professor D'Ascola, in qualità di difensori, siamo molto soddisfatti - sottolinea l'avvocato Francesco Laratta - perché le nostre richieste sono state accolte: è la dimostrazione che quanto creato fino al 2012 è stato fatto con soldi puliti. E dopo, come abbiamo sempre sostenuto, Gigliotti è stato costretto a pagare mazzette alla mafia».
Sarà la Cassazione, che deve ancora essere fissata, a dare una risposta. Per la società Euroweld, invece, sequestrata lo scorso maggio insieme alla L.C. Impianti (dissequestrata con restituzione delle quote ai titolari), il tribunale ha disposto l'amministrazione giudiziaria per un anno. Confiscate poi otto società intestate a Gigliotti, o a lui riconducibili, già sotto sequestro, tra cui la Steel Tech.
Georgia Azzali