Soragna

Sparò alla moglie davanti ai carabinieri, condannato a 14 anni con rito abbreviato

Roberto Longoni

Soragna L'ultima cena vissuta, l'ultima notte negata, nello stesso letto come negli anni felici, le ultime pallottole, una per la moglie e una per sé stesso. L'orrore finale, sigillo di un incubo precipitato nella realtà. «Prima sparo a te e poi mi faccio fuori». Non era una minaccia qualsiasi, ma una condanna senza appello. Che non fossero solo parole lui l'avrebbe sottolineato nel peggiore dei modi, uscendosene armato di una Beretta semiautomatica. Tre i proiettili nel caricatore: sarebbero bastati e avanzati, per centrare i suoi obiettivi. Di quei colpi - stando alle accuse - ne esplose due, e uno centrò al dorso la moglie che aveva cercato protezione, fuggendo in auto da Carzeto fino alla caserma dei carabinieri di Soragna, mentre lui la tallonava. Il terzo, a sua volta promesso, rimase nel caricatore.

Solo grazie alla scapola che ne deviò il corso, la pallottola non trapassò né il cuore né la carotide della donna, che finì all'ospedale, cavandosela con un mese di prognosi. Lui, Giuseppe Alongi, 64enne di origini siciliane, fu arrestato in flagrante per tentato omicidio: e per questa accusa, oltre che per aver portato fuori casa la pistola regolarmente denunciata (ma per uso sportivo, solo per essere usata al poligono) è stato condannato dal Gup Beatrice Purita a 14 anni, grazie alla riduzione di un terzo della pena garantito dal rito abbreviato, dopo che il Pm Silvia Zannini aveva richiesto 24 anni di reclusione a suo carico. Aniello Schettino, l'avvocato che assiste Alongi, ha annunciato di attendere il deposito delle motivazioni, per valutare il ricorso contro la sentenza.

Le botte, gli insulti, le liti continue a ogni minimo pretesto: niente bastava più perché ci fosse pace in famiglia. Sullo sfondo, e forse nemmeno troppo, la gelosia dell'uomo per colei con la quale aveva convissuto una quindicina d'anni e con la quale si era poi sposato un paio di lustri fa. La donna della quale si è tatuato il nome sulle dita e dalla quale aveva avuto tre ragazzi, uno dei quali ancora minorenne. Secondo le accuse, sarebbero stati proprio i figli, in un paio di occasioni, a intervenire in favore della madre, rimediando a loro volta minacce. La prima aggressione - sempre stando alle accuse - sarebbe avvenuta un anno fa, con il lancio di una tazzina di caffè: Alongi avrebbe poi preso la moglie a calci.

Poi, per mesi, sarebbero volate al massimo parole grosse. Fino al 3 agosto, quando il 64enne avrebbe stretto le mani al collo della donna. Due volte - sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti - sarebbe dovuto intervenire uno dei figli in soccorso della madre. Fu allora che lei decise di dire basta, dopo aver rimediato lesioni guaribili in sei giorni, decidendo di dividere i letti, prima della separazione definitiva.

E sei giorni sarebbe durata la tregua. A quella che avrebbe dovuto essere l'ultima, romantica cena, seguirono le richieste dell'uomo di un'ultima notte insieme tra il sabato e domenica 10 agosto. Il rifiuto di lei avrebbe scatenato la rabbia del marito. Dopo la mezzanotte, la donna fece in tempo a saltare in auto e fuggire, mentre lui impugnava la pistola. Lei chiamò il 112, e i carabinieri la indirizzarono verso la caserma di Soragna, facendo intervenire anche le pattuglie del Nucleo operativo di Fidenza. Quando ormai tutto sembrava essersi risolto, la donna scese dall'auto e venne colpita alle spalle, proprio sotto gli occhi dei carabinieri. I militari in pochi attimi riuscirono a disarmare l'uomo, che da allora è in via Burla.