INTERVISTA

Il sindaco Guerra: «Ecco come sarà la città del futuro» - Il videomessaggio natalizio

Sindaco Guerra, quali sono i tre provvedimenti dei primi cinque mesi di cui è più orgoglioso?

«Il patto sociale per Parma, il piano per la neutralità carbonica e il progetto “Legalità e coesione”».

Come procede il patto sociale per Parma?

«È partito molto bene: la giornata organizzata al palazzo del Governatore ha colpito tutti per la partecipazione. Dimostra che la città è pronta a impegnarsi su questi tavoli di lavoro che entro giugno dovranno portare a risultati concreti. Siamo stati bravi a coinvolgere tutti i settori della città che devono essere impegnati per una nuova socialità di Parma: dal mondo della sanità al welfare, dall’università al larghissimo mondo del terzo settore, dalle imprese ai sindacati. E l’osservatorio, guidato dall’Ateneo, ci permetterà di monitorare tutti i processi sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, per intercettare le situazioni di più urgente bisogno e capire dove è più opportuno intervenire. Dietro all’impegno di tutti ci saranno investimenti che permetteranno davvero di ridefinire le politiche sociali della città: pur nelle difficoltà che incontriamo, nel bilancio di previsione abbiamo destinato 50 milioni al sociale».

A che punto siamo per Parma 2030?

«È una sfida enorme che ci attende. Abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione un risultato importante e vogliamo portarlo avanti con il massimo impegno. Anche qui, abbiamo coinvolto tutti gli attori interessati, per concretizzare le politiche sulla sostenibilità che abbiamo condiviso con le altre otto città italiane “in campo”. L’obiettivo è sottoscrivere gli impegni sui quali stiamo lavorando, perché a quel punto arriveranno i fondi europei, fondamentali per costruire concretamente i presupposti per le politiche di sostenibilità 2030».

Il progetto “Legalità e coesione” riguarda direttamente il tema sicurezza, uno dei più “caldi”.

«È il più sentito dai parmigiani. E il progetto rispecchia bene la visione di sicurezza che ha questa amministrazione: il campo d’azione del Comune, che ovviamente lavora sempre d’intesa con le forze dell’ordine, riguarda la costruzione di una coesione sociale. Abbiamo già raggiunto risultati importanti con il progetto pilota a San Leonardo: l’istituzione dell’agente di comunità, dell’educativa di strada, la videosorveglianza, lo street tutor. L’obiettivo è portare questo progetto in Oltretorrente entro la primavera del prossimo anno e al Pablo entro l’autunno».

Soddisfatto del bilancio? In Consiglio c’è stata battaglia.

«Penso soprattutto che sia una bella notizia che sia stato approvato entro il 31 dicembre, segno di un’efficienza finanziaria importante. Tanti Comuni non riusciranno a chiudere entro l’anno. Quando la coperta è corta, come ora, e a maggior ragione in un clima di grandissima incertezza, un’amministrazione deve compiere delle scelte. È quello che abbiamo fatto, tenendo ben presenti alcuni punti fermi: uno, la cura dei conti pubblici, la massima attenzione a non compiere passi che possano mettere in difficoltà il bilancio del Comune. Due, l’attenzione ai servizi alla persona, con l’impegno di evitare aumenti nell’ambito welfare e in quello scolastico. Tre, l’ampliamento del bilancio sociale. Quattro, l’impegno sulle politiche in tema di sostenibilità, ambiente, mobilità e energia. Cinque, l’ampliamento delle risorse sul personale. Quest’ultimo è meno “mediatico”, ma importantissimo».

Perché?

«Perché l’efficienza della macchina comunale passa attraverso una migliore politica di assunzioni. Più agenti di Polizia locale significano maggiore sicurezza. Più dipendenti negli uffici permettono di migliorare i servizi al cittadino. Ce n’era bisogno, sappiamo che i tempi di attesa agli sportelli si erano ampliati. Dal mondo delle imprese ci sono arrivate tante segnalazioni sui tempi troppo lunghi di rilascio dei permessi, per esempio. Snellire la burocrazia è un obiettivo: soprattutto in un momento di crisi è nostro dovere semplificare i processi».

La coperta, come dice lei, resta corta: e l’opposizione ha presentato decine di mozioni.

«Vero. Ma nel 2023 arriveranno sicuramente aiuti governativi e, per le politiche ambientali, europei. E poi contiamo di costruire partenariati virtuosi tra pubblico e privato su temi come le politiche abitative. Intanto, sono già andato diverse volte a Roma, per cercare di intercettare le risorse necessarie per alcuni progetti strategici di rigenerazione e riqualificazione. Progetti ai quali il Comune – il cui bilancio è, inevitabilmente, sempre più perimetrato sull’ordinaria amministrazione – non può fare fronte da solo».

Quali, per esempio?

«In primis, l’ex scalo merci. È un investimento importantissimo per Parma: vorrei rimarginare questa ferita della città entro la fine del mandato. Ma servono tante risorse: sto cercando potenziali partner interessati».

Che progetti ha in mente?

«Abbiamo già detto che vorremmo creare almeno un distaccamento del comando della Polizia locale, per avvicinarla al quartiere San Leonardo, alla stazione e al centro storico. Ma l’ex scalo merci è un’area di 45mila metri quadrati, non può avere solo quella funzione. Al contrario, si presta a tante possibilità: mi vengono in mente temi di housing sociale e spazi di co-working, per esempio. Vogliamo elaborare un ventaglio di proposte che ci permetta di incrociare possibilità di co-finanziamento».

Il Pnrr è un’occasione straordinaria. A Parma arriveranno 72 milioni. A patto, però, che siano rispettati i tempi, che sono stretti.

«Dal punto di vista dell’organizzazione, sono più che sicuro che il Comune rispetterà i tempi: abbiamo costruito un gruppo di lavoro intersettoriale, guidato dal direttore generale, che segue tutti i processi dei vari progetti. E abbiamo scelto di mettere tutto online, perché i cittadini possano seguire lo stato dei lavori, ma anche rendersi conto di cos’è il Pnrr e che sforzo farà l’amministrazione in questi anni. Non dobbiamo nasconderci che, pur essendo una straordinaria opportunità, ingesserà almeno in parte il bilancio – per le quote di cofinanziamenti a carico del Comune – e l’attività amministrativa, perché su quei progetti dobbiamo andare molto spediti, appunto per rispettare i tempi. Quello che mi preoccupa sono gli imprevisti».

Cioè?

«Quando hai tempi così stretti, in una situazione come quella attuale – con difficoltà di reperimento di materie prime, tempi problematici dei cantieri – basta un nulla per inciampare in un intoppo lungo il percorso. Confido che si trovi una strada per fare sì che, se un Comune è stato efficiente, ha fatto tutto nei tempi previsti e poi per un imprevisto che esula dalle sue responsabilità non riesce a rispettare il termine, non perda i fondi. Altrimenti, realisticamente, il rischio è che questa grande opportunità rischi di diventare un boomerang».

Facciamo una carrellata sulle opere pubbliche più attese. Che previsioni fa per il nuovo Tardini?

«Sono molto soddisfatto del percorso partecipativo che è partito. Abbiamo scelto la società, tra quelle che hanno partecipato al bando, che ha presentato il progetto più chiaro e trasparente. Io sono assolutamente convinto che questo percorso migliorerà il progetto. La premessa è che non è in discussione la posizione dello stadio, ma ci si confronta sul progetto. I tavoli tecnici e quelli civici, portando riflessioni concrete e non viziate da pregiudizi – sui temi architettonici, urbanistici, di vita nel quartiere, di mobilità –, saranno preziosissimi. Alla fine, il Parma calcio e il Comune riceveranno una relazione con tutte le osservazioni e le proposte migliorative».

Quali sono le questioni più delicate?

«Lo scopriremo strada facendo. Un tema da affrontare è la riduzione dei disagi per chi abita nella zona del Tardini: oltre a garantire nel modo più snello possibile l’accesso ai varchi, chiederemo di valutare chiusure meno ampie e più modulabili: ne parleremo con la prefettura e la questura. Il percorso partecipativo – che è un inedito, è la prima volta che si utilizza in città – funzionerà, perché in questo modo tutti si sentono più responsabilizzati, e ci permetterà di avere un’infrastruttura sostenibile, vissuta e che migliorerà la qualità di vita del quartiere».

Qual è la situazione dell’aeroporto?

«Il rilancio del “Verdi” è un tema importante per Parma. Perdere l’aeroporto significherebbe isolarsi e sarebbe un peccato, anche, per esempio, pensando alla vocazione europea della città. Ho sostenuto da sempre che il progetto presentato fosse troppo impattante e, come promesso, sto lavorando perché si arrivi a un progetto sostenibile in chiave passeggeri. Il confronto con società di gestione, Enac e Regione è improntato a un dialogo costruttivo e civile. Questo mi fa piacere e mi fa ben sperare».

Altra infrastruttura molto attesa, la stazione dell’alta velocità.

«Sarebbe un fatto straordinario, per Parma. Al tempo stesso, è inutile nascondersi che non sia affatto facile ottenerla. Però stiamo lavorando: e ho avuto pochi giorni fa un’ottima notizia. A fine gennaio ci sarà un tavolo molto importante: il Gruppo Ferrovie dello Stato porterà a Parma gli amministratori delegati di tutte le società della holding, che incontreranno gli stakeholder territoriali: il mondo della pubblica amministrazione, l’Università, l’Azienda ospedaliera, l’Efsa, le imprese, la Fiera. Sarà l’occasione perché tutti i player economici e sociali del territorio possano spiegare l’importanza di avere una migliore connessione con il resto d’Italia».

Ne abbiamo proprio bisogno.

«Non è accettabile che una città come Parma – una delle prime venti in Italia – sia così isolata per il trasporto su ferro. Abbiamo già chiesto di valutare anche l’aumento di treni per Milano e per Roma sfruttando l’interconnessione. E abbiamo insistito più volte perché sistemino i problemi della stazione».

A cominciare da scale mobili e ascensore.

«Proprio così. Il Comune non ha competenza, non può intervenire, tocca a Rfi. Hanno promesso un intervento risolutivo».

A parte le polemiche sull’illuminazione, in Cittadella si andrà avanti con il progetto della giunta precedente?

«Stiamo valutando il progetto complessivo. Nelle riflessioni su priorità e gerarchie, anche economiche, abbiamo risolto il problema dell’illuminazione, ma le altre cose, come lo spostamento dei campi da basket, è per ora fermo. Certo riqualificheremo la Cittadella, perché ne ha bisogno, e ammoderneremo i giochi per i bambini».

Tra i frequentatori delle aree verdi ci sono tante richieste di chioschi. Ma l’unico già appaltato, al parco Egaddi, ha scatenato molte polemiche.

«Nei parchi, la presenza di un chiosco e la possibilità di aggregazione sono un’occasione di presidio e di vivibilità, quindi di sicurezza. Ecco perché c’è tanta richiesta di chioschi. In generale, abbiamo promesso di migliorare le aree verdi e di attrezzarle con giochi bimbi: e lo faremo. Quanto al parco Egaddi, dopo le proteste di un comitato, preoccupato per le dimensioni del chiosco e il rischio che possa portare disagi, siamo intervenuti, sentendo sia i cittadini sia la società che ha vinto il bando. Gli incontri, insieme agli assessori Jacopozzi e Bosi, sono stati fruttuosi perché da parte della società abbiamo trovato senso di responsabilità e di comprensione del clima che si è creato. Ci saranno occasioni di confronto coi cittadini e auspico si troverà una soluzione soddisfacente per entrambe le parti».

Altro tema “caldo”: la piscina di via Zarotto.

«Ci sarebbe piaciuto riaprirla in fretta, si era parlato di questo autunno. Purtroppo i rilievi tecnici hanno dimostrato che il grado di ammaloramento e l’entità dei lavori necessari allungheranno i tempi. Anzi, se avessimo fatto lavori per mettere una toppa avremmo fatto il male dell’impianto. C’è bisogno di un intervento importante di riqualificazione: abbiamo messo subito a bilancio una somma consistente, perché sia chiaro che il Comune intende sistemare l’impianto».

A fine anno scade il contratto con Iren, che va ridiscusso. Cambierà qualcosa nella raccolta rifiuti?

«Sì, vogliamo risolvere alcune criticità: ho dato all’assessore Borghi questo mandato. Ci siederemo al tavolo con Iren con le idee chiare. Da un lato, siamo ovviamente orgogliosi che Parma sia una delle città con la percentuale più alta di differenziata: e non possiamo certo tornare indietro. I cittadini hanno dimostrato un grandissimo senso civico, tutti i parmigiani meritano un grande “grazie”. Il sistema di raccolta invece ha evidenziato dei problemi, abbiamo visto come si creino situazioni indecorose, con sacchetti esposti troppo a lungo. È un fastidio non piccolo, soprattutto in centro e in Oltretorrente».

Cosa contate di fare?

«Pensiamo di ridefinire i tempi di raccolta e anche di creare dei punti di raccolta cui accedere, magari con una card specifica, e conferire i rifiuti, senza lasciarli esposti sulla strada. Non possiamo ripristinare i cassonetti, perché sarebbe un passo indietro: ma questo sistema dei punti di raccolta in altre città sta funzionando. Impensabile, invece, ragionare sull’interramento dei contenitori di raccolta: tanti operatori ci hanno spiegato che è decisamente sconveniente».

Soddisfatto per la scelta del sovrintendente del Regio? Cosa cambia da direttore generale a sovrintendente?

«Molto soddisfatto, è senz’altro la scelta migliore. Il cambio di qualifica è solo formale, deciso con il cambio dello statuto: i compiti sono esattamente gli stessi. Il profilo di Messi, tra quelli arrivati, spiccava per distacco sugli altri, soprattutto per due motivi: per l’idea di Regio calato nella città, quindi con la valorizzazione del teatro in città, a partire dai lavoratori e dalle masse artistiche, e per la capacità di preservare la spinta internazionale e la vocazione alla ricerca, anche sovralocale, che Anna Maria Meo ha perseguito e che non dobbiamo perdere. Messi ha dato dimostrazione di conoscere molto bene il contesto e di avere le idee chiare. E i suoi ruoli a livello nazionale, come presidente dell’Associazione teatri italiani di tradizione e vicepresidente della Federazione spettacoli dal vivo, gli permettono di avere interlocuzioni romane che saranno molto utili».

Scelta condivisa? Nessuna polemica?

«Non solo condivisa, presa all’unanimità. Polemiche? Se si riferisce al legame che ha con Francesca Velani, mai nascosto e noto a tutto il CdA, assolutamente no, nessuna. Francesca, esaurito l’incarico di coordinatrice di Parma Capitale italiana della cultura, non ha nessuna collaborazione con Parma, sarebbe stato delittuoso privarsi di un profilo di questo genere perché la sua compagna in passato ha lavorato nella nostra città.»

A proposito di “Parma capitale”, cosa resta?

«Resta il modo di intendere i progetti culturali. A fine anno finirà la sua attività il comitato, ma stiamo lavorando alla creazione di un nuovo organismo che veda impegnati i soci fondatori – Comune, Unione parmense degli industriali e Parma, io ci sto! – per garantire idee progettuali e risorse, sulla falsariga del modello che ha funzionato benissimo. Più ci allontaniamo da “Parma capitale” e più ci rendiamo conto della qualità e della quantità dei progetti, proprio grazie al partenariato tra pubblico e privato che è stato preso ad esempio da tante città».

Claudio Rinaldi