San Secondo
Giovanni Piana, il parà che vola con un tricolore di 100 metri quadri
Alzi la mano chi, vedendo una vela colorata in cielo, non si ferma anche solo qualche secondo per seguire la traiettoria e provare ad immaginare dove andrà ad atterrare il paracadutista che la pilota. O chi, trovandosi ad assistere ad una esibizione, non trattiene il fiato durante i 60 lunghissimi secondi della caduta libera, magari impreziosita da figure di «free style» o dalla creazione di disegni «in squadra».
E, a volte, allo spettacolo si aggiunge l’incredibile: l’apertura in volo di bandiere grandi anche come un appartamento che, trainate dal paracadutista, sfilano nel cielo azzurro fino al campo d’atterraggio.
Performances riservate, ovviamente, a chi ha una grande confidenza con il paracadute e centinaia e centinaia di lanci sulle spalle dato che il rischio è davvero dietro l’angolo. Tra i paracadutisti parmensi, chi si cimenta con questi lanci ad alto tasso adrenalinico si conta sulle dita di una mano.
Uno di loro è il 57enne sansecondino Giovanni Piana che, pur essendosi avvicinato a questo sport solo nel 2013, è già un «osservato speciale». Merito forse dell’esperienza fatta durante il servizio militare, ma anche l’aver trovato la squadra giusta ha giocato un ruolo importante.
«Tutto è iniziato quasi per caso. Era il 2012 e al funerale di Silvio Baglioni ho visto schierati i baschi amaranto dei paracadutisti. Avendo in tasca il brevetto militare, mi è venuta l’idea di fare il ricondizionamento al lancio. Mentre prendevo informazioni, l’allora presidente dell’Anpdi di Parma, mi ha suggerito di fare il corso A.F.F.».
Allo SkyTeam di Cremona incontra un gruppo di paracadutisti chiamato “Manta Boys” (fra questi anche l’oggi capitano dei carabinieri Matteo Scanu) e, insieme, iniziano questa avventura. Sette lanci con l’istruttore e sono già abilitati ad andare da soli.
«Insieme abbiamo fatto lanci bellissimi: all’alba a Cremona e al tramonto sulla Bassa, alla Fiera agricola di Trecasali e, per festeggiare i miei 100, abbiamo creato in volo una stella formata da dieci paracadutisti – ricorda Piana -. Poi abbiamo pensato di lanciarci con le bandiere».
Le prime che arrivano a terra sono il tricolore italiano e la bandiera dei “Falchi” - il reparto della Folgore in cui ha militato Piana - di dimensioni 1,5x3m. Oggi Piana, con quasi 450 lanci alle spalle «vola» con un tricolore da 100 metri quadrati.
«Negli ultimi mesi sto collaborando con due ragazzi di Thiene, Angelo Pirana e Oscar Polo, che fanno una cosa molto difficile e particolare: portano giù in due, tenendola in orizzontale, una bandiera da 300 metri quadrati».
Anche se sembrano tutte imprese spericolate, il rischio è calcolatissimo già prima di salire sull’aereo: se non c’è sicurezza non si salta, tanto che Piana ha già fatto provare l’ebbrezza del «tandem» a tre dei suoi quattro figli. «L’ultimo non ha ancora 18 anni, ma, appena li compie, un salto insieme lo facciamo».
Chiara De Carli