Tragedia al Botteghino

«Qui tutti corrono da sempre e non si fa niente per fermarli»

Giovanna Pavesi

Al civico 169 di via Traversetolo, al Botteghino, c’è un’unica rosa bianca. Serve a ricordare la morte di Mohamed Choukry.

Sull’asfalto sono rimasti i segni dell’impatto fatale, così come resta un’unica certezza: quella strada è molto pericolosa.

Lo dicono i residenti e chi, abitualmente, frequenta quell’area, divisa tra la quiete dei campi e la rapidità delle auto, che non rallentano mai.

«Le macchine qui corrono, da sempre: la strada è insicura e il problema della velocità è già stato sollevato», dice Annamaria Giordano, titolare del locale «Tramonti», mentre prepara, insieme ai suoi collaboratori, la domenica lavorativa.

Lei non vive lì, ma dell’incidente è stata informata subito. Suggerisce, come tanti, un autovelox fisso, perché a suo parere «il semaforo a chiamata serve a poco».

Al Botteghino, infatti, l’attraversamento pedonale è segnalato dalle strisce e dal cartello, ma non esiste, di fatto, un deterrente concreto in grado di ridurre la velocità.

Lo sa bene Pierluigi Pinazzi, che vive a pochi metri dal luogo dello schianto. «Come la Massese, anche via Traversetolo è molto pericolosa: sono circa 10 anni che scrivo al Comune per avere un passaggio pedonale con un semaforo a chiamata, ma mi è stato detto che il costo è troppo alto e che siamo in pochi a chiederlo - racconta l’uomo, mentre due dei suoi nipoti giocano in salotto -. I miei bambini vivono dall’altra parte della strada e so quanto tempo occorra per riuscire ad attraversare, perché le auto non rallentano e il rischio è sempre altissimo».

Per 42 anni ha gestito il bar «Da Emma» e rivela di aver raccolto, nel tempo, tantissime segnalazioni: «Le lamentele sono sempre state tante e prima che fosse realizzata la rotonda, poco più avanti, gli incidenti erano a cadenza quasi settimanale. Di lettere e segnalazioni, infatti, ne ho scritte molte».

Anche Paolo Musiari, titolare del bar «Gilles», conferma la stessa versione: «Il tratto è pericolosissimo e prima qui si contavano molti morti. La rotonda ha salvato tante vite, ma non ha risolto la questione, perché diversi automobilisti la prendono dritta, andando ad alta velocità».

Secondo l’esercente, poi, d’estate, i camion dei pomodori, soprattutto quando sono scarichi, aumentano (e di molto) la rapidità con cui viaggiano.

«Servono autovelox funzionanti», aggiunge il barista, sottolineando il rischio che corrono anche i clienti dei vari locali sulla strada.

«Via Traversetolo è sempre stata brutta», conferma una cliente, mentre beve il suo caffè. Chi vive in zona conserva nella memoria i ricordi dei tanti incidenti che hanno interessato l’area. Parlano di «macchine finite nei giardini» e molte persone soccorse perché vittime di scontri e incidenti. «Il problema è proprio la velocità - osserva, ancora, Luca Colonna, residente poco lontano da lì, in località Palazzina di strada Argini, che ha fatto diverse segnalazioni al Comune (l’ultimo carteggio risale allo scorso agosto) -. Nella mia prima lettera, 10 anni fa, raccontavo di aver raccolto il sangue di una persona investita davanti alla porta di casa mia e, in generale, mi è capitato spesso di vedere automobilisti fare sorpassi azzardati, pur con il limite dei 50 e con la striscia continua». I pareri si susseguono identici. «Io abito a Malandriano e anche se per andare al lavoro percorro strade basse, conosco perfettamente la pericolosità di questo tratto», racconta un altro cliente. E se in molti chiedono semafori a chiamata o autovelox per migliorare la sicurezza stradale, sui social la notizia della morte di Choukry non smette di produrre sgomento, soprattutto alla conferma dello stato di ebbrezza dell’autista che lo ha colpito.

«Queste notizie mi lasciano, da una parte, lo strazio per la vittima e i suoi parenti e, dall’altra, rabbia verso chi non capisce che servono controlli serrati, punizioni severe e sicure per chi guida in stato di ebbrezza. E, soprattutto, autovelox, posti di blocco, dossi rallenta traffico», scrive un utente. Ma c’è anche chi invoca «leggi severe» che devono essere «fatte rispettare»: «Non deve esistere il tasso consentito. Quando si guida deve essere zero».

Giovanna Pavesi