Un «intoppo» giuridico sul progetto

«Ausl e ospedale presto uniti. Burocrazia permettendo»

Monica Tiezzi

La volontà politica c'è. Gli intoppi burocratici, pure. Ma l'unificazione delle due aziende sanitarie del territorio, Azienda ospedaliera universitaria da un lato (circa cinquemila dipendenti) e Ausl dall'altro (seimila dipendenti), prosegue sul piano organizzativo e gestionale e, se si riusciranno a risolvere i problemi giuridico-istituzionali, potrebbe andare in porto a fine anno. Lo ha detto il direttore delle due aziende sanitarie, Massimo Fabi, ieri in Comune alla VIª Commissione consiliare «Welfare, politiche abitative e lavoro», presente anche il direttore del Distretto di Parma e del presidio ospedaliero aziendale Antonio Balestrino.

Siamo a buon punto, ha detto Fabi, con l'integrazione fra i professionisti delle due aziende, 600 dei quali sono attivamente coinvolti nell'individuare gli obiettivi strategici e le sinergie dell'operazione. «La pandemia, ad esempio con l'esperienza delle Usca, le unità mobili multidisciplinari - ha aggiunto Fabi - ha dimostrato quanto fosse cruciale la presenza degli specialisti ospedalieri sul territorio e al domicilio dei pazienti. Le case della Salute, oggi Case di comunità, che vedono Parma fra le province più attive, con 26 Case sulle 126 regionali, sono l'ulteriore prova di quanto è cruciale una sanità territoriale supportata da ospedali che offrano garanzie di professionalità e sicurezza. E, in questa ottica, è stato importante anche aver ridotto gli ospedali del nostro territorio da otto a tre».

Insomma, aggiunge Fabi, «i compiti li abbiamo fatti, il percorso è stato tracciato». L'ostacolo al momento è, spiega ancora Fabi, una legge nazionale che impedisce, nelle regioni a statuto ordinario, l'unificazione giuridica delle aziende ospedaliere universitarie alle aziende sanitarie. Una norma che il direttore di Maggiore e Ausl giudica figlia di tempi, ed assetti aziendali, ormai superati. È questo il cavillo che sta rendendo difficile il mandato consegnato dalla Regione a Parma e a Ferrara, le due città a cui è stato affidato il compito di unificare le rispettive aziende sanitarie e ospedaliere universitarie.

Ma c'è un piano B. «Se non sarà possibile unificare Ausl e Maggiore entro quest'anno, andremo almeno verso l'unificazione dei tre ospedali del territorio», spiega Fabi. Ossia il Maggiore, ospedale «hub» di riferimento per molte patologie sia a livello regionale che nazionale, e i due ospedali di Vaio e Borgotaro, che ricadono sotto la competenza dell'Ausl. «Molto lavoro è già stato fatto. Sono già integrati il dipartimento di emergenza-urgenza, quello della politica del farmaco e anche molti aspetti amministrativi e gestionali», dice Fabi. L'unificazione dei tre ospedali comporterà uno snellimento burocratico ma soprattutto una gestione integrata di strutture e tecnologie, con la possibilità - ad esempio - che il chirurgo, o in generale il professionista di un ospedale, possa prestare la sua opera anche negli altri, a seconda delle necessità.

Quello che è importante, aggiunge il gastroenterologo Antonio Nouvenne, consigliere incaricato per le Politiche di integrazione tra ospedale e territorio, è che «non stiamo facendo una fusione “a freddo” delle due aziende, ma stiamo integrando prima i professionisti e le competenze e poi le strutture di supporto. Così cureremo meglio nelle Case di comunità e negli ospedali».