La storia
Quando Renzo Cavallina, il «Gatto magico», disse no al fascismo
C'è un piccola pietra dorata sotto il portale di ingresso dello stadio Tardini. È stata posata il 27 gennaio di due anni fa e su quel sanpietrino c'è scritto Renzo Cavallina. Negli anni '40, fra i tifosi del Parma, quel nome però veniva usato poco. Per tutti quel portiere nato nella nebbiosa provincia ferrarese il 9 agosto del 1921 era il «Gatto magico». La Gazzetta di Parma allora scriveva infatti come «le sue parate sono tutte ardimento, occhio e perfetta scelta di tempo». La sua foto e la sua storia sono pure immortalate nel museo del Parma al Tardini.
Ora però, grazie a Lamberto Gherpelli, giornalista e scrittore di sport, la sua vita diventa finalmente un libro tutto da leggere. Il volume si chiama «La scelta di Cavallina» ed è evidente già dal titolo di come del portiere crociato si sia voluto raccontare non solo i balzi felini fra i pali della porta, ma sopratutto il coraggio dimostrato nei terribili anni della seconda guerra mondiale.
Come testimonia proprio quella targa all'ombra del Tardini, una delle tante «pietre d'inciampo» di Parma, Renzo Cavallina decise di dire «no» al fascismo. Si rifiutò di entrare nell'esercito della neonata Repubblica Sociale Italiana e per questo finì per due lunghi anni in un lager nella Germania nazista. Nel 1943, proprio al termine di una gloriosa stagione sportiva con il Parma culminata con la promozione in serie B, fu infatti richiamato alle armi come sergente specialista del 4° reggimento contraerei di Mantova. In servizio ci restò pochi mesi, dal primo luglio all'11 settembre quando, dopo l'armistizio, venne catturato dai tedeschi in provincia di Savona. E qui arrivò la sua «scelta»: accettare la deportazione nello Stammlager (campo delle truppe) di Luckenwalde alle porte di Berlino piuttosto che vestire la divisa delle truppe repubblichine.
Lamberto Gherpelli, grazie ai racconti dei familiari e dei colleghi di Cavallina, riassume ora nelle pagine del suo libro quei mesi terribili in campo di concentramento. Come quando, spinto dalla sete, Renzo stacca un ghiacciolo dal tetto della sua baracca per berlo e, parole di Cavallina, «subito si è fatto avanti una guardia grande e grossa che si aggirava là fuori e me lo ha strappato brutalmente. Warum? Perché gli ho chiesto nel mio povero tedesco. Hier ist kein warum! Qui non c'è un perché, mi ha risposto». In bilico, ogni giorno, fra la vita e la morte, Gatto magico ha però anche la possibilità di giocare a calcio con gli altri internati e scrivere di sport nella rivista del campo «La baracca». Un'attività giornalistica che gli costa però, lui spirito libero, molti giorni in cella di rigore oltre a durissime punizioni corporali.
Alla fine della guerra, sopravvissuto al campo di concentramento, torna in campo a difendere la porta del Parma. Sarebbe pronto anche per il balzo in serie A ma un infortunio alla mano sinistra ferma le sue ambizioni. In crociato conosce allora Cestmir Vycpalek, bomber di razza che giocherà poi nella Juventus, e che come Cavallina era finito in un lager, quello di Dachau. Ma con il campione cecoslovacco non pare abbia mai parlato della sua prigionia, anzi Cavallina ne parlò pochissimo anche con i suoi cari, compresa l'amatissima moglie Francesca e la figlia Ada. Il lavoro di Gherpelli è quindi ancora più prezioso nel ricostruire la storia di un uomo che fu grande sportivo, ma anche un esempio di integrità morale e di grande senso civico. Come quando, nel febbraio del 1957, tornò a casa senza cappotto, «lo aveva regalato - raccontava la moglie Francesca - a un ragazzo della squadra che ne era privo».
Infine Renzo Cavallina fu anche un precursore. Una volta lasciato il campo da calcio divenne infatti allenatore e, fra le sue esperienze in panchina, ci fu anche quella nell'Al-Ittihadi di Tripoli. Ci rimase dal 1966 al 1969 quando la salita al potere di Gheddafi chiuse le porte agli italiani. Cavallina con la famiglia ritornò a Parma, nella sua casa di via Trento a pochi passi dal cavalcavia della ferrovia. E a Parma morì nel 2002, all'età di 81 anni.
Per onorare la sua memoria la città ha intitolato un campo da calcio nel quartiere Montanara e, due anni fa, ha collocato, grazie all'Istituto storico della resistenza dell'età contemporanea, quella «pietra d'inciampo» di fronte allo stadio Tardini. Ora è arrivato però il momento di leggere tutta la storia di un uomo che, scrive Lamberto Gherpelli al termine del suo libro, «ha sempre rischiato, ha seguito la voce del sentimento e il richiamo della libertà». Ed ha fatto la scelta giusta.
Giuseppe Milano
Mercoledì al Tardini
La presentazione con Buffon e Marani
«La scelta di Cavallina» sarà presentato mercoledì, 25 gennaio, alle ore 16 nella sala stampa dello stadio Tardini. Con l'autore Lamberto Gherpelli ci sarà Gigi Buffon assieme a Matteo Marani, giornalista e Presidente della Fondazione Museo del calcio di Coverciano, Luca Martines, Managing Director Corporate del Parma, e l'assessore allo sport del comune Marco Bosi.