La Madonna della cripta

Sgarbi: «Il dipinto ritrovato? Per me è di Cristoforo Caselli»

Monica Tiezzi

«Molto interessante! Un dipinto di buona qualità. La testa della Madonna è senz'altro la parte più intensa e significativa, ma trovo bellissimo anche il San Giovanni, assorto e malinconico».

Non nasconde la curiosità il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi dopo aver appreso, dalle immagini pubblicate dalla Gazzetta, del ritrovamento della Madonna con bambino dietro un muro della cripta del Duomo di Parma, a sinistra dell'ingresso principale.

Il vulcanico critico d'arte azzarda anche qualche ipotesi sul possibile autore dell'affresco, e una datazione. «Potrebbe essere Cristoforo Caselli, direi 1504-1505. Comunque un pittore molto vicino a Caselli, un artista con ascendenze belliniane (il riferimento è al veneziano Giovanni Bellini, ndr) perché questa Madonna è molto veneta per gusto e sensibilità».

Ma per Sgarbi sono «plausibili» anche le altre ipotesi finora circolate, come Filippo Mazzola, padre del Parmigianino, morto proprio nel 1505. Quanto al Bambin Gesù, «delineato in modo severo e preciso», Sgarbi ci vede «lo stile mutuato da Piero della Francesca». Mentre giudica «più fragili», rispetto al San Pietro e San Giovanni (e forse di un'altra mano), le figure di Gioacchino, Anna e Maria bambina, alla destra dell'osservatore. Una parte del dipinto ancora misteriosa, con una figura che si intravede ma non chiara.

Continua quindi a tenere banco, fra gli studiosi di arte della nostra città, e non solo, il ritrovamento di questa Madonna delle Grazie (come suggerisce una dicitura solo parzialmente leggibile), forse collocata dietro un altare, come proverebbero le immagini riprese durante l'ispezione, che mostrano un intonaco monocolore nella parte inferiore, dove potrebbe essere stata posizionata la mensa dell'altare.

Il restauro dovrebbe a breve entrare nel vivo, con il distacco dalla lunetta del dipinto settecentesco (che sarà ricollocato in un'altra area della cripta) e la demolizione del muro dietro cui si trova l'intercapedine di circa 15 centimetri e l'affresco.

Una cosa sembra certa: «Questo ritrovamento è un punto di partenza e non di arrivo», dice Giusy Zanichelli, già docente di storia dell'arte medievale alle università di Parma e Salerno. «Occorre vedere il dipinto dal vero, capire di più sull'autore e, ad esempio, se c'è stato un committente. L'affresco, molto importante, potrà aiutarci a capire un periodo meno conosciuto e antecedente a quello del Correggio, complicato e caratterizzato da guerre e contese», aggiunge Zanichelli.

Se l'irruente Sgarbi si sbilancia a dare un nome al pittore della Madonna ritrovata, altri studiosi sono cauti, ribadendo che occorre una visione completa dell'opera, e meglio se dopo il restauro, per un'attribuzione.

Ma qualche indiscrezione trapela: ad esempio che il dipinto non sarebbe sconosciuto alle cronache cittadine - come finora si credeva - ma che ve ne sarebbe traccia in alcuni documenti. Sempre più probabile l'ipotesi che vi abbiano lavorato due mani diverse: la parte destra per lo spettatore, meno raffinata, sarebbe antecedente al nucleo centrale della Madonna col Bambino e dei santi Pietro e Giovanni, che invece sarebbe da collocarsi nei primissimi anni del Cinquecento.

Monica Tiezzi