MALTRATTAMENTI
Si era rifugiata nell'asilo dei figli per sfuggire alle botte: marito condannato. E poi perdonato
Come se fossero passati anni. Di espiazione e pentimento. Invece, dopo poco più di otto mesi dalla denuncia per quell'aggressione che le aveva segnato il corpo facendola precipitare nel terrore, ha cercato di minimizzare le accuse. Di attribuirsi anche parte delle responsabilità per le violenze di quel marito che, già due mesi dopo la querela, era tornato a vivere con lei. Ciò che accade più spesso di quanto si creda. E il processo può diventare una salita impervia, ma ieri le accuse hanno retto: l'uomo, 32enne, origini albanesi, è stato condannato a 2 anni e 2 mesi per maltrattamenti e lesioni (il pm Silvia Zannini aveva chiesto 3 anni e 3 mesi). Assolto, invece, dall'accusa di violenza privata per aver strappato di mano alla donna il telefonino in m odo che non desse l'allarme. Il collegio, presieduto da Alessandro Conti, ha poi revocato la misura del divieto di avvicinamento alla donna e l'obbligo di allontanamento dalla casa familiare, come richiesto dalla difesa, perché già sei mesi fa l'uomo è stato riaccolto in casa, dalla moglie, per cui non sussistono più le esigenze cautelari.
Eppure, lo scorso maggio era stata costretta a rifugiarsi nell'asilo nido dei figli per sfuggire alla sua violenza, L'avevano vista entrare con un orecchio che perdeva sangue e una mano dolorante, e lì aveva cominciato a parlare del suo inferno privato. Poi, quando erano arrivati i carabinieri, aveva ripercorso gli ultimi cinque anni accanto al marito. Che quel giorno si era precipitato nel bar dove lei lavorava: gli era bastato vederla conversare con un cliente per esplodere. L'aveva insultata, minacciata, e a casa le si era scagliato contro: schiaffi e pugni. Prima della telefonata provvidenziale arrivata dal nido, che si era trasformata nella scusa giusta per dire che avrebbe dovuto andare subito a prendere i due bambini.
Il rifugio. E l'occasione per poter rivelare quegli anni fatti di insulti, umiliazioni e botte, a volte anche davanti ai bambini. Ossessivo e geloso, tanto che aveva perfino chiesto al titolare del bar in cui lavorava la donna di poter vedere le immagini delle telecamere interne per verificare come si comportasse la moglie. Quanto tempo si soffermasse a parlare con i clienti. Anche quanti sorrisi regalasse.
G.Az.