Inchiesta
Ecco gli stipendi (e gli aumenti) dei sindaci del Parmense
Giusto chiarirsi fin da subito. Cosa non è questo articolo: una divisione tra buoni e cattivi, tra chi è attaccato al soldo e chi no.
Fare la mappa di come è stato gestito nei diversi Comuni l’aumento dell’indennità di funzione stabilito dalla Legge di bilancio del 2022, è un modo per riportare le difficoltà quotidiane di chi assume una carica pubblica nel buono e cattivo tempo.
L’aumento dello stipendio degli amministratori locali era una battaglia che in tanti, a partire dall’Anci, a lungo hanno combattuto. Il Parlamento ha riconosciuto la fondatezza della richiesta nel dicembre 2021. La cifra è stata parametrata al trattamento economico complessivo dei presidenti di Regione e secondo percentuali legate alla popolazione. Due le strade da poter percorrere per gli amministratori locali: aumentare gradualmente l’indennità in tre anni – 2022, 2023, 2024 – seguendo le quote di rimborso statale previste nella norma, oppure arrivare subito al tetto che dal 2024 sarà coperto interamente dallo Stato e nei primi due anni attingere, per la parte restante, dal bilancio comunale.
La mappa del Parmense non è uniforme come avrebbe potuto far prevedere la direttiva dell’Assemblea dei sindaci, con voto all'unanimità - tre le assenze alla seduta - per raggiungere subito il tetto massimo. Le motivazioni condivise riguardano le enormi responsabilità che gravano su chi assume la carica e sulla mole di impegno richiesto. Ogni Amministrazione, di fronte al proprio bilancio e a scelte di mandato, ha deciso per sé. Come?
Pare che la domanda abbia mandato in fibrillazione qualcuno che l’ha reputata faziosa. Si trattava invece di un'occasione per parlare di ciò che di concreto c’è alla base di molte delibere: la situazione dei già citati bilanci, l’irrisorietà dell'aumento, soprattutto per i piccoli Comuni, la necessità di far fronte all’aumento del costo delle materie prime per progetti già avviati, il prezzo da pagare per la crisi energetica.
La più accorata difesa di chi ha scelto legittimamente di farne anche una questione di dignità, di onorare la battaglia vinta e arrivare subito al massimo aumento, è arrivata forse da chi ha scelto per la gradualità ma ampliando il discorso a favore di cittadine e cittadini: coloro a cui spetta giudicare la bontà o meno dell’operato di chi amministra.
Davide Riccoboni Albareto: «Abbiamo seguito la direttiva dei sindaci. Io ho mantenuto il mio lavoro e per questo prendo uno stipendio dimezzato: l’indennità di carica è di mille euro lordi mensili con responsabilità enormi. Tra l’altro, i piccoli Comuni avevano un aumento del 16 per cento, che non modificava di molto le risorse di bilancio. Resta che le nostre indennità sono niente rispetto a quelle di chi ricopre altri incarichi politici o a certi funzionari con minori responsabilità».
Valentina Pontremoli, Bardi: «Il tema non era nel bilancio che ho approvato: sono stata eletta a giugno».
Giampaolo Serpagli, Bedonia: «Siamo andati a quota massima: ci sembrava corretto applicare ciò che si era votato nell’assemblea. Tanto più che rinunciamo ai rimborsi e il sindaco paga di tasca propria alcune spese».
Luigi Lucchi, Berceto: «Abbiamo rispettato l'aumento graduale: sono comunque favorevole a stipendi adeguati perché la democrazia ha costi che vanno considerati, altrimenti la politica la fanno solo i ricchi».
Diego Giusti, Bore: «Abbiamo scelto gli scaglioni: un comune piccolo come il nostro non sarebbe stati in grado di poter sostenere l’aumento al massimo».
Marco Moglia, Borgotaro: «Abbiamo applicato fin da subito l'aumento massimo perché eravamo nelle condizioni economiche di poterlo fare: siamo il comune meno indebitato, con un avanzo di 800mila euro».
Stefano Nevicati, Busseto: «Ci stiamo adeguando in modo proporzionale, per non gravare sul bilancio. Il principio della direttiva dei sindaci è valido ma ciascuno fa i conti con la propria situazione».
Francesco Peschiera, Calestano: «Avevo già decurtato del 10 per cento il mio stipendio a inizio mandato e sarebbe stato poco coerente decidere di non seguire la gradualità. Tra l’altro, in certe realtà non si fa certo il sindaco per lo stipendio».
Maristella Galli, Collecchio: «La scelta è stata di seguire la griglia triennale».
Christian Stocchi, Colorno: «Abbiamo seguito la delibera dell’assemblea dei sindaci e applicato l’adeguamento previsto».
Francesco Mariani, Compiano: «Abbiamo scelto di seguire la direttiva dei sindaci: è un aumento di poco più di 500 euro lordi al mese per il sindaco».
Giuseppe Delsante, Corniglio: «Abbiamo optato per la progressione per non appesantire le casse comunali».
Filippo Casolari, Felino: «Scelta la gradualità per rispetto dei soldi pubblici».
Andrea Massari, Fidenza: «Abbiamo subito adeguato al massimo previsto: finalmente il Parlamento ha riconosciuto, con decisione trasversale, qualcosa che era necessario da anni. Tutti hanno concordato sul fatto che i sindaci fossero mal pagati rispetto a responsabilità e a mole di lavoro, a cui si aggiungeva l’impegno ulteriore del Pnrr».
Luigi Spinazzi, Fontanellato: «Abbiamo optato per la gradualità per non gravare sulle casse dell'ente. Ma gli aumenti non riconoscono la mole di responsabilità quotidiana dei sindaci».
Tommaso Fiazza, Fontevivo: «Per noi gli scaglioni sono sufficienti. È un momento di difficoltà per il nostro bilancio: ci sono i costi energetici e l’aumento di quelli delle materie prime: i finanziamenti ricevuti per certi progetti non coprono più l'intera spesa».
Michela Zanetti, Fornovo: «Stiamo andando avanti a scaglioni. L'anno scorso è stato un anno faticoso, non volevamo caricare di una spesa personale il nostro bilancio.
Giordano Bricoli, Langhirano: «L'atto di indirizzo votato in Provincia resta valido nelle motivazioni ma dovendo fronteggiare un disavanzo e abbiamo fatto la scelta dell'aumento progressivo».
Sabrina Alberini, Lesignano: «Abbiamo optato per l’aumento massimo: avevamo le risorse a bilancio per farlo».
Michele Giovanelli, Medesano: «Abbiamo condiviso la linea dell'assemblea dei sindaci, ma optato per la gradualità, perché il bilancio non ci consentiva altro».
Claudio Riani, Monchio: «Siamo passati all’aumento completo perché di poco conto e avevamo delle disponibilità».
Daniele Friggeri, Montechiarugolo: «Non volendo tagliare servizi, abbiamo scelto la modulazione sui tre anni. Siamo d’accordo, politicamente, sul fatto che sui sindaci gravino responsabilità operative enormi, come la vicenda di Lerici (la condanna in primo grado del sindaco per omicidio colposo, per la morte di una bimba travolta da un cancello in un parco pubblico nel 2019, ndr.) ha dimostrato. Il nostro bilancio non ci consentiva di togliere risorse».
Raffaella Devincenzi, Neviano: «Non avevamo la possibilità di coprire tutta la cifra e se io, da sindaca, posso rinunciare, il bilancio del Comune no. Ma non ho mai badato a queste cose, solo all’impegno per il territorio».
Fabio Fecci, Noceto: «La decisione presa in Provincia aveva motivazioni importanti: c’è stata una battaglia per il giusto riconoscimento di indennità a sindaci che sono sotto battuta sia per il carico di responsabilità, sia per il peso di una burocrazia asfissiante. Essendo anche referente Anci per l’Emilia Romagna, mi sono sentito di fare subito l'aumento. E’ una questione di dignità del ruolo, ma è anche vero che ci sono Comuni piccoli che devono fare i conti con problemi di bilancio».
Ermes Boraschi, Palanzano: «Ho scelto di restare nel tetto minimo: rispetto le idee di tutti ma ho ritenuto fosse la scelta migliore per il Comune».
Michele Guerra, Parma: «Gli adeguamenti per i Comuni sono stati una decisione non solo importante dal punto di vista politico, ma assolutamente doverosa. Se si pensa alle responsabilità dei pubblici amministratori, all'ampiezza del loro impegno, alla mole di lavoro che gestiscono e alla doverosa e costante pratica di restituzione del loro operato, le retribuzioni pre-adeguamento erano qualcosa di completamente scollegato non solo da quelle di altre cariche pubbliche, ma anche dal contesto comunitario. Non è un caso che tale provvedimento sia stato accolto positivamente in maniera trasversale e non solo nelle stanze della politica. Ciò che sorprende è l'insistenza con cui da molti mesi a questa parte si continua a cercare di portare l'attenzione sul tema, come a volerne suggerire l'esagerazione e a fare invece soltanto il gioco di una antipolitica che di problemi e debolezze ne ha già creati abbastanza nel nostro Paese, allontanando spesso professionalità che avrebbero invece potuto impegnarsi sui territori».
Alberto Canepari, Pellegrino: «Ho applicato la direttiva dei sindaci. Avendo mantenuto il mio lavoro ho già lo stipendio dimezzato: 700 euro mensili per amministrare un Comune piccolo ma con la stessa responsabilità e burocrazia di uno grande, oltre a pagare di tasca mia un’assicurazione. Con questi aumenti non si guadagna, semmai, ci si rimette meno».
Massimo Spigaroli, Polesine Zibello: «Sin dalla mia elezione, l'indennità va al mio paese. Abbiamo scelto, coerentemente, le tre fasi scaglionate».
Alessandro Gattara, Roccabianca: «Abbiamo scelto la griglia a scaglioni. Siamo un piccolo Comune con qualche difficoltà di bilancio, e va considerato. Non trovo scandaloso il comportamento di chi ha deliberato subito l’aumento al massimo: sono ruoli che richiedono impegno e dedizione assoluta e quello di cui parliamo resta comunque tra gli stipendi più bassi in un Municipio. E non mi stupisco che - viste le responsabilità- ci siano poche persone disponibili a candidarsi. In questi anni, come architetto a tempo pieno, avrei vissuto meglio in tutti i sensi».
Aldo Spina, Sala Baganza: «Stiamo seguendo la griglia triennale, senza toccare nessuna risorsa del bilancio. In Provincia non avevo partecipato alla votazione perché eravamo già determinati a procedere così, ma è una scelta che ho cercato di mantenere di basso profilo perché non vorrei si prestasse a una strumentalizzazione. Credo che su questo tema qualsiasi decisione sia legittima».
Filippo Fritelli, Salsomaggiore: «Abbiamo optato per l'aumento graduale, ma ho votato la direttiva dell'assemblea dei sindaci perché la condivido nel merito».
Giulia Zucchi, San Secondo: «Siamo rimasti in ciò che ha previsto lo Stato per gravare meno sulle casse dell’ente».
Nicola Bernardi, Sissa-Trecasali: «Ho ritenuto di scegliere il progressivo anche facendo i conti col bilancio del comune. Ma condividendo lo spirito per cui fin da subito sarebbe stato opportuno aumentare al massimo».
Lorenzo Bonazzi, Solignano: «Abbiamo optato per aumentare da subito l'indennità perché, considerato il carico di responsabilità e la mole di lavoro svolta quotidianamente, era qualcosa di dovuto e per i piccoli comuni, si tratta di aumenti nemmeno del tutto adeguati».
Mariapia Piroli, Soragna: «Abbiamo optato per un passaggio graduale, ma siamo d'accordo con gli aumenti perché si tratta di garantire la giusta dignità a chi si assume enormi responsabilità e combatte disarmato, ogni giorno, contro una burocrazia asfissiante».
Nicola Cesari, Sorbolo-Mezzani: «Abbiamo scelto il progressivo. Quello di amministratori è un impegno che va doverosamente retribuito, ma in questo momento particolare non abbiamo voluto gravare sui cittadini, anche se la situazione economica della nostra Unione ce lo avrebbe permesso. Nel “tutto subito” sarebbero servite risorse aggiuntive del bilancio e abbiamo preferito utilizzarle per chi ha bisogno».
Danilo Bevilacqua, Terenzo: «Seguiamo i rimborsi dello Stato perché il Comune non ha una lira, ma non c’è nessuna critica verso chi ha scelto diversamente. Resta, invece, il trattamento vergognoso riservato a vicesindaci e assessori dei piccoli comuni: 100 euro sono un pieno di benzina e loro sono sempre sul territorio per i sopralluoghi».
Amilcare Bodria, Tizzano: «Seguiamo la griglia della legge: non volevamo creare ulteriori problemi a un bilancio che già soffre e da tempo e che affronta anche le nuove spese energetiche».
Renzo Lusardi, Tornolo: «Abbiamo optato per la gradualità, ma io fin dall'elezione avevo scelto di lasciare il mio stipendio nelle casse comunali. In 3 anni non ho chiesto rimborsi spese».
Alessandro Fadda, Torrile: «Abbiamo optato per aumento graduale».
Simone Dall’Orto, Traversetolo: «Procediamo per soglie. In un periodo difficile non avevamo le disponibilità per fare aumenti subito senza mettere in difficoltà il bilancio o rischiare di tagliare servizi. Ma condivido le linee di indirizzo generali».
Claudio Alzapiedi, Valmozzola: «Abbiamo scaglionato per destinare qualche risorsa in più sulla viabilità e altri interventi. Io il sindaco lo farei anche gratis, ma mi scappa da ridere quando ci si concentra sugli stipendi dei sindaci - con responsabilità atroci - mentre altre categorie percepiscono cifre molto superiori con responsabilità non paragonabili. Ho utilizzato il portafoglio personale per un’assicurazione patrimoniale e legale a tutela. Alcune preoccupazioni non ci permettono di dormire la notte».
Giuseppe Restiani, Varano: «Abbiamo scelto l’aumento completo: è una cifra minima, solo i grandi comuni hanno costi gravosi in bilancio».
Angelo Peracchi, Varsi: «Abbiamo scelto di mantenere l’aumento in base a quello che lo Stato progressivamente rimborsa».