Caro carburante
I benzinai: «Non siamo speculatori»
«Non siamo speculatori!». Lo hanno scritto a lettere cubitali, in una pagina pubblicata ieri sulla Gazzetta, i benzinai della Figisc (Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti) di Confcommercio. Segno che la misura dei gestori delle stazioni di servizio - alle prese con l'altalena dei prezzi - è colma.
«I prezzi non li gestiamo noi. I gestori sono tenuti ad applicare i prezzi raccomandati dalle compagnie e dai retisti e hanno un margine fisso di tre centesimi lordi al litro. Sono le accise, le imposte, le tasse e l'Iva a pesare sul prezzo finale». Questo il messaggio dei benzinai di Ascom, stampato anche su 10mila volantini che saranno distribuiti ai clienti e a manifesti che saranno affissi negli impianti. «Era giusto far sapere come stanno le cose: cioè che i benzinai non decidono il prezzo ma lo subiscono, al pari dei clienti» dice Daniele Bernazzoli di Figisc Parma.
Lo stesso messaggio arriva dalla Faib (Federazione autonoma italiana benzinai) Confesercenti - che però non ha aderito all'iniziativa Ascom - per bocca del presidente Alessandro Broggi, gestore di un distributore Esso a Fidenza.
«I clienti sono disorientati dal continuo altalenare dei prezzi, e così noi. In trent'anni che faccio questo lavoro, non c'è mai stato un periodo così stressante. C'è poca chiarezza su tanti aspetti, bisogna continuamente aggiornare i cartelli e se tardiamo anche di poco, la Guardia di Finanza commina sanzioni», dice Broggi.
A risollevare il morale di una categoria che poche settimane fa è stata protagonista di uno sciopero nazionale, non serve neanche il ribasso del prezzo del gasolio, sceso da un paio di settimane e tornato sotto quello della benzina. «Sei-sette centesimi in meno al litro, due-tre euro su un pieno», dice Broggi. Ma comunque qualcosa rispetto alla fiammata di inizio anno.
Come Ascom, anche Confesercenti ribadisce che il benzinaio è l'ultimo anello - il più debole - di decisioni prese dall'alto e di un mercato energetico alle prese con una congiuntura internazionale complicata.
«Siamo i primi a pagare per la contrazione dei consumi, quando le tariffe si alzano - dice ancora Broggi - E poi ci sono le commissioni sulle carte di credito, i bancomat e le carte carburante che, nel mio punto vendita, rappresentano il 65% dei pagamenti. Commissioni che sono circa lo 0,50% per i bancomat e lo 0,65% per le carte di credito. Significa che incidono per il 30% sul nostro guadagno».
r.c.