Giallo al Cornocchio
Cadavere affiora dal canale, s'indaga: incidente o omicidio?
Chi era, perché è morto e da dove è arrivato? È un giallo il caso del cadavere trovato in un canale al Cornocchio. Lo ha notato un camionista che era arrivato fino all'argine. Avrà forse strabuzzato gli occhi pensando che «no, non può essere qualcuno “quella cosa” che galleggia nel canale». Subito gli sarà sembrato un ammasso di stracci, di quelli che la corrente porta chissà da dove e che poi fa sparire chissà verso quale direzione. Metafora delle cose del mondo. Avrà guardato meglio per alcuni interminabili secondi per poi arrivare alla conclusione di non essersi sbagliato. Quella che aveva attirato la sua attenzione era proprio la mano di un corpo, con ogni probabilità di un uomo, avvolto in una coperta. Una mano che spuntava dall'acqua.
Ha perciò dato l'allarme e quell'argine, fino a poco prima «spettatore» di un viavai di routine di veicoli oltre che regno incontrastato delle nutrie, si è trasformato in una sorta di scenario da «Csi» o «Non uccidere». Quelle, però, sono serie tv. Questa, invece, è la realtà. Che può però rimanere ben più impressa di tante pur geniali sceneggiature. Una realtà fatta dei poveri resti di qualcuno che non è più tornato a casa. E che forse qualcuno sta cercando da tempo. La prima ipotesi comunque è la più terribile. Omicidio è infatti la parola che balena subito. Una deformazione da cronisti. Ma non è certo l'unica e infatti gli investigatori della polizia di Stato che indagano sul caso, non si sbilanciano. Perché potrebbe trattarsi, oltre che di un omicidio, anche di un malore o di un incidente. Insomma, tutte le piste verranno battute. Cominciando dalle denunce di persone scomparse. Ma forse non sarà né rapido né facile dare un nome a quel corpo in avanzato stato di decomposizione. Né capire quando e da dove è arrivato avvolto in una coperta in quel tratto di acqua bassa.
L'allarme scatta intorno alle 16 quando il camionista arriva, come tutti i giorni, per scaricare nel centro di stoccaggio e trattamento dei rifiuti gestito da Iren, il cui ingresso è su strada Baganzola. Ha finito il suo turno e si attarda un attimo sull'argine nel tratto in cui il canale Abbeveratoia attraversa il terreno della multiutility. Poi la scoperta e l'allarme. Sul posto arriva subito il 118 ma anche gli uomini della questura - la Squadra mobile, le Volanti e la Scientifica - e i vigili del fuoco, muniti del gommone, per le operazioni di recupero del corpo. Arrivano anche il medico legale e il magistrato di turno, il pm Silvia Zannini. Comincia a scendere il buio, perciò le operazioni procedono con la luce artificiale e si concludono alle 21 circa. Recuperata la salma, che presenterebbe una frattura all'altezza del bacino, comincerà il difficile lavoro medico-legale di ricostruzione degli ultimi istanti di un'esistenza svanita e affidata, non si sa se intenzionalmente o per un macabro capriccio del destino, alla corrente.
L'area vicino alla quale il cadavere è affiorato non è frequentata se non dagli operatori ecologici e dal personale di Iren. Chissà quindi da quanto tempo il corpo di quella persona poteva essere lì. E quanto avrebbe potuto ancora restarci se quell'uomo non lo avesse notato. Domande, domande, domande. In cerca di risposte.
Michele Ceparano