Progetto «Pollicino»
Le vecchie scarpe? Recuperate e donate per fare buona strada
La favola la conosciamo dall'infanzia: lascia le tracce per riuscire a tornare, Pollicino. E non è un caso che abbia ispirato un progetto che parte dai passi: anche le scarpe che non usiamo più possono lasciare traccia. Recuperate, rinnovate da mano esperta, possono tornare a fare una buona strada, a «rimettere in piedi» chi è in situazioni svantaggiate.
L'iniziativa è quella dell'Associazione Calzolai Italiani, con sponsor LM Professional, giunta alla terza edizione e intenzionata a battere i numeri precedenti: quelle quasi 5 mila paia arrivate a destinazione in tutta Italia grazie alla collaborazione con alcuni comitati della Croce Rossa. E tra mestiere e solidarietà, anche a Parma c'è chi ha adottato il «Progetto Pollicino» e si candida fino a fine mese a raccogliere le scarpe dismesse, mettendo poi a disposizione - molto pragmaticamente - la propria professionalità per raggiungere l'obbiettivo di dar loro nuovi proprietari.
E' la bottega della famiglia Liuzzi, aperta nel 1963 da Giorgio, calzolaio da quando aveva 13 anni. Nato a Potenza, è arrivato a Parma per seguire il padre, militare in città. Dal 1987 la «casa» è quella di via Nicola de Giovanni, e dietro al bancone lo hanno raggiunto prima il figlio Maurizio, 36 anni di «carriera», poi da un quarto di secolo la figlia Annalisa e oggi anche la nipote Martina. «Ormai sono in pensione, ma ogni tanto ho bisogno di tornare a sentire l'odore del cuoio», confida Giorgio. E infatti è lì quando si narra la storia del Pollicino moderno. Che raccoglie scarpe vecchie ma ancora portabili, di qualsiasi misura e tipologia nell'orario di apertura del negozio: dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 13 e poi dalle 15 alle 19.30.
«E' un bel progetto, molto concreto - raccontano Maurizio e Annalisa Liuzzi -, e partecipiamo sia come calzolai sia come soci dell'azienda di prodotti professionali che ne è sponsor. Le scarpe che ci verranno portate saranno sottoposte a una prima pulizia, risistemate e poi inviate per l'ultima ingienizzazione in vista della distribuzione».
Nella bottega sono appesi ritagli di giornale e foto d'antan. Manca la più preziosa: caduta dove èimpossibile recuperarla. Immortalava la consegna delle scarpe «made in Parma» a Papa Wojtyla. «Bellissime: bianche con lo stemma del Vaticano», ricorda Giorgio Liuzzi. Le aveva create il cavalier Bruno Allodi, che con sè a Roma aveva voluto una delegazione di 50 colleghi parmigiani coi familiari. «Il Comitato paritetico Calzolai di Parma è il più antico d'Europa, è stata una scuola per tanti. E quel giorno è indimenticabile», racconta Maurizio. C'era anche lui nella Capitale. Il più giovane, alle prime armi, ma per destinoprotagonista di un momento altrettanto particolare: «Non so come, erano riusciti a prendere un appuntamento per entrare al Quirinale: ci ha ricevuti il presidente Pertini, che mi ha preso sotto braccio e mi ha guidato lungo le stanze». Quelle che ospitano - le ricorda come fosse oggi - diversi mobili appartenuti a Maria Luigia.
Emozioni, ricordi. Come la volta in cui i calzolai parmigiani lavorarono a catena: a ciascuno la paternità di un pezzo delle scarpe «scolpite» per il vescovo Bonicelli. «Comode, “da divisa lavorativa”, in vitello nero lucido», precisano padre e figli. E anche quelle fecero buona strada.
Chiara Cacciani